Il turista ignaro che passeggiando nei giorni scorsi per la città di Acireale si approssimava al Duomo, si trovava davanti ad una visione insolita: a destra la cattedrale, a sinistra il palazzo del Vescovo unito al Duomo da un massiccio arco e al centro della piazzetta una serie di casette di legno scuro, ripiene d’ogni ben di Dio, che ricordavano tanto la casetta di marzapane descritta dai fratelli Grimm nella fiaba “Hansel e Gretel”.
Le casette erano piene di nucatoli ricoperti di cioccolato fondente, al latte, bianco, al pistacchio, all’arancia e con farcitura variegata di marmellata, nutella, crema al pistacchio, agli agrumi, e con guarnizione di granella di pistacchio, di mandorla, di nocciola, o con codine colorate; ’nzuddi di differenti forme ricoperti di un velo di zucchero con o senza la mandorla tostata messa sopra come decorazione; mustazzoli ripieni di vino cotto lunghi, corti, rotondi a ciambella, a esse; “ossi di morto” dal tipico piede color zucchero abbrustolito e dalla copertura bianca e gonfia, nelle forme più variegate, rotondi, allungati, a forma di tibie, teschi, mani, piedi o scheletri interi, grandi, piccoli, piccolissimi; paste di mandorla morbide e ricoperte di zucchero al velo, ma anche di pistacchio, nocciola, noce, o ricoperte di cioccolato fuso e ripiene di canditi; totò neri e bianchi; bersaglieri al cioccolato e biscotti degli angeli (o regina) con la glassa bianca allo zucchero; piparelle grandi e piccole, intere o affettate, morbide o tostate; buccellati piccoli e grandi, ricoperti di zucchero, miele, codine colorate, ciliegie candite e pezzetti di frutta giulebbata; cotognata dorata in varie forme, pesci, fiori, frutti, animaletti vari; mostarda fresca in vaschette di stagnola e ricoperta di granella alla nocciola, al pistacchio, alla mandorla, ed anche nella variante al ficodindia; oppure essiccata ed anch’essa in forme variegate come la cotognata; fichi secchi e passuluni; e poi frutta martorana in abbondanza, in cestini o cassettine o ciotoline di maiolica, con una visione migliore di una bancarella di frutta fresca con mele, pere, pesche, ciliegie, nespole, banane, fichi, mandarini, limoni, castagne, noci, fichidindia.
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Alcune casette erano invece piene di giocattoli antichi e moderni, macchinine, bambole, bamboline, trenini, aeroplani, mini robot, giochi di società, videogiochi, trottole, carte da gioco, palle, palline, biglie colorate e chi più ne ha più ne metta. Addentrandosi tra le casette, tutti i cinque sensi venivano coinvolti: a cominciare dalla vista, appagata da tanto variegata e variopinta visione; a seguire con l’olfatto, solleticato dal profumo di zucchero, miele, mandorla, pistacchio e aromi vari che esalava da tante delizie; per continuare con l’udito, attratto dalle vocine estasiate dei bambini e dai commenti entusiastici dei visitatori, per non dire del crocchiare allegro e scoppiettante dei dolcini assaggiati e masticati dai degustatori, o dal rumore emanato dai motorini dei giocattoli meccanici in funzione; se poi si decideva – com’era inevitabile – di procedere ad un assaggio, entravano in campo gli altri due sensi, il tatto ed il gusto: il tatto, immediatamente contaminato dalla friabilità dei dolci impasti, dalla polverosità impalpabile dello zucchero al velo, dall’umidità attaccaticcia delle varie glasse al cioccolato o dallo zucchero semisciolto sulla superficie di cotognate, mostarde e frutta martorana, mentre il gusto veniva conquistato da un effluvio di sapori che solleticava, stimolava, stuzzicava, coinvolgeva fino all’estasi tutte le papille gustative e le sensibili terminazioni nervose di lingua, bocca, gola, palato, esofago. E dopo la prima casetta, si passava alla seconda, alla terza, alla quarta… fino all’ultima. Ma a questo punto veniva il desiderio, che diventava subito voglia irrefrenabile, di ricominciare da capo, poiché dopo il primo giro degli assaggi, c’era il giro degli acquisti, perché a questo punto subentrava il bisogno inarrestabile di farsi delle scorte adeguate di tali delizie, per portarle a casa allo scopo di prolungare il piacere e di farle magari assaggiare – ma con parsimonia – a parenti ed amici. Per fortuna alla fine del percorso non c’era la strega cattiva che voleva mangiare Hansel dopo averlo adeguatamente ingrassato; al massimo c’era un impassibile cassiere che dopo aver presentato il conto degli acquisti e delle consumazioni, ti offriva lo scontrino che però sadicamente ti consegnava solo dopo il pagamento del corrispettivo, in euro o pure in dollari (vista la numerosa presenza di turisti stranieri).
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Questa specie di paradiso terrestre era il Mercatino dei Morti, organizzato dal Comune su suggerimento del vescovo Antonino Raspanti, subito raccolto dal sindaco Roberto Barbagallo e dall’assessore Antonio Coniglio, che hanno fatto così rivivere un’antica tradizione, quella legata ai parenti defunti che nella notte antecedente il 2 novembre portavano giocattoli, dolciumi e regali vari ai bambini; e contemporaneamente ne hanno fatto proseguire un’altra nuova, iniziata proprio in occasione del Natale del 2016 con un mercatino caratteristico in piazza Duomo – tra la Cattedrale, la chiesa di S. Pietro e il Municipio – e proseguita nello scorso mese di luglio con un mercatino dell’artigianato – sempre in piazza Duomo – in coincidenza con il festival dell’Opera dei Pupi; e la tradizione continuerà ancora per le prossime festività natalizie. Ma anche la Fiera dello Jonio si svolge da due anni tra piazza Duomo e il centro storico, e chissà che un giorno non vedremo in piazza Duomo anche la fiera settimanale del sabato, come proposto dall’amministrazione comunale attualmente in carica.
In occasione della festività dei Defunti, il mercatino è stato tenuto sotto l’Arco del Vescovo, perché anche il nostro Pastore – in quanto ispiratore e suggeritore – potesse godere, dall’alto del suo palazzo, della vista, degli aromi, dei rumori del mercatino, e potesse dargli la sua benevola benedizione. È stata anche un’iniziativa per “incentivare – come dichiarato dall’assessore Coniglio – le pasticcerie e i giocattolai acesi” (ricordiamo che le casette sono state date in uso a titolo del tutto gratuito) e per consentire “di animare il centro storico della città anche in un momento dell’anno non paragonabile ai mesi estivi”.
Nino De Maria