Acireale / Si intitola a Umberto Barbaro un viale della villa Belvedere

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Umberto Barbaro

Dal 25 marzo di quest’anno, il viale che dall’ingresso della Villa Belvedere di Acireale porta all’Arena Eden, sarà intitolato a “Umberto Barbaro, scrittore e critico cinematografico”.
Finalmente, dopo diversi anni,  la Commissione comunale per la Toponomastica ha accolto la mia proposta l’11 ottobre del 2022 . Proposta approvata dalla Giunta comunale il 14 dicembre dello scorso anno.

Per ricordare questo acese dimenticato, nei giorni 14 e 15 settembre 2019, ne abbiamo parlato, nell’Accademia Zelantea e nell’Arena Eden, in collaborazione con il Comune e la Fondazione Teatro Bellini di Acireale. Erano presenti, tra gli altri, Maria e Giuzzo (figli di Barbaro), Daniela Currò (Conservatrice della Cineteca nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma). Presente anche Mario Grasso (che nel 1984 organizzò un importante convegno sullo scrittore acese). E Nino Genovese (storico del cinema, autore, nel 1986, di un interessante volume a lui dedicato).

Umberto Barbaro con la moglie e i figli
Umberto Barbaro con la moglie Helena e i figli Maria e Giuzzo

Note biografiche

Umberto Achille Daniele Barbaro, nacque ad Acireale il 3 gennaio 1902. E, dopo la morte dei genitori avvenuta a Messina (dove il padre Luigi insegnava), in occasione del terremoto del 28 dicembre 1908, con la sorella Antonietta, in compagnia degli  zii, si trasferì a Roma.

Nella seconda metà degli anni Venti, dopo aver frequentato il ginnasio,   la sua attività fu prettamente letteraria, collaborando con diversi periodici. Appassionato di pittura, realizzò con il critico Roberto Longhi due documentari su Caravaggio e Carpaccio.

Nel 1931, fu chiamato, assieme a Pirandello, Mario Soldati e Guglielmo Alberti, da Emilio Cecchi a collaborare con la Cines, casa di produzione cinematografica. Iniziò così la sua attività nel mondo della celluloide. Scrive sulla rivista Cinematografo diretta da Alessandro Blasetti e  comincia a tradurre importanti libri di grandi teorici e registi. Collaborò, tra l’altro, alle riviste specialistiche Bianco e Nero (di cui fu direttore dal 1945 al 1948), Filmcritica (di cui fu tra i fondatori), Cinema, Lo schermo, Intercine

Nel 1935 entra nel Centro Sperimentale di Cinematografia, nato da appena un anno e diretto da Luigi Chiarini, suo compagno di classe al ginnasio. Chiarini di Barbaro conosceva la preparazione e gli interessi, e lo chiamò, uno dei primi, all’insegnamento.

Docente al Centro Sperimentale di Cinematografia

Tra gli allievi del corso del Centro Sperimentale ricordiamo, tra gli altri: Michelangelo Antonioni, Giuseppe De Santis, Steno, Arnoldo Foà, Clara Calamai, Alida Valli. E ancora, Pietro Germi, Dino De Laurentis, Vittorio Cottafavi e Pietro Ingrao.

1984,convegno su Umberto Barbaro
Convegno del 1984 sullo scittore acese. Da sin. Mario Grasso, Nicolò Mineo e Mario Verdone. foto di Lorella Frasconà (proprietà di Lunarionuovo)

Nel Centro, nel 1936, girò il suo unico film, L’ultima nemica con Fosco Giachetti e Maria Denis. E ne curò soggetto, sceneggiatura (insieme a Francesco Pasinetti) e regia.
Durante le sue lezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia, si soffermava spesso a parlare di Sperduti nel buio, il film del 1914 di Nino Martoglio, definendolo «il miglior film di tutta la cinematografia muta italiana».

Nel 1948 si trasferì in Polonia, insegnando alla Scuola Superiore  di Cinematografia di Łódź, dove conobbe e poi sposò  Helena Wojcechowska. La donna fu vittima con i suoi familiari della follia nazista. I genitori e quattro fratelli furono uccisi, mentre lei fu deportata, per un anno, in un campo di concentramento in Germania.
Umberto Barbaro si spense a Roma, il 19 marzo 1959.

La rivista Vie Nuove,  nel numero 13 del 28 marzo 1959,  gli dedicò molto spazio con un lungo articolo dal titolo «L’uomo che ha inventato il Neorealismo nel cinema”».
Secondo l’autorevole storico del cinema italiano, Gian Piero Brunetta, autore della prima monografia sullo studioso acese, è stato un Maestro per il cinema italiano, nel senso più completo del termine!
Mi piace chiudere questo mio contributo per ricordare Umberto Barbaro, con le sue parole:
Cultura non è sapere quante più cose possibili, ma amarne quante di più è possibile!

Mario Patanè

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