Le periferie delle città, come giustamente dice Papa Francesco, sono in uno stato di degrado più o meno evidente, quando non è addirittura scandaloso.
Nelle periferie di Acireale e dell’hinterland, si constata la verità di queste affermazioni, specie nelle case popolari sia di piazza Dante che di San Cosimo. Sono due realtà diverse, ma entrambe dovrebbero essere attenzionate dal Comune, con interventi incisivi per la loro modernizzazione.
Affrontiamo la questione della struttura estremamente antiquata delle case popolari di San Cosimo, problema urbanistico da risolvere nel più breve tempo possibile, perchè Acireale possa essere all’altezza di una città turistica.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’Istituto Case popolari con il complesso di via degli Ulivi e via degli Angeli risolse apparentemente l’annosa questione sociale, ma il modo in cui venne realizzato lasciò molto a desiderare: fu un ghetto sporco, dove era quasi vietato potere entrare, perché recintato in modo abominevole. A nord della struttura, sul muro perimetrale dell’ultima casa, a caratteri cubitali, sta scritto: ISPC ACIREALE; oltre la recinzione, lo spazio di separazione dallo svincolo stradale offre uno spettacolo di degrado.
Con il trasferimento della Polizia locale nella zona adiacente, crollarono tanti muri, ma ancora senza uno specifico nome è lo spiazzo di fronte a tali edifici comunali, a
terreno battuto, con rovi anzicché belle aiuole, con le macerie di una vecchia casa, e immondizia sparsa qua e là, adibito aposteggio di un groviglio di macchine che sostano alla rinfusa. Potrebbe diventare una bella piazza moderna, valorizzando
anche gli alberi esistenti.
Penetrando nel quartiere ci si imbatte in muretti di sbarramento che separano le case di via degli Ulivi, regolarmente illuminata, da quelle di via degli Angeli, al buio. Assurdità per chi vi passa in macchina, o peggio a piedi. Amarezza di Giuseppe La Rosa: “Perché il buio in via degli Angeli?”
Un abitante, Orazio Indelicato, operatore ecologico presso la ditta Sevese, sottolinea alcuni problemi discriminatori : ”Non c’è illuminazione nel complesso di via degli Angeli. Si devono abbattere i muretti che ci separano dall’attiguo complesso di via degli Ulivi e mettere i nomi alle varie stradine che si formeranno, quando si realizzerà questo urgente cambiamento”.
Due abitanti, Vincenza (che non rivela il cognome) e Salvatore Costanzo esprimono il loro punto di vista: “Rispetto a come eravamo ieri, oggi le cose sono migliorate, però c’è ancora molto da fare, per civilizzare il quartiere. E ancora: ”All’ interno dei due complessi di case popolari c’è un po’ di gente che dà qualche problema. Sarebbe opportuna la presenza di istituzioni protettive per le famiglie, soprattutto se i figli sono giovani disoccupati”.
Un flash sul mondo dei giovani, che richiedono maggiore igiene, per evitare rischi…di ebola.
– Per voi giovani c’è lavoro? Quali problemi rilevate in questa periferia?
Alfio Pavone, 20 anni. “Lavoro come garzone in una panetteria. Le periferie sono tutte degradate. Qui c’è molta confusione, niente nomi nelle stradine. Ci vuole più igiene, giochi per i bambini, un campo di calcio per i giovani, ritagliando il terreno nello spazio del parcheggio”.
Manuel Costa, 21 anni. “Sono disoccupato. Ho la licenza media, ma non ho voluto continuare a studiare, non mi piace. Bisogna creare lavoro per noi. Ci diamo verso con qualche ‘ratteddu’, ma desideriamo un aiuto dal Comune. Gioco come calciatore nel campo sportivo della parrocchia”.
Il 2015 possa trasformare questa periferia degradata in un quartiere all’avanguardia, com’è desiderio degli acesi: resterà un sogno?
Anna Bella