“E’ come avere un tesoro nascosto” con queste parole Nino De Maria inizia la presentazione del libro di poesie “Gabbiani”, scritte da Maria Laura Tringale e presentate a Villa Fortuna, un moderno edificio che si affaccia sul mare blu di Acitrezza. Di fronte, lo spettacolo dell’isola Lachea e dei faraglioni, prodigi della natura che richiamano alla mente gli antichi miti greci. Il pittore Andrea Sposari, li ha voluti rappresentare sulla facciata di Villa Fortuna: la disperazione di Galatea per la morte di Aci, e la vendetta del Ciclope nei confronti di Ulisse.
L’evento promosso dalla Voce dello Jonio, editrice del libro, e dall’Università popolare Giuseppe Cristaldi è iniziato con i saluti di Massimo Pellegrino, presidente della Proloco, associazione che ha ospitato la manifestazione. A seguire i saluti di Saro Bella, presidente dell’UPGC. Gli interventi musicali che hanno caratterizzato i diversi momenti della mattinata, sono stati curati da Gesuele Sciacca e da Daniela Greco.
Rosa Maria Garozzo ha introdotto la raccolta “Gabbiani”

A Rosa Maria Garozzo il compito di introdurre, guidare e animare l’incontro a cominciare dall’immagine con la quale ha presentato Maria Laura Tringale. Immagine che fa riferimento al disegno di gabbiani riprodotto in copertina, e realizzato da Giancarlo, figlio di Maria Laura, e che può essere letta come una metafora della personalità della madre.
Per chi non l’ha conosciuta, ci sono anche le parole del marito, ing. Nino Ortolani e quelle commosse della figlia Maria. Entrambi ricordano il senso di responsabilità e di impegno che esprimeva nell’adempimento dei suoi ruoli: nel privato, di moglie e madre e nel pubblico, con la formazione delle donne e degli uomini del futuro.
“… e le labbra dichiuse al sorriso, mi ripagano d’aver creduto allora, nell’uomo di oggi”, come recitano i versi della poesia dal titolo “Ex alunni”.
La lettura di alcune poesie è stata affidata a tre socie, nonché componenti del Direttivo dell’UPGC: Lella Costa, Carmen D’Anna e Giovanna Di Bella. Fra le 61 pubblicate, ciascuna di loro ne ha scelto 3, in base alle emozioni provate, cosi come sinteticamente hanno dichiarato, prima della lettura. A seguire gli interventi di Giuseppe Vecchio e di Rita Messina.
Gli apprezzamenti del direttore Vecchio
Il direttore de “la Voce dell’Jonio”, Giuseppe Vecchio, ha ricordato la collaborazione della professoressa Maria Laura Tringale con il giornale, fatta di articoli e recensioni mai banali. Scritti che dimostrano la profonda cultura dell’autrice. E, nello stesso tempo, la sua umanità, ricca e sensibile, che si dimostrava nel modo attento e rispettoso di porsi dinanzi all’argomento da trattare e al personaggio da intervistare.
“La Tringale – ha ricordato Vecchio – era appassionata di giornalismo e, quando la invitavo a seguire un evento e, per impegni familiari o scolastici, doveva rifiutare, se ne dispiaceva e si scusava”.
Toccante il ricordo dell’ultimo colloquio (telefonico) tra il direttore e la professoressa Maria Laura. “Era rientrata, da alcuni giorni da Roma dov’era stata per quelle che (lei ne era pienamente cosciente) sarebbero state e furono le ultime cure. La chiamai, mi rispose con voce squillante e, togliendomi subito dall’impaccio di porgerle io la domanda più naturale e pure, in quelle circostanze, oltremodo delicata, mi chiese lei come stessi io. Le risposi e ribattei la domanda. Mi disse, con voce ferma e chiara, che si stava preparando al Grande Incontro. Mi è rimasto il ricordo di una donna impregnata di una profonda fede e di un coraggio esemplare”.
Rita Messina editor di “Gabbiani”
La professoressa Rita Messina, editor de “La Voce dell’Jonio”, ha attenzionato il libro, del quale è anche prefatrice, dal punto di vista tecnico e stilistico. Ha sottolineato il fatto che le poesie descrivono diversi momenti e fasi della vita dell’autrice. “Autrice – ha ricordato – che non ho conosciuto ma la cui personalità è emersa piuttosto chiaramente da ogni parola, scelta con cura per i componimenti, i quali sono stati creati in diversi momenti. Lo indica il loro stile eterogeneo”.
La professoressa Messina ha citato alcune poesie. Quelle dedicate alla realtà quotidiana esaltano i sentimenti e i rapporti umani. Ne è esempio – ha sottolineato – la descrizione della bambina, che, seduta sulle gambe della nonna, è intenta ad ascoltare le sue storie. Emblematica, secondo la relatrice, è la gioia nel vedere i delfini guizzare nel mare. La scrittrice li ha definiti “duplice lampo”.

Rita Messina ha rilevato, poi, nei versi la formazione classica dell’autrice. Ne ha analizzato il lessico, a volte semplice, a volte articolato e ricercato. Ne ha riportato le diverse e numerose figure retoriche, nonché la predilezione, in alcuni casi, per lo stile nominale.
E poi ha rilevato i vari e ricchi i modi scelti per descrivere la propria terra. Come per l’Etna, che è “un gigante in gara con il sole”. Altra osservazione, da parte della prof.ssa Messina, la scelta del dialetto per una sola poesia. Quella dedicata alla Madonna, il racconto della sua vicenda e del suo dolore. La docente ha concluso così il quadro d’insieme relativo alla poetessa.
L.V.