Durante l’incontro con l’autore Alessandro Maria Trovato, nella Basilica Cattedrale Maria SS.ma Annunziata di Acireale, è stato presentato il libro Di Venera il Tesoro: Storia di un Popolo e la sua Patrona. L’evento ha fornito una squarcio estremamente interessante nella mente e le intenzioni dello scrittore. Sin da subito è stato chiaro come questo libro non sia solo una mera raccolta di dati, catalogati a dovere, ma un gesto di cuore. Gli interventi sono stati molteplici e tutti hanno confermato l’estremo interesse verso gli artefatti del tesoro di Santa Venera, Patrona della città di Acireale.
Nel discorso di Trovato è palese il livello di devozione al lavoro archivistico di una rosa di reliquie che hanno ora il posto che meritano. Come ha dichiarato lo stesso autore, infatti, il suo è stato “un lavoro senza fine, accettato solo per ‘obbedienza’, […] senza specifiche competenze, senza strutture, mezzi e spazi adeguati, senza una documentazione scientificamente puntuale e dettagliata, senza garanzie di successo e di poter, un giorno, raggiungere l’agognato traguardo.
Un’operazione ardua, possiamo immaginare la soddisfazione nel vedere la fine di questa impresa, portata a termine nel completo rispetto per l’importanza dell’oggetto della ricerca.
È bene ricordare che Trovato non è un novizio in questo mestiere: sappiamo che il suo percorso da archivista è cominciato nel 1999. Allora monsignor Sebastiano Gianpapa gli offrì un posto di componente della Deputazione della Reale Cappella di Santa Venera. Secondo le parole dell’autore i suoi compiti erano[…] onerosi, fra tutti quello della ricognizione, riordino, catalogazione e restauro delle gioie, dei monili, dei sacri arredi […] collezionati nel tesoro di Santa Venera, che allora versava in condizioni di estremo degrado.
Acireale / Libro “Di Venera il tesoro”: attori e compagni del percorso di restauro dell’autore Trovato
Tra le persone che sono intervenute durante l’incontro di giorno 22 troviamo anche Maurizio Vitella, docente presso l’Università degli Studi di Palermo, citato da Trovato nel suo discorso insieme a Maria Concetta Di Natale. Due figure importanti per l’iniziale formazione dello scrittore che li descrive come le figure che lo hanno
“iniziato a tali studi specifici, spesso guidato, riscuotendo forme significative di supporto ed apprezzamento”.
Presenti anche il canonico Mario Fresta, arciprete della Basilica di Acireale e monsignor Giovanni Mammino, direttore dell’Archivio Storico Diocesano. Degni di nota i sentiti interventi dell’architetto Irene Donatella Aprile e del giornalista Mario Agostino. Per avere un commento diretto dell’autore seguite il link alla pagina YouTube della Diocesi di Acireale.
Acireale / Il libro “Di Venera il Tesoro” di Trovato: l‘impegno civico e archeologico
Altra fedele compagna è però stata la volontà di “lasciare concreta testimonianza del [suo] passaggio” attraverso quello che definisce uno studio senza precedenti che “potesse ridare luce a squarci di vita cittadina ancora nell’ombra, a persone e personaggi ormai inghiottiti da un ineluttabile oblio”. È grazie agli sforzi compiuti per la realizzazione dello studio che possiamo apprezzare l’impegno degli artigiani che hanno omaggiato la Santa con il loro operato. In qualche modo anche loro sono protagonisti e attori in questa storia che è adesso tornata alla luce.
L’importanza archeologica degli artefatti di Santa Venera è quindi ormai consolidata tra le pagine del libro, come anche lo spirito civico di Alessandro Maria Trovato. Come lui stesso infatti declama, Di Venera il Tesoro non è la fine di una percorso “piuttosto un auspicabile punto d’inizio da cui procedere per […] più approfondite indagini che mirino a salvaguardare e tutelare un patrimonio culturale, […] ancora in attesa di essere adeguatamente valorizzato da una finalmente matura coscienza civica”.
Simone Corsaro
Acireale / Presentazione del libro “Di Venera il Tesoro” di Trovato: il testo integrale letto dall’autore stesso alla fine della presentazione:
Caro amico, ti invito…
Non basta una vita per conoscere sé stessi, come non può bastare per conoscere le persone e le ‘cose’ che si amano. L’età della maturità ci spinge fatalmente a realizzare quanto di relativo, quanto di precario insista sulla nostra esistenza terrena, deprimendola, troppo breve per apprezzare ciò che si ‘possiede’, ché in realtà non possediamo nulla, troppo celere per fermarci a riconoscere i doni ed i talenti a noi elargiti dall’Altissimo.
Ormai vivo vagando fuori dal tempo e dallo spazio, sospinto da inappagabile sete di conoscenza, costantemente alla ricerca spasmodica di ciò che siamo stati, profondamente affascinato da fatti e personaggi cui ho sempre tentato, disperatamente, di dare un volto, una voce. Uno ‘stato di grazia’ cui non ho più voluto rinunciare, avendo trovato rifugio, pace e ristoro tra volumi di vecchie carte ingiallite, tra vetusti oggetti inesorabilmente usurati dal tempo, cui la gente comune, appesantita dalle alienazioni del quotidiano, non riesce ad attribuire valore storicamente significante.
Lo scotto da pagare è alto..
..traducendosi in solitudine ed isolamento, lontano dall’attuale stile di vita cui, malgrado gli sforzi, non sono riuscito ad adeguarmi. Pronto a pagare, continuo senza indugio, ancora adesso, nella mia folle ricerca, aspra, incessante, senza mai darmi per vinto, confidando di trovare la strada giusta, prima o poi, anche quando mi dibatto attanagliato dai dubbi, brancolando nel buio. Le vie, imperscrutabili, a volte accidentate, su cui l’Altissimo ci conduce tenendoci per mano, aprono però spiragli di accecante, luminosa Bellezza.
Ed io, con gli occhi innocenti di un bambino, spesso lucidi, turgidi di emozione, guardo ciò che davanti a me si mostra, rinnovato, come un ‘miracolo’: il busto reliquiario di Santa Venera quando appare da dietro la tenda nella sua edicola il giorno della festa; le gioie, i monili, i sacri arredi e le suppellettili donate alla Santa Patrona da canonici e prelati, da nobili facoltosi e modesti artigiani, dal popolo devoto, dalla municipalità.
Il mio sguardo, frammisto a stupore e meraviglia, si posa ‘accarezzando’ nel tempo gli oggetti donati per devozione, che prendono vita, rimanendo folgorato da fervida immaginazione, fino a quando, pago, non ne colgo l’anima, l’essenza, per poi prendermi cura di essi, liberandoli dalla polverosa patina del passato che li imprigiona fino a farli brillare di luce propria, restaurandone la preziosa materia ed infine cercando di sciogliere il mistero che li avvolge, indagando in carteggi e documenti che possano attestare le circostanze del dono, identificando se possibile quest’ultimo negli inventari rinvenuti, e finalmente il donatore o il committente, non ultimo l’artefice del manufatto.
Più che una storia, la mia, ritengo sia da definire un’avventura..
..principiando nel 1999, anno in cui Monsignor Sebastiano Giampapa mi chiamò a far parte, quale componente, della Deputazione della Reale Cappella di Santa Venera nella Cattedrale di Acireale, affidandomi da subito i compiti più onerosi, fra tutti quello della ricognizione, riordino, catalogazione e restauro delle gioie, dei monili, dei sacri arredi e delle suppellettili collezionati nel tesoro di Santa Venera, che allora versava in condizioni di estremo degrado. Un lavoro senza fine, accettato solo per ‘obbedienza’, senza una precisa coscienza di cosa potesse comportare, senza specifiche competenze, senza strutture, mezzi e spazi adeguati, senza una documentazione scientificamente puntuale e dettagliata, senza garanzie di successo e di poter, un giorno, raggiungere l’agognato traguardo. A guidare i miei passi, lungo strade tortuose, soltanto una certa propensione, una spiccata sensibilità, uno straordinario intuito, a detta di molti, e tanta, tanta passione.
Un gran numero di persone ho incrociato nel corso di questa avventura..
..da tutti ricevendo conforto nei momenti di scoramento, alcune speciali, come Maria Concetta Di Natale, studiosa di chiara fama, e Maurizio Vitella, suo talentuoso allievo oggi autorevole docente presso l’Università degli Studi di Palermo, dai quali sono stato iniziato a tali studi specifici, spesso guidato, riscuotendo forme significative di supporto ed apprezzamento. Crescendo in consapevolezza, ho in seguito realizzato che prioritario sarebbe stato per me lasciare concreta testimonianza del mio passaggio, del mio impegno, attraverso uno studio senza precedenti. Che potesse ridare luce a squarci di vita cittadina ancora nell’ombra, a persone e personaggi ormai inghiottiti da un ineluttabile oblio le cui gesta hanno dato dignità e prestigio, determinandone le sorti, ad una comunità cittadina tra le più considerate, per intraprendenza ed amor patrio, nella Sicilia orientale.
Ma soprattutto che potesse esortare le nuove generazioni..
..a coltivare ed approfondire con passione lo studio delle origini e dell’evoluzione del nostro territorio attraverso le tracce, custodite ancora intatte, di una Bellezza che non conosce confini. La fine di questo mio percorso, sancita dalla presentazione dello studio, che ritengo rilevante, consegnandolo così ad una comunità allargata, non soltanto cittadina o diocesana, ma che si crede costituita da persone lungimiranti ed operose, non vuole rappresentare un traguardo, piuttosto un
auspicabile punto d’inizio da cui procedere per ulteriori e più approfondite indagini che mirino a salvaguardare e tutelare un patrimonio culturale, materiale e immateriale, ancora in attesa di essere adeguatamente valorizzato da una finalmente matura coscienza civica.