Tra le tante informazioni che ci fornisce la meridiana di Acireale nelle iscrizioni riportate lungo i bordi, ci sono anche le indicazioni relative alla durata massima e minima del giorno (rispettivamente in corrispondenza dei solstizi estivo ed invernale); chiaramente sono delle indicazioni strettamente legate alla nostra latitudine, come ben ci spiega l’ing. Ortolani in questa puntata della sua rubrica. Intanto si avvicina l’equinozio d’autunno, che si verificherà quest’anno il 23 settembre alle 8,49 (ora italiana).
“DURATA DEL GIORNO” è uno dei dati che Peters si preoccupa di fornire ai “Signori di Acireale” che gli avevano commissionato la meridiana.
MASSIMA: 14 H 46’,4; MINIMA 9 H 33’,8. Questi valori si riferiscono alle ore di Sole (dal sorgere al tramonto) del giorno del solstizio estivo e di quello invernale (approssimativamente 21 giugno e 21 dicembre). Da notare che la “durata del giorno”, al crescere della latitudine (cioè spostandosi verso il Polo Nord) va crescendo fino ad arrivare al giorno polare nel periodo estivo (tra l’equinozio
di primavera e quello autunnale). Tra la metà di settembre (equinozio d’autunno) e metà marzo (equinozio di primavera) le giornate si accorciano verso il Polo fino a raggiungere la notte polare.
Il peso sociale del segnale orario che dà l’ora esatta
Le unità di misure di lunghezza e la durata delle ore lavorative di una giornata sono dati di valore socio-economico forniti dall’astronomo danese, forse per motivi legali. In questo contesto si può dedurre Il peso sociale del segnale orario fornito dal suono della campana che annuncia “l’ora esatta”.
Chi non si spiega perché le autorità del tempo abbiano ordinato la costruzione della meridiana, dato che nelle case c’erano gli orologi (a pendolo), non si rende conto che il “segnale orario”, col suo peso legale, era fornito dall’orologio solare della cattedrale. Nella seconda metà dell’Ottocento, con l’arrivo della ferrovia, si è avuto un orario uguale per tutta la nazione stabilito dal “Regio Decreto del 1893”. Prima di questa data i paesi della costa ionica avevano gli “orologi avanti” rispetto a Palermo: se ad Acireale suonava mezzogiorno, nel palermitano bisognava attendere quattro minuti.
Con l’avvento del “segnale orario” fornito dalla radio, e solo da allora, non si è aspettato “il suono della campana della Cattedrale” per “aggiustare” gli orologi.
Nino Ortolani