Nell’approssimarsi dell’equinozio d’autunno, che si verificherà quest’anno nella notte tra il 22 ed il 23 settembre, l’ing. Ortolani ci chiarisce ulteriormente l’importanza della nostra meridiana acese, ma ci fa capire pure tante cose alle quali talvolta non si fa caso.
“Ipse dixit”, e una discussione era chiusa. Quando su un argomento si era pronunciato Aristotele, i suoi discepoli non ne discutevano oltre; così Tolomeo, servendosi dell’autorità del “maestro”, mise fine alla problematica avanzata da Aristarco che sosteneva il movimento di rotazione della Terra attorno a se stessa e di rivoluzione attorno al Sole.
Oggi sappiamo che Copernico diede ragione ad Aristarco aprendo, anche se faticosamente, le ricerche che oggi ci permettono di navigare nello spazio. Sappiamo, ad esempio, che il Sole dista da noi circa otto minuti-luce (il Sole che vediamo è cioè quello di otto minuti addietro) e che conoscendo la velocità della luce e la distanza che ci separa dalla Luna – un secondo-luce, cioè trecento mila chilometri – si trova facilmente la velocità della Terra nella sua corsa attorno al Sole: trenta chilometri al secondo. Viaggiamo come su una grande “nave” attorno al Sole, ma si ha la sensazione di quiete assoluta: le nuvole, il fumo, tutto ciò che ci circonda non ci avvertono che stiamo percorrendo uno spazio da Catania a Messina in tre secondi. Solo le costellazioni, che riprendono le stesse posizioni dopo un anno, ci avvertono che dopo un giro attorno al Sole abbiamo percorso circa novecento milioni di chilometri. Guardando la meridiana di Acireale, nel corso delle quattro stagioni si può seguire lo spostamento del raggio solare da un estremo all’altro e tornare al punto iniziale.
Solo la rotazione del nostro pianeta attorno al proprio asse ci avverte che non siamo fermi. In quattro minuti esso ruota di un grado e, mentre in un punto qualunque del globo la velocità cresce con l’allontanarsi dal polo, nell’equatore risulta massima superando la velocità del suono: oltre millecinquecento chilometri all’ ora.
Guardare il punto luminoso in alto nella cappella di santa Venera è come osservare un oblò da dentro una nave. Il raggio di Sole ci avverte che la Terra sta ruotando e se ne percepisce la velocità. L’immagine luminosa che si osserva sul pavimento rappresenta il Sole. Essa risulta invertita e capovolta per il principio della camera oscura. Infatti, se passa una nuvola diretta verso la chiesa di San Pietro, sul pavimento l’immagine del Sole si vede oscurata in senso opposto. Questo fenomeno è stato osservato e fotografato in diverse eclissi di Sole.
Ponendosi vicino la sagrestia e guardando la meridiana, si può leggere il nome dell’astronomo danese “Cristiano Federico Peters di Flensburgo” e la data: “anno di Cristo 1843”. Egli, consegnando il lavoro ultimato ai “Signori di Acireale”, dichiarò il suo obiettivo: “fare un bene al paese siculo… donando all’opera ogni esattezza possibile”. Qualcuno si chiede la necessità della spesa delle “cento onze” con tutti gli orologi che esistevano, non rendendosi conto che per regolarli bisognava ascoltare la campana che forniva il mezzogiorno letto sulla meridiana: il mezzogiorno locale.
Con l’avvento della ferrovia tutti gli orologi dei paesi appartenenti allo stesso fuso orario dovevano segnare la stessa ora chiamata ora media che risulta, in genere, diversa dall’ora locale. Si è così provveduto alla redazione di tabelle che permettevano la correzione dell’orario rispetto a quello segnato dalla meridiana e ciò fino all’arrivo della radio.
Nino Ortolani