Quando si realizza una foto lo si fa perché quel qualcosa che stiamo osservando ci stimola un certo interesse, ci attrae, cerchiamo di farla nostra. Poi comprendiamo che quello che abbiamo “catturato” ha una sua storia, molte volte interessante alle volte no, o magari se ne prende consapevolezza successivamente.
Ogni volta che fotografo la statua marmorea di San Giovanni Battista, posta nel molo di Acitrezza, non posso non pensare alla storia che c’è dietro, una storia che merita di essere raccontata, una storia fatta di amicizia e di fede, una storia iniziata nel 1992 e realizzata esattamente 25 anni fa. Una storia fatta di gesti semplici, da persone semplici. Una storia di devozione appartenente ad una comunità, attraverso l’impegno e la passione di un gruppo di amici.
Acitrezza da sempre è stata devotissima al suo Santo Patrono San Giovanni Battista, ogni “trizzoto” ha nella propria casa o nella propria barca un’immagine che ritrae la statua lignea del Battista. Acitrezza si sa, nasce e si sviluppa come borgo marinaro e ogni pescatore, da sempre, prima di uscire con la propria barca ha sussurrato una preghiera al proprio Santo, magari volgendo lo sguardo verso la chiesa. Ma sarebbe stato bello che ci fosse stato lo sguardo del Santo a seguire i pescatori sino a poco prima di uscire dal porto e fosse stato il primo sguardo ad accoglierli al loro rientro. Tale idea si concretizzò nei pensieri di un gruppo di amici fraterni, un’idea apparsa come un “lampo di fede”, come scrisse Seby Patanè. Concretizzare un’idea non sempre è facile, ma quando la forza di volontà si congiunge con la fede nulla è impossibile, così i nostri amici cominciano a diffondere l’idea tra i paesani e si decide anche di sentire il parere del parroco, don Salvatore Coco, da poco alla guida della parrocchia.
Don Salvatore incoraggia con entusiasmo il gruppo, comprendendone il genuino gesto. “Mi ricordo che mi fecero vedere il progetto, i disegni. Erano entusiasti, è stato davvero un bel momento per la nostra comunità trizzota”, una comunità che allora festeggiò i 19 anni di sacerdozio del parroco, che da poco, insieme alla comunità di Aci Platani, ne ha festeggiato i 44 anni. Nonostante le prime difficoltà tecniche, tra bocciature del progetto e richieste di autorizzazioni, i nostri amici non si arresero e mentre, da una parte, ci si muoveva per predisporre il necessario burocratico, dall’altra ci si organizzava
per individuare l’artista che potesse realizzare una copia fedele della statua lignea venerata in chiesa, però in marmo.
Furono interpellati “tanti scultori in Sicilia, ma nessuno era all’altezza di realizzare quest’opera” come ha scritto Giovannino Valastro nel suo libro “Ricordi di un pescatore”*, uno dei protagonisti della nostra storia di amicizia e di fede. Destino (?) poi ha voluto che un giorno, mentre Giovannino stava seduto a “La casa dei pescatori”, sfogliando un quotidiano si è imbattuto in un’immagine di una Madonna posta a Zafferana Etnea. Dopo una rapida consultazione, gli amici decisero di andarla a vedere da vicino e nel momento in cui si ritrovarono a cospetto della statua, compresero che lo stesso autore avrebbe concretizzato la loro idea.
Nel frattempo si è giunti nel febbraio del 1994, erano trascorsi già due anni da quando il lampo di fede aveva illuminato il gruppo di amici. Finalmente il 12 dello stesso mese, Giovannino Valastro, Orazio Valastro e Santo Vittorio si recarono ad Avenza per incontrare lo scultore Dino Gualtieri, raggiunto in precedenza telefonicamente. Dell’incontro tra lo scultore e il gruppo di amici abbiamo un dettagliato resoconto fatto da Giovannino nel suo libro. A me ha colpito un passaggio di quanto descritto a proposito della prima impressione che si è avuta con l’artista: “non era uno scultore, era uno di noi”.
Personalmente credo che in questa frase c’è tutta la sensibilità e l’umiltà di un incontro che difatti a distanza di 25 anni ha stabilito un reciproco rapporto fatto di stima e rispetto. Un incontro che a distanza di tanti anni così ricorda lo scultore Gualtieri, raggiunto grazie alla collaborazione del figlio Roberto, anche lui scultore di terza generazione: “In più di cinquant’anni di esperienza ho conosciuto pochissime persone educate ed oneste come loro. Ricordo anche di qualche partita giocata a carte mentre si parlava del più e del meno. Nel fare la statua ho sentito tutta la responsabilità che loro avevano nei confronti dei propri compaesani, ho fatto tutto con molta passione e alle volte, immerso nel lavoro, dimenticavo di andare a pranzare. Davvero un ricordo affettuoso”.
Mi piace immaginare lo scultore immerso nel lavoro a tirar fuori la nostra Statua, alta circa due metri e trenta, da un blocco di marmo di Carrara di circa quattro tonnellate e mi sovviene in mente la citazione di Michelangelo: “Il marmo contiene già in sé la figura. L’artista non deve far altro che liberarla”. Pattuiti tutti gli adempimenti tecnici ed economici, i tre amici, dopo la cortese ospitalità dello scultore, rientrarono felici come dei bambini nel proprio paese.
Abbiamo già detto del destino (?) che curiosamente fece conoscere lo scultore e, ancora una volta, qualcosa di imprevisto accadde poco prima della conclusione dei lavori. Quando “uno dei membri del gruppo di amici”, Orazio, insieme a Giovanni Finocchiaro (autore della foto della statua in lavorazione, gentilmente concessa), si recarono nuovamente ad Avenza per verificare di persona l’avanzare dei lavori, un “piccolo disappunto, superabilissimo, li coglie di sorpresa” come ha scritto Patanè.
Il volto del Grande Santo, ha bisogno di un lieve accorgimento agli occhi per essere identico alla statua lignea venerata ad Acitrezza. Così da li a poco, facendo le opportune modifiche, l’imprevisto che aveva messo in ansia i nostri amici viene risolto.
Il tempo passa inesorabilmente, il 24 giugno si avvicina e cresce l’attesa per il grande evento, ma al contempo bisogna ancora ultimare la raccolta dei fondi necessari per il pagamento della statua. Per i protagonisti dell’iniziativa è il momento di fare un ulteriore sforzo e infatti, tra le cospicue somme avanzate dal gruppo di amici, e dall’ampia solidarietà del paese, si riesce a trovare la somma pattuita.
Finalmente il 22 giugno 1995 arriva la Statua, sbarcata il giorno prima al porto di Catania. Nelle foto, gentilmente concesse da Salvo Valastro (figlio di Orazio), si vedono i momenti della posa della Statua con l’aiuto di Giuseppe Barbagallo alle manovre. La Stele sarà poi benedetta giorno 24 dal vescovo Giuseppe Malandrino davanti ad una folla commossa.
Sono trascorsi 25 anni da quando il benevolo volto di San Giovanni Battista, posto nel porto foraneo, accompagna con la sua Protezione il suo popolo di pescatori. In questi 25 anni la comunità trizzota è stata guidata da tre parroci, don Salvatore Coco, don Giovanni Mammino (nominato tre anni fa Vicario Generale della Diocesi di Acireale) e l’attuale don Carmelo Torrisi, il quale si unisce “con gioia alla scelta fortemente voluta dalla Comunità. Collocare la statua del Santo Patrono in prossimità del molo rafforza sempre di più l’intenso rapporto di fede tra i pescatori e il proprio Protettore. Appena saranno modificate le attuali disposizioni legate al covid-19, insieme alla Commissione Festeggiamenti San Giovanni Battista, la Confraternita San Giovanni Battista, io e don Orazio Sciacca renderemo il doveroso omaggio a questo storico evento”.
Un lampo di fede ha scosso un gruppo di fraterni amici, sempre uniti, sempre pronti a portare avanti con caparbietà le proprie idee, facendole condividere all’intera Comunità.
Quanto descritto vuole essere un doveroso omaggio all’amicizia, quella sincera, fatta da persone per bene, orgogliosi e fieri di essere riusciti a portare avanti un progetto iniziato e finito insieme. In questi 25 anni alcuni di questi amici ci hanno lasciato, ma il loro ricordo e il loro impegno è vivo tra la gente e tra i familiari.
La realizzazione di questa grande “impresa” è stata molto faticosa e solo grazie alla solidarietà dei trizzoti (e grazie anche al contributo dell’Amministrazione di allora) è stato possibile portarla a termine. Da quel lampo di fede si è potuti assistere ad un grandissimo slancio amorevole da parte di un gruppo di persone per il proprio paese e per il proprio Santo Protettore.
Di seguito, come riporta Giovannino nel suo libro, i nomi di tutti coloro che hanno partecipato “a questa grande impresa”: Valastro Giovannino, Valastro Orazio; Valastro Salvatore; Valastro Camillo; Valastro Mario; Valastro Antonino; Vicari Giovanni; Vittorio Santo; Finocchiaro Antonino.
Max Vittorio
*”Ricordi di un pescatore. Storie di vita vissuta e di settant’anni di pesca.” Di Giovannino Valastro