Acireale / In mostra “L’archivio degli ingegneri Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti”

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“Adam fecit” così si tramandava l’autore delle cattedrali medioevali. I grandi architetti preferiscono essere ricordati più per le loro opere che perzelantea inaug mostra sciuto patti 3 la loro storia, per il  loro privato. Scendendo da via Romeo,  dopo aver attraversato via Galatea, sulla sinistra, vedendo quel bel prospetto di un teatro ricoperto di capperi, quasi nessuno ne conosce il progettista.
E’ bello vederne il grafico nella mostra “L’Archivio degli ingegneri  Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti. Documenti di Architettura  1850-1925”, organizzata di concerto con la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali   e col patrocinio della città di Acireale che sarà aperta fino alla fine del corrente mese.
“Il piccoloTeatro Bellini, il collegio Pennisi, il prolungamento del  palazzo di Città sono soltanto pochi esempi della vasta produzione che ha interessato la Sicilia orientale e la Calabria dei due grandi ingegneri catanesi Carmelo e Salvatore Sciuto-Patti”. Così il dott. Giuseppe Contarino, presidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, ha introdotto la relazione della Soprintendente Fulvia Caffo per l’apertura della mostra alla presenza di un qualificato pubblico.
Ideazione, cura e progetto espositivo: Fulvia Caffo, Vittorio Percolla, Aldo Scaccianoce; coordinamento scientifico: Fulvia Caffo; progetto grafico: Vincenzo Busà, Albarosa D’Arrigo; i catalogatori Vincenzo Busà, Concetta Consoli, Albarosa D’Arrigo, Matteo Di Stefano e Vittorio Percolla hanno dovuto esaminare 1554 disegni di cui solo 100 sono stati selezionati per la mostra.
Carmelo Sciuto-Patti, eclettico studioso di Storia Patria, professore universitario prima di Geologia e  Mineralogia (1860), poi di Disegno e Architettura (1887), componente di prestigiose Accademie scientifiche italiane e straniere, ebbe un grande interesse nei confronti del patrimonio culturale; infatti numerose sono state le sue pubblicazioni mostrando, come ebbe a scrivere di lui Francesco Fichera “…memoria ordinatrice e tenace negli studi storici; spirito d’illuminata investigazione nell’archeologia”. Non per niente ebbe a ricoprire il ruolo di Regio Ispettore ai Monumenti di Antichità e Belle Arti della Provincia di Catania (1880) conosciuto e molto apprezzato da personalità a livello internazionale come Adolfo Holm autore di “Storia della Sicilia nell’antichità”.
Salvatore Sciuto-Patti studia e si laurea in ingegneria giovanissimo a Roma a tre anni dalla morte del padre Carmelo. Rientrato a Catania avvia la ricerca in ambito architettonico che lo spinge verso un modernismo che sfugge dalle codificazioni proprie della scuola palermitana e napoletana. Notevole è stata l’attività professionale nella sua breve ma molto intensa esistenza (muore a Bologna all’età di 49 anni). Il Real Collegio Capizzi di Bronte (1906), la Chiesa madre di Zafferana (1911), il Grande Albergo dei Bagni che sorge maestoso sulla piazza antistante la vecchia stazione ferroviaria di Acireale e tantissimi altri bellissimi edifici della nostra zona sono presenti nei pochi grafici della mostra. Pochi a confronto della enorme mole di elaborati catalogati. Nel 1911 si trova a Ostia per un congresso internazionale di Archeologia. Ciò spiega le sue conoscenze con personalità italiane a livello di Paolo Orsi, con cui collabora attivamente, e studiosi a livello mondiale.
zelantea inaug mostra sciuto pattiL’intervento dell’assessore regionale Maria Rita Sgarlata, che ha costituito l’apertura ufficiale della mostra con il rituale taglio del nastro, ha dato spunto di riflessone seria sullo stato della cultura e della conservazione del patrimonio artistico e storico della nostra regione. Infatti i contributi regionali per iniziative culturali hanno subito una contrazione di oltre il 95 percento…; tanto “la cultura non riempie la pancia”, come ebbe a dire un politico  non molto tempo fa.
Come la soprintendente ha tenuto a precisare,  la mostra può interessare  un vasto pubblico. Infatti se per i tecnici e per gli addetti ai lavori è oggetto di studio (molti sono gli elaborati in matita e china su carta lucida telata che le  nuove generazioni sconoscono totalmente in quanto tecniche sostituite dai sistemi informatici; e alcuni cartoni bucherellati preziosi per spiegare la tecnica dello spolvero in preparazione di un affresco), per tutti fornisce spunti di ricerca per la memoria della nostra città e della cultura di fine Ottocento e inizio Novecento.

Antonino Ortolani

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