Ieri, venerdì 8 gennaio, è stato presentato il libro di Salvatore Scalia “L’Apocalisse degli automi. Gli scrittori siciliani e la Grande Guerra” nella sala Cosentini della Biblioteca Zelantea di Acireale.
A presentare l’autore e il libro sono stati il presidente dell’Accademia, il dott. Giuseppe Contarino, e lo scrittore Mario Grasso; i membri dell'”Officina d’arte” di Alfio Vecchio hanno letto brani del testo.
Giuseppe Contarino ha sin da subito ringraziato e accolto i presenti: «Siete voi che date prestigio a tutti noi – ha detto e ha proseguito con la presentazione dell’autore e del suo lavoro -; Salvatore Scalia è un giornalista valoroso, sobrio, essenziale, lucido. Ha scritto diversi libri, gli sono stati assegnati diversi premi che non hanno alterato il suo carattere. Nel quotidiano “La Sicilia” ha occupato un posto di responsabilità. ‘L’Apocalisse degli automi’ – pubblicato dalla Domenico Sanfilippo Editore – si segnala per la gradevolezza della scrittura ma anche perché introduce osservazioni e pertinenti interrogativi. Scalia rivisita la posizione di scrittori siciliani come Pirandello o De Roberto. Milioni di uomini perdettero la vita durante la guerra, gente che non aveva mai tenuto un fucile in mano o che non comprendeva la politica, dovette affrontare diverse situazioni. Fu un inferno. Non erano più soldati, erano automi, straziati nel corpo e nello spirito. la guerra avrebbe avuto breve durata, si diceva. La guerra lampo divenne guerra di posizione, di logoramento. Scalia accompagna il lettore dentro le trincee. È un testo plurale, vario ma impossibile da raccontare per non tradirne le emozioni. Alla fine del percorso la fatica viene ripagata. La Grande Guerra ha aperto il periodo dell’industrializzazione e della rivoluzione bellica, la produzione delle armi di massa aumentò giorno dopo giorno. Da un confronto tra uomini si passò a un confronto tra belve. La guerra ha creato nuove alienazioni. Salvatore Scalia spiega i conflitti mondiali e intercetta i riflessi di carattere civile. La Grande Guerra accelera il fenomeno dell’emancipazione femminile. Le donne diventano padrone di se stesse e del proprio domani».
Mario Grasso ha raccontato di aver conosciuto l’autore grazie all’Accademia e lo ha descritto come « uno scrittore eccellente oltre che giornalista. Salvatore Scalia racconta i fatti senza abbellirli e senza alterarli e cerca l’anima nelle cose. La sua ricerca si muove con coerenza, passo dopo passo. L’indagine di Scalia si basa sullo scoprire l’indole delle persone, la sua è una psicologia sociale che tiene conto della storia. Dietro questo libro c’è un universo di ricerche. L’autore descrive chi siamo noi, come popolo, come stirpe».
Salvatore Scalia ha spiegato che « il libro nasce dalla tradizione familiare, dai ricordi, dalla lettura. Ho voluto interrogare i testi degli scrittori siciliani e ho scoperto cose interessanti. De Roberto e Borgese sono scrittori che mettono in primo piano la paura. Hanno avuto il coraggio di dire che in guerra i cosiddetti “superuomini” hanno paura».
Al termine gli abbiamo posto alcune domande.
Professore, perché ha scelto questo titolo per il suo libro?
«L’ Apocalisse designa la distruzione. Automi sono gli uomini trasformati dalla guerra»
Il libro racconta l’esperienza di guerra di suo nonno. Quanto è importante il vostro legame?
«Il rapporto con mio nonno è fondamentale. Volevo capire cosa lui ha vissuto attraverso i suoi occhi».
Come si rapporta al lettore?
«Bisogna scrivere per farsi capire, occorre entrare in sintonia con il lettore e l’esercizio giornalistico è fondamentale perché avvenga ciò».
Graziella De Maria