Ad Acireale, nella Sala Stampa del Palazzo di Città, sono stati presentato il libro di Massimo Costa, “Storia istituzionale e politica della Sicilia – Un compendio”e il saggio “Sud 1860, sintesi di un anno infausto” di Angelo Russo, a cura dell’Associazione “Terre di Aci”, con il patrocinio della Città di Acireale. Moderatore, l’avv. Carmelo Sardella, presidente dell’ associazione “Terre di Aci”.
La partecipazione alle relazioni – una del palermitano prof. Massimo Costa, Ordinario di Economia aziendale all’Università degli Studi di Palermo, economista e studioso di scienze storico-sociali, l’altra dello studioso Angelo Russo – è stata una singolare esperienza di profonda intesa con chi appassionatamente ama la Sicilia e ne difende con grande competenza i diritti con la speranza di vederla risorgere.
La storia millenaria della Sicilia è l’epopea straordinaria di una terra strategica al centro del Mediterraneo, che ha coinvolto vari popoli: i Greci, sbarcati nel 755 a. C., come leggiamo nell’epigrafe alla base della statua “Nike” di Schisò, sulla costa ionica, con la successiva fondazione di Naxos nel 734 a. C.; fondazione di Siracusa nel 733 a. C. ; i Punici, nella zona occidentale; successivamente, nel 210 a. C. si prospettano all’orizzonte i Romani: nel 212 a. C. conquistano Siracusa, difesa strenuamente da Archimede, che paga con la vita il suo amore per la libertà.
Nel 201 i Romani vincono la seconda guerra punica: dal 241 a. C. al 468 la Sicilia interamente è Provincia Romana; lo Stato Siceliota indipendente scompare. Seguirà l’occupazione vandala, poi la Sicilia diverrà provincia del Regno degli Ostrogoti, infine dal 535 al 902, provincia dell’Impero Romano d’Oriente.
Con l’invasione degli Arabi, dopo gli emirati, nel 1052 diverrà Repubblica islamica fino al 1072. Con i Normanni, guidati da Ruggero I, si cambia rotta: il figlio, siculo-normanno, Ruggero II nel 1130 crea il Regno di Sicilia, “con un impero che va dall’Africa a mezza Italia, compresi avamposti nei Balcani.” Con Federico II di Svevia la Sicilia diventa potente.
Varie e complesse sono le vicende storiche nei secoli successivi; da citare il Vespro siciliano e le sue conquiste; il governo spagnolo; Carlo di Borbone nel 1735 incoronato re di Sicilia. Nel 1816, il re Ferdinando Borbone annette il Regno di Sicilia, vincitore, al Regno di Napoli, sconfitto, sotto il falso nome di ‘Regno delle due Sicilie’, decretandone inesorabilmente la fine.
Nel 1860, rivolta antiborbonica a Palermo. L’11 maggio 1860, sbarco dei Mille a Marsala. A Salemi, Garibaldi si proclama ”Dittatore della Sicilia”; Francesco Crispi diviene “Segretario di Stato”. La causa siciliana viene difesa fino al plebiscito, piuttosto ambiguo, con oltre 4oo.ooo sì e solo 667 no: la Sicilia è annessa al futuro Regno d’ Italia. L’illustre oratore, infine, parla dell’Autonomia e della relativa problematica.
Nel saggio di Angelo Russo, con una lineare prefazione di Fabio Petrucci, s’inneggia alla liberale Costituzione Siciliana del 1812, la prima in Italia, base dello Statuto Fondamentale del 1848 e poi dello Statuto Speciale del 1946. Il relatore interpreta il 1860 come “una guerra di conquista mai dichiarata”. Significative le citazioni di storici contemporanei di Torino e di Milano: Lorenzo Del Boca, Paolo Mieli e Diego Fasaro, i quali riconoscono obiettivamente che l’annessione della Sicilia “fu un’opera violenta”, mirata ad uno sfruttamento indecente. Segue un vivace dibattito.
Anna Bella