Ad Acireale il ripristino della targa toponomastica dedicata a Matteotti, usurata ormai dal tempo, sollecitato dagli organizzatori della cerimonia commemorativa del maggio scorso, attesta la cura dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Barbagallo verso la mappa della memoria civica matura che individua nel pensiero e nelle opere di Giacomo Matteotti un punto fermo della cultura costituzionale su cui si fonda la Repubblica parlamentare italiana.
Nell’agosto di cento anni fa, il 16 agosto del 1924, fu ritrovato nelle campagne romane il corpo di Giacomo Matteotti. Giornalista, politico, segretario del Partito Socialista Unitario, era chiamato “Tempesta” per il suo carattere focoso. Matteotti, 39 anni, era stato rapito e ucciso a Roma il 10 giugno 1924 dalla Ceka fascista. Dopo che il 30 maggio aveva pronunciato in Parlamento un discorso contro le irregolarità e le violenze che avevano condizionato le elezioni di primavera, le ultime prima della dittatura.
I licei acesi hanno ricordato Giacomo Matteotti
Un centenario drammatico e decisivo per la storia del nostro Paese: come ricordarlo? Le docenti di Storia dei Licei acesi, Archimede e Gulli e Pennisi, sostenute dai rispettivi dirigenti, Tarcisio Maugeri e Riccardo Biasco, hanno ideato un percorso didattico, da ottobre a maggio, denominato “Il Novecento. Seminari storico-filosofici”. L’iniziativa, articolata in orario extracurriculare, ha visto l’adesione di un centinaio di studenti maturandi, coordinati dalle docenti Valeria Coco, Pina Palella, Marinella V. Sciuto.
Stimolate dal discorso pronunciato nell’aula di Palazzo Madama il 13 ottobre 2022, dalla senatrice Liliana Segre nella seduta di apertura della XIX Legislatura in cui indicava in Giacomo Matteotti il capofila ideale della Resistenza Italiana a fondamento della Costituzione Repubblicana antifascista, le docenti hanno previsto il seminario “ Matteotti 100” per il 30 maggio. Nel centenario del discorso in Parlamento, articolato in due momenti, uno di riflessione storica con l’intervento di Anna Maria Fratantoni, Anna Maria Ciccia e Salvatore Laudani inviati dalla Fondazione Giacomo Matteotti, e uno di rievocazione drammaturgica del discorso di Matteotti nella sede prestigiosa della sala del Consiglio comunale di Acireale, su ideazione di Rosario Patané, membro del Coordinamento di Democrazia Costituzionale di Acireale, partner del progetto scolastico.
Il seminario si è arricchito dell’appassionata partecipazione degli studenti del Liceo delle Scienze Umane, “Regina Elena”. Liceo diretto dal prof. Sebastiano Raciti, coordinati dalla docente Lorena Bentivegna. Il percorso di preparazione dell’evento del 30 maggio ha preso le mosse dallo studio del testo integrale del discorso. Inquadrandolo nel pensiero politico matteottiano identificabile nella formula di “riformismo rivoluzionario”.
L’obiettivo era infatti quello di evitare il pericolo della retorica connessa ai centenari. Ossia, in questo caso, quello di privilegiare l’aspetto del martire, a discapito di quello del politico, lungimirante e acuto. E anche dell’uomo, dallo spirito elegante e attento alla sfera dei sentimenti privati.
L’epistolario tra Matteotti e la moglie Velia Titta
In questa chiave, appassionante è stata la scelta di leggere passi delle lettere tratte dai due volumi dell’epistolario tra Giacomo e la moglie Velia Titta. Una scelta condivisa nel laboratorio teatrale coordinato da Alfio Vecchio dell’Università Popolare “Giuseppe Cristaldi”, altro partner organizzativo del progetto.
L’epistolario Giacomo-Velia costituisce infatti una straordinaria fonte per ricostruire non solo la sfera privata ma anche quella del leader politico. Franco, sincero, moralmente fermo su convinzioni irrinunciabili, innanzitutto la fede nella libertà e la lotta per l’uguaglianza. Valori ancora più urgenti, questi, nel contesto geografico peculiare come il Polesine, segnato da pessime condizioni igienico-sanitarie, povertà, analfabetismo. Non a caso terra di emigrazione oltreoceano.
Tenuto conto che i Matteotti erano una famiglia benestante, suona ancora più dissonante la scelta del socialismo riformista da parte di Giacomo. Lui, brillante avvocato, studioso, proiettato verso una carriera accademica, che non ha esitato ad accantonare in favore dell’impegno politico attivo prima come amministratore comunale nel Polesine e poi come deputato del Parlamento italiano a Montecitorio.
Di fronte alle incertezze, anche dei militanti, Matteotti non fa sconti: “Né il socialismo, né la libertà vengono da sé. Bisogna conquistarseli (…). Chi è fiacco si tiri da parte. Ma lasci lavorare gli altri, li aiuti, li sospinga”. Parole che hanno trovato coerente suggello nella incantevole declamazione della lirica brechtiana, “A chi esita”, recitata, a conclusione dell’evento, in lingua tedesca e in traduzione italiana, in quel verso che risponde alla serie di dubbi e incertezze da parte di chi si interroga sulla cosa giusta da compiere quando è in gioco la tutela della libertà: “Questo tu chiedi. Non aspettarti alcuna risposta. Oltre la tua”.
“Foris pugnae, intus timores”, espressione della sua forza interiore
Una forza interiore esemplare, quella di Giacomo Matteotti, tenuto conto del contesto avverso, espressa anche attraverso il motto latino che si è scelto. Cioè una citazione della seconda lettera di san Paolo Apostolo ai Corinzi, “Foris pugnae, intus timores –Battaglie all’esterno, timori all’interno”. Come san Paolo, anche lui è pronto a difendere le sue idee fino al martirio; lui, laico, ma credente nella battaglia di difesa dei diritti degli sfruttati e degli oppressi.
La partecipata cerimonia commemorativa del 30 maggio 2024, che ha visto protagonisti i giovani liceali, interpreti convinti ed entusiasti del decisivo discorso parlamentare, ha rivelato dunque l’importanza della coralità dell’azione civica che poggia sulla collaborazione tra scuola, associazioni, amministrazione civica.
Come richiamato acutamente da Alberto Aghemo, presidente della Fondazione Giacomo Matteotti, che ha patrocinato l’evento acese, nella lunga e calorosa lettera di elogio, recapitata agli organizzatori: «Se avessimo chiesto a Giacomo Matteotti di scegliere, per ricordarlo, fra un monumento e un laboratorio ideale, sono sicuro che avrebbe scelto quest’ultimo. Esprimo e condivido con voi l’auspicio che il ricordo di Matteotti non si esaurisca qui ed ora. Ma segni la strada di un percorso di confronto ideale che sempre si richiami, nel suo nome, ai valori della democrazia, della solidarietà, della giustizia sociale».
Marinella V. Sciuto
Docente di storia e filosofia nei Licei