Acireale / Vita difficile per i dipendenti dell’Ipab “Cristo Re”

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Dallo scorso 23 giugno i lavoratori dell’Ipab Oasi Cristo Re- Istituzione di Pubblica Assistenza e Beneficienza di via Maddem di Acireale sono in protesta a seguito dal mancato pagamento degli stipendi, l’ultimo percepito risaliva addirittura al mese di giugno 2013. Nonostante l’emergenza economica gravi sulle loro famiglie, i lavoratori hanno continuato a prestare la loro opera garantendo quotidiana assistenza agli ottanta ricoverati, fra cui disabili ed anziani provenienti da undici comuni convenzionati: Acireale, Catania, Aci Catena, Aci S. Antonio, Aci Castello, Mascali, Naro, S. Venerina, Valverde e Mascalucia. Anche ventitre minori immigrati non accompagnati dal 31 agosto 2013 “risiedono” presso la struttura acese.
Abbiamo sentito da una parte i portavoce del gruppo dei lavoratori, Franco Barbagallo, Maria Catena Santini e Rosario Pavone e, dall’altra, il direttore amministrativo dott. Angelo Rigano
-Quando avete percepito l’ultimo stipendio?
Santini
Abbiamo incassato luglio 2013”
– Come avete fatto a sopravvivere?
Barbagallo
“Questo è un bel dilemma! Con debiti, con soldi prestati, con finanziaria, qui si è arrivati al punto che si perde la casa perché non si può più pagare il mutuo, si parla oramai delle cinque euro per la benzina per venire a lavorare”.
Santini “Abbiamo sfruttato la rete sociale, la rete familiare, non c’è più dove andare a bussare; oltretutto è difficile attingere alle finanziarie perché molti di noi hanno richiesto la cessione del quinto dello stipendio e quando ti ritrovi con tredici mensilità non pagate entri nella black list, quindi nessuno ci fa prestiti e non possiamo fare il rinnovo del quinto”.Ipab Cristo re (1077 x 807) corretta
– Una protesta di 24 ore al giorno e mantenendo il servizio
Barbagallo
“Abbiamo deciso tutti insieme di iniziare questa protesta che, per la prima settimana è stata una protesta civile, e dall’ottavo giorno non avendo ottenuto risposta da nessuna parte, abbiamo continuato con una protesta più rumorosa, con tamburi, fischietti. Nel frattempo abbiamo coinvolto qualche sindaco che è stato dalla nostra parte, come quelli di Acicatena, Acireale, S. Venerina, Naro, che hanno predisposto dei mandati per circa centoquaranta / centocinquanta mila euro: con queste somme abbiamo ottenuto lo stipendio.
Alla terza settimana di protesta, abbiamo effettuato un corteo per le vie della città”. “Con le magliette tutte uguali con la scritta “vogliamo i nostri dirittti” -aggiunge la Santini– alla Villa Belvedere ci siamo fermati e abbiamo fatto un flash mob e poi siamo tornati indietro fino a piazza Duomo”. Barbagallo “In piazza Duomo abbiamo incontrato mons. Raspanti che ci aspettava. Abbiamo parlato con il vescovo, è stato solidale”.
– Sapete se i fornitori vengono pagati?
Santini
Hanno arretrati anche loro”.
– I comuni hanno pagato o pagano in ritardo?
Santini
“Alcuni ospiti pagano la retta in proprio, altri, con pensioni minime, pagano una compartecipazione al comune, che paga tutta la retta. Ma i comuni non lo fanno puntualmente”.
– Si è parlato di acquisto di immobili da parte dell’Ipab
Santini
“ Non c’è stato di acquisto di immobili, si tratta di una transazione. Il comune di Acireale doveva delle somme cospicue all’ente, parliamo del 2005 – 2007, così ha dato come transazione il vecchio immobile dell’Istituto Case Popolari, dimezzando un poco il debito che aveva”.
– Oltre al vescovo, chi è stato sensibile alla vostra protesta?
Santini
“E’ venuto il sindaco di Acireale, due volte, e l’on. D’Agostino”; alla terza settimana due di noi si sono incatenate ai cancelli, per cinque giorni e cinque notti, siamo state abbandonate, tranne che dastampa e televisione. Poi, tramite il vescovo di Acireale, abbiamo avuto l’incontro con il Prefetto di Catania che ha ascoltato le nostre problematiche e conosceva un po’ la nostra situazione perché alcuni giorni prima vi era la stata la protesta di tutte le Ibab. Successivamente c’è stato un altro ’incontro cui hanno partecipato l’Asp, il vescovo, il sindaco di Acireale, i portavoce del gruppo”.
“Abbiamo un contenzioso con l’Asp- continua Santini – di più di un milione e quattrocento mila euro, perché prima nella retta socio assistenziale degli ospiti veniva aggiunta anche la retta socio sanitaria; ad un certo punto questa retta l’anticipavano i comuni, siccome l’Asp non pagava, hanno sospeso la retta socio sanitaria ed in questo momento stanno pagando solo la retta socio assistenziale che è di quaranta euro al giorno per ogni ricoverato. Una somma irrisoria perché il nostro ente fornisce ventiquattro ore al giorno l’infermiere professionale, l’operatore Osa, tre volte la settimana vi è il medico della struttura, il fisioterapista, barbiere e parrucchiere, psicologo, assistente sociale. Per i ventitre minori che dal 31 agosto sono qui l’ente non ha ricevuto nemmeno un centesimo e non si sa chi deve pagare”.
– Dei momenti di crisi, quale quello più critico?
Santini
“Quando siamo saliti sul tetto avanzavamo quattro mesi . Con il comune di Acireale prima avevamo quarantacinque convenzionati, ora sono venticinque. Il comune non manda ospiti perché non puo’ pagare; allora ,se lei ad esempio prende una pensione di duecento ottanta euro di invalidità e non puo’ pagare in nessun posto la retta, dove dovrebbe andare ?”.
Abbiamo incontrato anche il direttore amministrativo dell’Ipab Oasi Cristo Re, dott. Angelo Rigano, il quale precisa i minori sono ventidue e non ventitre.
– Delle criticità, questa è la peggiore?
“Non era mai accaduto; a dicembre del 2011 avevamo chiuso tutte le pendenze con i lavoratori, a dicembre 2012 siamo usciti fuori di qualche mese, forse due mesi, poi il 2013 è stato l’anno drammatico “.
– Se non si incassa non si può pagare, quali i crediti?
“I crediti sono verso le amministrazioni comunali, ognuna secondo l’utenza che ha in carico”.ipab cristo re 3 (1077 x 807) corretta
– Vi è anche l’Asp?
“L’Asp è un discorso indiretto, noi non abbiamo crediti diretti nei confronti dell’Asp, ce l’abbiamo sempre nei confronti dei comuni che anticipano le quote anche per conto dell’Asp e poi esercitano la rivalsa nei suoi confronti. La criticità ha origine dalla scheda di valutazione multifunzionale dell’ospite che viene redatta dall’Unità Operativa Geriatrica dell’Asp di Catania. Questa scheda deve rilevare il grado di non autosufficienza, in base al quale l’Asp riconosce una integrazione della retta o meglio dovrebbe riconoscerla, mentre da diversi anni l’Asp aggiunge a questo certificato di valutazione una postilla, che aggrava il processo amministrativo. Secondo l’Asp, infatti, non basterebbe più il grado di non autosufficienza, ma occorre che la persona presenti delle patologie acute o sub acute, ma questo non è contemplato dalla legge.”
“Noi curiamo anziani che sono affetti da patologie croniche vegetative, e quando sopravviene una patologia acuta o sub acuta li ricoveriamo in ospedale, secondo la gravità, certo se si tratta di una febbre la curiamo qui in struttura, altre cose più importanti vengono curate in ospedale. Alla patologia acuta o sub acuta corrispondono delle prestazioni sanitarie, mentre la legge che disciplina l’integrazione retta per persone non autosufficienti afferisce ad un altro concetto. Imboccare l’anziano, curarne l’igiene intima, cambiare il pannolone, sollevarlo con il sollevatore, aiutarlo nella mobilitazione, sono tutte prestazioni assistenziali a rilevanza sanitaria; il Ministero ha stabilito che tutte queste prestazioni contengono una componente sociale ed una componente sanitaria che non sono scorporabili l’una dall’altra, allora il Ministero ha stabilito che la spesa di queste prestazioni deve gravare in parta sulla sanità ed in parte sul sociale che è il Comune. Questa è la legge, mente l’Asp di Catania pare abbia inventato quel procedimento per sottrarsi, a mio parere, all’obbligo di pagamento della retta integrativa. L’anziano non autosufficiente ha bisogno di un trattamento differenziato che è diverso da quello di un anziano autosufficiente, tanto è vero che la Regione Siciliana impone uno standard di personale rigoroso per i non autosufficienti: piu’ personale Osa e infermieristico, in proporzione alla loro presenza nella struttura. Di contro, non viene riconosciuta l’integrazione retta. Il Tar ha dato ragione all’Asp, noi abbiamo giudicato questa sentenza iniqua e l’abbiamo già impugnata davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa, nella speranza che il CGA possa farci giustizia. Purtroppo anche gli Assessorati alla Famiglia e Salute, non sono mai intervenuti in maniera perentoria; a farne le spese sono gli Istituti che non ricevono l’integrazione, e agli utenti è come se venisse negato un diritto costituzionale alla salute.
Poichè sono prestazioni inscindibili, noi le forniamo comunque, perché non si possono scorporare la parte sanitaria da quella assistenziale. Abbiamo perso questo ricorso ma, se ci sono le condizioni ,andremo anche alla Corte di Giustizia europea perchè le prestazioni assistenziali a rilevanza sanitaria sono una cosa e le prestazioni sanitarie sono altra cosa. Le prime curano le patologie croniche degerative e le altre curano le patologie acute e sub acute” .
– E’ a conoscenza se le altre Asp hanno adottato provvedimenti analoghi?
“E’ una situazione un po’ diffusa in tutte le Asp della Sicilia: alla base, non ci sono fondi sufficienti per pagare queste quote, e hanno messo in atto questo procedimento che io definisco aggravatoperché non afferito alla norma. Poi vi è un sistema tariffario inadeguato stabilito dalla Regione che risale al’ 96 e non copre il costo del servizio. Per la generalità degli utenti sono previste circa quaranta due / tre euro al giorno, nettamente insufficienti perché un ente come il nostro non eroga solo servizi alberghieri, ma deve dare assistenza infermieristica, tutelata, sanitaria, la fisioterapia, l’animazione, la lavanderia, barbiere e parrucchiere, accompagnamento a visite esterne. Questa era la seconda criticità. La terza criticità è data dal fatto che la Regione prevede con una legge l’erogazione annuale di un contributo alle Ipab, fino al raggiungimento dell’ equilibrio economico di bilancio attraverso la stipula delle convenzioni con i comuni. Ebbene, il contributo che prima era del 100%, poi del 70%, lo scorso anno del 16%, quest’anno non si sa, da diversi anni, era destinato a pagare gli oneri del personale, ma la finalità era di raggiungere l’equilibrio economico.
Per consentire un bilancio a pareggio, la Regione avrebbe dovuto adeguare anche il sistema tariffario, ma se riduce anche i contributi, i bilanci delle Ipab come si devono pareggiare? Se poi si aggiunge il ritardo con le amministrazioni comunali che non pagano puntualmente le rette, il risultato è quello che vediamo”.
– Quando potrà essere pagato un altro stipendio?
“Sfera di cristallo non ne ho, tutto è subordinato ai versamenti che fanno i comuni; ad oggi non abbiamo ricevuto niente per i minori dai comuni di Catania ed Acireale. Per gli anziani avanziamo dei crediti e vi sono dei contenziosi con i comuni di Mascalucia, Mascali, Militello: diffida, decreto ingiuntivo, poi il comune blocca e pagherà quando ci sarà la sentenza. Nonostante questa azione di protesta, condivisibile, noi abbiamo uno scopo umanitario: l’Ipab spesso si sostituisce alle istituzioni quali i comuni, a volte i ricoveri li facciamo noi in proprio anche a fronte di una pensione di cinquecento euro. Altro che costo del servizio, stiamo facendo un’opera quasi di carità; è importante che la Regione faccia la riforma e dia a questi enti, il giusto peso, così come l’hanno avuto per oltre cento anni, da quando era stata emanata la legge Pissi, che riconosceva loro una funzione sociale di assistenza al povero e al bisognoso”.

Giovanni Puglisi

 

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