Adam fecit – 3 / Vitruvio, architetto e storico romano, ci fa conoscere i precursori di Copernico

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In questa puntata della sua rubrica, il nostro Nino Ortolani, continuando a parlare di orologi solari, ci parla di Vitruvio, architetto e storico romano, attraverso il quale veniamo a conoscere Aristarco ed Eratostene, due astronomi greci che in tempi non sospetti anticiparono le teorie di Copernico.

“Io faccio rimanere indietro di dieci gradi l’ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull’orologio di Acaz” (Is. 38,8). Questo messaggio del profeta Isaia al re Ezechiele che “in quei giorni si ammalò gravemente” (Is. 38,1) parla chiaramente dello “orologio di Acaz”, nel quale la misura del tempo avveniva mediante la lettura “dell’ombra sulla meridiana”. Questo testo di Isaia precede di alcuni secoli la scuola greca di Alessandria di cui facevano parte Aristarco (310 a.C. – 240 a.C.) ed Eratostene (284 a.C. – 192 a.C.). Al primo si deve lo studio sui movimenti della Terra – rotazione attorno al proprio asse e rivoluzione attorno al Sole, con ciò precedendo la teoria copernicana di quasi due millenni – nonché le distanze Terra-Sole e Terra-Luna. Al secondo si deve la determinazione della circonferenza del nostro pianeta.

Di questi precursori dell’astronomia e della geografia parla Vitruvio nel suo “De architectura”. Al capitolo nono l’architetto romano illustra i vari orologi nonché il metodo grafico per realizzare una meridiana e viene fornita una definizione di “Analemma: legge data dal corso del sole per trattare gli allungamenti e gli accorciamenti mensili del giorno mediante l’osservazione dell’ombra”. Nello stesso trattato si trova il valore della latitudine di alcune città tra cui, naturalmente, Roma (v. immagine).

Le traduzioni del “De architectura” che si trovano in commercio non riportano, nella maggior parte dei casi, i grafici di cui sicuramente era corredato il testo originario e che sono riportati in una edizione del periodo rinascimentale. Nell’immagine riportata in alto, che riproduce lo gnomone di Roma (e tratta proprio dal “De architettura”) lo stesso Vitruvio pone questa didascalia, per indicare l’angolo formato a mezzogiorno dei giorni equinoziali tra il raggio solare e un’asta verticale: “Delle nove parti dello gnomone ne fa otto d’ombra”.

Nino Ortolani

 

 

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