Suggestione e commozione sono gli elementi della Settimana Santa che uniscono i tradizionali riti liturgici alle molteplici rappresentazioni della Passione di Cristo, che da secoli si svolgono in tutte le comunità cristiane.
I riti pasquali sono espressione genuina della pietà popolare e della religiosità di un popolo. E manifestano l’essenza del mistero sacro oltre a una preziosa cultura legata all’identità di una comunità.
Le tradizioni legate alla Pasqua ad Acireale si fondono con i consueti appuntamenti della liturgia pasquale. Il Giovedì Santo nella Cattedrale di Acireale si rinnovano le promesse sacerdotali durante la messa crismale, durante la quale il vescovo della Diocesi mons. Antonino Raspanti, benedice gli oli santi.
In questa settimana la Passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo rivivono nei riti che precedono la Pasqua.
Rita della Settimana Santa: i sepolcri
Nel tardo pomeriggio ancora in Cattedrale viene celebrata la messa in coena Domini con il rito della lavanda dei piedi. Come da tradizione in questa serata i fedeli visitano gli altari della reposizione, i cosiddetti “sepolcri”, allestiti nelle varie chiese. I “sepolcri”, in molti casi interessanti opere d’arte, sono allestiti con fiori, candele e chicchi di grano. La tradizione vuole che si devono visitare almeno tre altari, o comunque in numero dispari.
Le prime testimonianze nel territorio di Acireale delle processioni del Cristo Morto risalgono al 1300. Quando nell’attuale zona tra Capomulini, Acquegrandi e Reitana si portava in processione il Cristo Morto con un solenne corteo che toccava la zona di Aquilia Vetere.
Alla fine del ‘500 si rese necessario un nuovo percorso per la processione che si avviava dalla chiesa della Madonna dei Miracoli, oggi all’interno del cimitero, fino alla Matrice.
Padre La Nuzza creò il “mortorio”
Una rappresentazione più articolata della passione e morte di Cristo ad Acireale si deve principalmente al predicatore gesuita licatese Luigi La Nuza. Egli, nel 1656, anno della sua morte, si trovò ad Acireale operando diversi prodigi e radunando folle di fedeli che ascoltavano le sue prediche.
La Nuza avviò ad Acireale una sacra rappresentazione in piazza Duomo della Passione di Gesù, il “mortorio”. E individuò nella collinetta del SS.mo Salvatore la costruzione del calvario con la posa di tre croci. Iniziò così in città la processione del Venerdì Santo che si apre la notte tra giovedì e venerdì con uno dei momenti più suggestivi dei riti della Settimana Santa acese.
Il venerato simulacro del Cristo Morto di Acireale viene trasportato con un silenzioso corteo dalla Basilica dei santi Pietro e Paolo, dove il Cristo Morto è custodito, fino alla chiesa del SS.mo Salvatore, riaperta quest’anno dopo i lavori di restauro.
Il prezioso simulacro snodabile (usato anche per rappresentare la crocifissione) del Cristo morto fu donato alla congregazione del SS. Crocifisso nel 1732 dal membro della confraternita Pietro Paolo Valerio. E sostituì la vecchia statua.
Settimana Santa: la processione del Venerdi santo
La sera del Venerdì Santo si svolge la solenne processione cittadina organizzata dall’Arciconfraternita del SS. Crocifisso in San Pietro. Il Cristo morto sul catafalco, trasportato dai membri della Pia Unione delle guardie d’onore del Santo Sepolcro, accompagnato dalle statue dell’Addolorata, della Veronica e di san Giovanni evangelista, percorrendo Corso Savoia, giunge in Piazza Duomo tra due ali di folla commossa. Al termine, il Vescovo della diocesi detta una breve riflessione e il simulacro si depone nel sepolcro all’interno della Basilica dei santi Pietro e Paolo, in attesa della Pasqua di resurrezione.
Diverse sono le tradizioni legate al periodo pasquale, alcune scomparse, altre mutate e altre ancora riproposte fedelmente. Il “mortorio” non è più rappresentato. Fino a qualche decennio fa la morte di Cristo era contemplata dall’assenza di suoni che potevano distrarre il fedele dalla meditazione. Così si legavano le campane, non c’erano feste e le radio non trasmettevano musica. I riti liturgici erano scanditi dal suono della Raganella (una troccola di legno) usata anche per l’Ufficio delle Tenebre. La copia della Sacra Sindone del 1644 si portava in processione dalla Basilica di San Sebastiano.
Le tradizioni culinarie legate alla Pasqua
Infine ricordiamo le tradizioni culinarie del territorio legate alla Pasqua. Una volta in casa si preparavano i “cudduri cu l’ovu”, dolce preparato con del pane o della pasta reale a forma circolare con sopra delle uova sode decorate. Questo dolce in passato si donava in segno di rispetto e quanto più grande era “ ’a cuddura” e numerose le uova sopra, tanto più il rispetto e la stima erano grandi.
Altro dolce tipico locale per Pasqua sono le cassate, da cui il detto “cu nappi nappi de cassati di Pasqua”. Di pasta reale e zucchero è composto l’agnello accovacciato che si regala il giorno di Pasqua. L’agnello solitamente regge una bandiera o uno stendardo ed è circondato da frutta di pasta reale.
Antonio Trovato