Il 5 ottobre, ad Acireale, nella sala “Cristoforo Cosentini” della Biblioteca “Zelantea”, si è svolta la cerimonia di accoglienza di nuovi soci dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici. Consegna dei relativi diplomi di soci effettivi, al dott. Pietro Antonio Currò e al dott. Salvatore Pennisi, e di soci corrispondenti al prof. Sebastiano Barbagallo, all’avv. Carmelo Galati, al prof. Salvatore Greco, al prof. Salvatore Valastro. L’acese presidente della Corte di Cassazione, Cavaliere di Gran Croce, dott. Gaetano Nicastro, viene insignito del diploma di Socio d’onore.
Il presidente dell’Accademia dott. Giuseppe Contarino, nella sua introduzione, con dotte argomentazioni, elogia i nuovi soci per le elevate doti professionali, augurando con fiducia e rinnovata speranza un futuro migliore per l’ambiente e per l’umanità. Prima della consegna dei diplomi, il prof. Stefano Figuera traccia il profilo del dott. Pietro Currò, quale giudice impegnato nella formazione del Consiglio Superiore della Magistratura per la Corte d’Appello di Catania, relatore in vari convegni, docente universitario e presidente del Meic di Acireale.
Dopo, il segretario dell’Accademia, prof. Francesco Calì traccia il profilo dott. Salvatore Pennisi, dirigente del Centro donazione sangue ed emoforesi dell’Azienda ospedaliera Vittorio Emanuele e Ferrarotto di Catania. Questi, oltre alla produzione scientifica, si dedica a studi umanistici, specie in rapporto alla storia di Acireale. Di entrambi i soci effettivi sono citate alcune pubblicazioni eccellenti.
Nella fase finale, al Cavaliere di Gran Croce dott. Gaetano Nicastro viene consegnato il diploma di Socio d’onore . Il presidente Contarino lo presenta come “uomo giusto”, amante della verità, persona leale, di profonda cultura, dotato della più alta onorificenza, conferitagli nel momento della pensione dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Interessante la conversazione del dott. Nicastro su: “Un siciliano tra i copti nel 1625… E una lacuna storiografica”. L’oratore parla del monachesimo egiziano, risalente a Sant’Antonio Abate. Una chiesa è dedicata a San Marco, con dodici cupole. Il tutto, illustrato da un video molto accurato, che attraverso immagini chiarissime ha fatto conoscere al numeroso pubblico la bellezza del monastero copto, circondato da mura, senza porte, a 250 metri sul mare: lì vengono curati dai monaci medici malati, appartenenti a qualsiasi religione. Nel convento di Sant’Antonio esiste una scuola di lingue per i cattolici d’Oriente. Il primo cattolico, in visita in questo luogo misterioso, un siciliano, nel 1625. Nicastro, dopo aver richiamato il Concilio di Calcedonia, esalta l’attuale unità di fede e di carità tra la Chiesa di Roma e la Chiesa copta.
Anna Bella