Nella sala Cosentini della Biblioteca Zelantea, si è svolta la conferenza del prof. Eugenio Magnano di San Lio dell’Università di Catania sull’architetto acese Paolo Amico Guarrera.
Il presidente dell’Accademia, dott. Giuseppe Contarino, nella sua introduzione, mette in luce il valore del patrimonio architettonico della città di Acireale.
Il professore traccia il profilo biografico dell’architetto, nato nel 1823, figlio del noto “capomastro” Antonino. Esperto d’idraulica e insigne studioso dei trattati di architettura mitteleuropea del centro Europa, di cui subì l’influsso,Guarrera fu ammiratore dell’architetto catanese Giuseppe Palazzotto e del Vaccarini.
L’artista fu molto impegnato nei suoi lavori per palazzi e chiese, nelle antiche vie piuttosto strette di Acireale, dando un’impronta indelebile d’arte barocca – rococò alla città. Ristrutturò la chiesa del Crocifisso del 600, dopo il terremoto del 1783. Lavorò ad Aci Catena nel palazzo del principe Riggio, in Aci Sant’Antonio e in altre località del territorio.
Attraverso il video, il pubblico può ammirare diverse opere di Paolo Amico Guarrera, quali i palazzi Scudero in via Dafnica; altri, quali Fichera, Corvaja, Gambino, Pennisi Fiorini; il maestoso palazzo del marchese Vigo; l’ Amico Scalia in via Scinà, dove ancora esistono interventi architettonici in pietra bianca e lavica. I mascheroni straordinari dei Flavetta sono in pietra lavica, dato l’alto costo di allora della pietra bianca. Suggestiva la chiesa di San Francesco di Paola; la chiesa di Odigitria, molto complessa; piccolissima, quella di San Cosimo a croce greca; la chiesa di San Giuseppe di Acireale e quella di Aci Catena con una bella scalinata; la porta in rococò raffinato della sacrestia e il portale laterale della Basilica di San Sebastiano; il Conservatorio delle vergini e la chiesa di Santa Venera, di forma ovale; a croce latina, la chiesa di Mangano con un prospetto singolare, dove l’artista sperimentò forme architettoniche nuove.
Si conservano disegni di chiese e palazzi. Disegnò molti altari, tra i quali di grande prestigio quello della Basilica di San Sebastiano. I marmorari erano delle botteghe di Taormina.
La quantità di perizie, sostiene il prof. Magnano, è enorme, essendo Paolo Amico, molto apprezzato dai committenti acesi anche come ingegnere. Per inciso, poichè la fortuna di Acireale si basava sulla coltivazione della vite, con la produzione di ottimi vini, egli fu anche l’artefice dell’arginatura del torrente Santa Lucia, che, straripato, aveva arrecato gravi danni.
Segue un dibattito, con interventi dell’ing. Giuseppe Rossi e del dott. Giuseppe Contarino.
Anna Bella