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Mercoledì 22 giugno, nel corso di una partecipata assemblea, promossa dalla diocesi di Acireale insieme all’ufficio per la pastorale della famiglia, è stata presentata nella Basilica Cattedrale di Acireale l’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia (La gioia dell’amore), che il Santo Padre Francesco ha promulgato il 19 marzo scorso, festa di San Giuseppe. L’incontro, rivolto a sacerdoti, famiglie, catechisti, operatori pastorali ed educatori, era aperto anche a tutti coloro che desideravano confrontarsi sul tema dell’amore nella famiglia. Un tema centrale perché la Fede nasce e si trasmette proprio nella famiglia, a cui la Chiesa deve guardare come una madre che ascolta il cuore pulsante della vita degli uomini.
A presentare l’importante documento – che raccoglie i risultati dei due Sinodi sulla famiglia, indetti da Papa Francesco nel 2014 e nel 2015, e le cui relazioni conclusive sono largamente citate nel documento stesso – è stato don Maurizio Gronchi, docente di teologia dogmatica all’Università Urbaniana di Roma, consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, consultore della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi e autore di pubblicazioni sull’Esortazione apostolica. “L’esortazione apostolica sull’amore nella famiglia è un documento che offre speranza e incoraggiamento ai fedeli” ha detto il relatore, introdotto dal vicario generale della diocesi di Acireale, mons. Guglielmo Giombanco. “Il filo conduttore è la gioia, la bellezza dell’amore, come indica lo stesso titolo, che richiama altre espressioni, utilizzate in precedenti documenti dei Papi: Gaudet mater ecclesia (S.Giovanni XXIII), Gaudium et spes (S.Giovanni Paolo II) e, più recentemente, Evangelii gaudium (Papa Francesco)”.
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Nella sua relazione, introdotta da un breve video, Don Gronchi ha offerto ai presenti diverse chiavi di lettura dell’esortazione, sottolineando la centralità dei capitoli 4, 5 e 7, dedicati all’amore nel matrimonio e all’educazione dei figli. Il relatore ha poi ricordato come il Papa, nel riferirsi alle situazioni cosiddette “irregolari”, utilizzi i tre verbi “accompagnare, discernere, integrare” poiché le fragilità vanno viste e affrontate non come imperfezioni da cui guardarsi, ma da amare per guarirle. “Unità dottrinale e pluralità pastorale non sono alternative, non c’è contraddizione tra loro – ha affermato inoltre don Gronchi – poiché, come dice il Papa, la carità fraterna è la prima legge dei Cristiani (cfr Gv 15,12)”
Al termine si è sviluppato un proficuo dibattito con diversi, interessanti interventi, tra cui quelli della prof.ssa Barbara Sgroi e di don Antonio Pennisi; dibattito poi concluso dal vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, il quale, nel ringraziare il relatore “per la chiara, esplicita e coraggiosa presentazione del testo”, ha chiesto a presbiteri e laici pazienza, dialogo e umiltà per affrontare queste nuove sfide pastorali.
Guido Leonardi