Interessante e significativo incontro culturale, nella sede di Acireale dell’Archeoclub d’Italia, su “Brevi momenti letterari locali: Prestinenza, Marangolo e Pricoco”, relatore Nino Quattrocchi, classe 1938, una vita lavorativa nelle segreterie degli istituti scolastici statali, scrittore di storia locale, operatore culturale.
Presentato da Alfredo Rizza, presidente del sodalizio, Quattrocchi ha fatto subito presente la chiave di lettura della conferenza: non fare disperdere la memoria di interessanti momenti locali di vita e di crescita culturale della prima metà del secolo scorso, solcate da ansie ma anche ravvisate da speranze. E portato a conoscenza e contestato quanto sostenuto dallo scrittore Gaetano Savatteri che, in un suo recente saggio (2017), ha sostenuto che la Sicilia letteraria non è più quella di Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, di Sciascia, è un’altra.
“Siamo sinceramente convinti – ha detto Nino Quattrocchi – che togliendo dalle mensole delle nostre librerie i capolavori di Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, De Roberto, Brancati, Bufalino, Consolo ed altri, elimineremmo non solo pezzi fondamentali della migliore letteratura italiana, ma addirittura un pezzo della nostra anima. Saremmo più poveri, più fragili nell’interpretare il passato, nel leggere il presente e meno attrezzati nel capire il futuro”. Pertanto, fatte queste debite premesse, ha riferito che, esaminando il microcosmo letterario locale dell’acese, quale si configura nella prima metà del ‘900, ha trovato autori che hanno dato manifestazioni inequivocabili delle loro capacità letterarie, del loro valore. Fra questi, Antonino Prestinenza, Enzo Marangolo, Michele Pricoco.
Del primo autore, Antonino Prestinenza, il relatore ha ricordato la sua nascita ad Acireale (28 settembre 1894), il Diploma Magistrale conseguito a 16 anni e quello successivo del Liceo Classico, le sue collaborazioni a riviste letterarie del calibro il “Giornale dell’Isola letteraria”, nella quale scrivevano Giorgio La Pira, Vitaliano Brancati, Ercole Patti. Ha ricordato pure che nel 1922 Prestinenza ha pubblicato il sonetto “Il mio paese” sul settimanale acese “La Trinacria” e che nel 1924 partecipò al concorso per un romanzo inedito con “La città delle cento campane”, indetto dall’Accademia Mondadori, romanzo non vincitore ma successivamente pubblicato a Torino nel 1929 con un buon riscontro di critica. Questi i titoli degli altri suoi romanzi: “Primavera borghese” (1933); “Amore all’antica” (1934): “La collina degli innamorati” (1939). Ancora: nel 1948 per Prestinenza iniziò la seconda stagione della sua vita con la chiamata alla direzione (8 giugno) del quotidiano La Sicilia, ruolo svolto fino al 13 febbraio 1967, data della sua morte.
Il secondo “personaggio” presentato è “lo scrittore raffinato e avvocato principe del foro di Catania” Enzo Marangolo, nativo di Catania (1922), residente ad Acireale, intellettuale e grande amico di Brancati, Sciascia, Patti, autore del romanzo “Un posto tranquillo” pubblicato per la prima volta nel 1964 da Bombiani. “Un romanzo scorrevole, di formazione, romanzo antifascista – ha sottolineato Quattrocchi – che racconta la vita della città di Acireale e dei suoi abitanti, con al centro l’estate del 1943. Con questo lavoro su Acireale, il fascismo e la guerra, Enzo Marangolo ci ha lasciato una testimonianza letteraria di grande pregio. Un volume da tirare fuori dal limbo letterario in cui versa. Un libro di Acireale, per gli acesi di tutte le generazioni”. Enzo Marangolo ci ha lasciati il 9 agosto del 2009, all’età di 86 anni.
L’eclettico Nino Quattrocchi ha chiuso l’incontro soffermandosi su Michele Pricoco, nativo di Aci Catena, classe 1924, residente ad Acireale da sposato, docente nei Licei statali di Acireale, un “personaggio” non solo letterario. Questi i suoi testi: “La fuitina”; “Na nuvula infunnu”;“ I santi guardoni”; “Tavula vecchia e …Tavula nova”; “ Il Circolo dei Cavallacci”; “La sapete … l’ultima?”; “Poeti dialettali acesi dal ‘700 a oggi” e “Poeti dialettali catenoti dal ‘700 a oggi”. Dalla attenta lettura di tutti questi testi ecco una attenta riflessione di Quattrocchi su Pricoco: “E’ un umorista dalla battuta mordace, sarcastica, prontissima negli sproloqui, che peraltro egli stesso inventava. In lui l’umorismo è tutt’uno con la persona ed è l’elemento centrale di tutta la sua ricca e variegata produzione. Nei suoi scritti c’è un verismo pacato, dove la realtà è trasfigurata in una sorta di pensosità che affiora qua e là e spesso conclude”. Il professore Michele Pricoco è morto nel 1993.
Chiudiamo la cronaca di questa bella serata con l’invito a leggere o rileggere quanto prodotto dai nostri concittadini, senza preoccuparci di andare dietro alle mode del momento, come spesso sostenuto dalla studiosa Sarah Zappulla Muscarà. Ci arricchiremo senz’altro.
Camillo De Martino