Le note di “La vita è bella”, “Cantico delle creature” e “L’amico è” risuonavano nell’aria nella sala teatro della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria mentre una voce leggeva in sottofondo stupende frasi di autori illustri, da Silio Italico 25–101 D.C. a Nelson Mandela, passando da Martin Lutero a Cartesio al Mahtama Ghandi. L’incantesimo si faceva sempre più struggente mentre le luci si spegnevano e man mano si accendevano le candele (nella foto a sinistra) della “Luce della Pace” fino ad illuminare la sala procurando un calore indescrivibile nel cuore dei presenti.
Ma cosa era successo? Proviamo a descriverlo partendo dall’inizio anche se sappiamo bene che non è facile trasmettere con uno scritto le sensazioni del cuore che solo la presenza fisica può farci sentire.
Andiamo con ordine. Alle 7 del mattino di domenica 11 Dicembre, come succede ogni anno ad Acireale da ben 10 anni, è arrivata la “Luce della Pace di Betlemme”. È un’esile fiammella accesa da un bambino austriaco che dal 1986 la porta in volo a Vienna. Da li si propaga in tutta Europa. Non è un fuoco miracoloso. È solo una luce di pace che serve ad illuminare la mente degli uomini di buona volontà, senza distinzioni di colore, razza o religione. Qui ci piace riportare il pensiero di un giovane anonimo letto dalla voce parlante mentre nel buio della sala si propagava la “Luce della Pace” con l’accensione delle candele: “La Pace è un grande cerchio che comprende belli e brutti, bianchi e neri, sani e malati, che si uniscono per aiutare le persone più sfortunate di loro con l’amore e la fraternità”.
È stato questo spirito, questa consapevolezza, a convincere gli adulti scout della Comunità MASCI di Acireale a modificare la strada fin qui percorsa per fare propagare la “Luce”. Non più tramite le parrocchie, ottimo veicolo di propagazione, ma facilmente raggiungibile dai giovani scout dell’AGESCI. Quest’anno è stata tentata la strada degli ultimi: gli eztracomunitari residenti ad Acireale. Sono stati invitati marocchini, algerini, ghanesi (erano stati invitati anche i cingalesi che però hanno disertato l’incontro) ed è stato chiesto di portare una loro testimonianza sul significato della “Pace”.
Rosanna Scuto, magister della Comunità MASCI di Acireale, ha accolto gli ospiti dando loro il benvenuto e descrivendo il significato e la storia della “Luce”. La parola è passata quindi al giornalista Raffaele Musmeci del Giornale di Sicilia che ha fatto da conduttore-moderatore della serata.
Ismail Bouchnafa, marocchino, membro della comunità islamica di Sicilia, residente da 21 anni ad Acireale ha raccontato la sua esperienza in Italia precisando che lui non si sente più uno “straniero”. Ha sollecitato i presenti, lui che sicuramente non è il nababbo del momento, ad aiutare, come da tempo fanno quelli della sua comunità, la popolazione somala perchè in Somalia si muore ancora per una brocca d’acqua o per un tozzo di pane. Ha portato il suo contributo anche la figlia 15enne di Ismail. La ragazza è nata in Italia e studia nelle nostre scuole. Dalle sue parole, come da quelle del padre, traspare il desiderio di essere riconosciuti italiani perchè così si sentono per nascita o per il lungo tempo vissuto sul suolo italiano.
Toccante e volte commovente è stato l’intervento di Kwame Amanfo, un rifugiato di 25 anni proveniente dal Ghana residente in una comunità di accoglienza di Aci S. Antonio.
Il giovane è sposato ed ha una figlia di tre anni che vive in strada nella sua terra natia chiedendo l’elemosina per mangiare. Kwame viveva con il padre, la moglie e la figlia coltivando la terra del padre. “Io sono cristiano perchè mia madre mi portava in chiesa sin da piccolo”, mio padre è pagano “Lui mi ha forzato a venerare il suo piccolo dio” ed io non accetto di seguire la sua religione. “A causa di questi problemi lui ci ha cacciati via. Mi ha tolto i terreni che coltivavo perchè appartenevano a lui. Infine –così continua Kwame- ha pagato tre giovani per uccidermi …….. ho deciso di scappare in Libia”. Dopo due mesi di permanenza in Libia, quando è iniziata la guerra, è scappato su una barca con destinazione Italia. “Adesso sogno di ottenere i documenti (l’asilo politico) così potrò lavorare e mandare i soldi per mia figlia”. “Per favore abbiate misericordia di me”.
La serata continua; in essa si incrociano i sentimenti, intimi, se vogliamo, di Ismail con quelli commoventi di Kwame, per passare ai desideri di Edward Kofi Mensah, anche lui rifugiato politico, che intrattiene i presenti cantando una sua canzone dal ritmo coinvolgente, con la speranza di potere continuare a vivere in Italia da uomo libero ed in pace.
La testimonianza del MASCI è affidata a Nino Leotta che con la sua verve racconta aneddoti della sua vita giovanile. Volendo condensare il suo intervento si può dire che noi scouts ci siamo impegnati a inventare il modo per caricare il cuore dell’energia dell’amore. Per sprizzare amore. Per inondare di luce il buio dell’egoismo, dei pregiudizi, dell’ignoranza. Rispettando le diversità ed apprezzando ciascuno nella sua dignità e umanità. Abbattendo ogni muro e lanciando dei ponti.
Dai racconti, dal vissuto, si passa all’allegria suscitata dai componenti dell’Associazione Mago Merlino che con giocolieri e prestigiatori si guadagnano l’applauso sincero ed istintivo di tutti i presenti, in particolare dei giovani rifugiati che forse vedevano per la prima volta uno spettacolo del genere.
Torna in pista Nino Leotta che fa formare un cerchio ai partecipanti per cantare insieme, in italiano, francese, inglese e nostrano (dialetto siciliano) la canzone dell’amicizia “di più saremo insieme, insieme, insieme – di più saremo insieme – più gioia ci sarà”. È il preludio per la propagazione della “Luce della Pace” con l’accensione delle candele.
La consuetudine meridionale di concludere ogni incontro facendo partecipare anche la pancia prende il sopravvento. Così come tutti i salmi finiscono in gloria, la serata finisce con la gloria della tavola. Pizzette ed arancini, intervallati da piatti familiari preparati dai soci del MASCI si assottigliano velocemente. Rigorosamente vietata la carne per rispetto degli ospiti musulmani.
I saluti sono stati commoventi, ognuno aveva il suo motivo interiore, ma tutti erano soddisfatti dell’incontro. Sarà stata la novità, sarà stato il sentirsi accolti a braccia aperte, sarà stata la consapevolezza di aver potuto regalare un momento di affetto a degli sconosciuti da rispettare così come è da fare con ogni persona umana. Non ne conosciamo il motivo, la verità non la sapremo mai; l’auspicio è che sia una porta che si è aperta secondo lo spirito della “Luce della Pace” che l’anno prossimo tornerà a trovarci per portare un altro afflato di Pace.
Pippo Sorrentino e Leonardo Sorrentino