Addio a Bruno Pizzul, narratore di un calcio che non esiste più

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Bruno Pizzul

È morto Bruno Pizzul, storica voce del giornalismo sportivo italiano. Nato a Udine l’8 marzo 1938, intraprende una breve carriera calcistica che si interrompe prematuramente per un infortunio. Si laurea in Giurisprudenza e, nel 1969, entra in Rai vincendo il concorso nazionale per radio-telecronisti, unicamente grazie al suo talento.
L’anno seguente, commenta la sua prima partita (Juventus – Bologna, spareggio di Coppa Italia). È telecronista durante la strage dell’Heysel: “La mia partita più difficile” dirà.
La sua voce, dal timbro inconfondibile ed indimenticabile, dai Mondiali del 1986 al 2002, ha narrato magistralmente le imprese della Nazionale di calcio. La scomparsa di Bruno Pizzul consegna alla storia dello sport e del giornalismo un personaggio elegante nel suo narrare e garbato nel modo d’essere.

Le reazioni. Da Zoff a Meloni

Così se n’è andata la voce delle Notti Magiche di Italia ’90 e della cavalcata azzurra di USA ’94. Il mondo dello sport è in lutto e in tanti hanno voluto esprimere il loro cordoglio e ricordare il più grande giornalista sportivo, icona di un modo di raccontare il calcio elegante, romantico e d’altri tempi.
La premier Giorgia Meloni scrive su X: “Hai dato voce alle notti magiche azzurre, accompagnando milioni di italiani con competenza e passione, come un grande compagno d’avventure. Sei stato la voce storica del calcio italiano, un’icona intramontabile del giornalismo sportivo, destinata a rimanere per sempre nella storia dello sport e nei cuori di tutti noi. Ciao, Bruno Pizzul”.
Dino Zoff lo ricorda come un “uomo con la schiena dritta, un intenditore di calcio ed un caro amico. Roberto Baggio: “La sua voce riecheggerà nell’eternità”. Il coro d’ affetto è unanime. L’Italia si stringe attorno a lui, alla moglie ed ai suoi tre figli in un commosso abbraccio.

La parentesi siciliana, Pizzul calciatore

Bruno Pizzul è stato il primo telecronista che conosceva veramente nei minimi dettagli lo sport che magistralmente raccontava. Non solo perché lo studiava, ma anche perché lo aveva giocato ad altissimi livelli. Era grande affabulatore e sapeva giocare con la lingua italiana. Non a caso, ricordiamo tante sue frasi storiche. Ma torniamo a parlare del Pizzul giocatore. Nel 1958 diviene calciatore professionista nel Catania, nel ruolo di centromediano. Nella storia calcistica, una storica amichevole tra Juventus e Catania, alla rincorsa un certo Omar Sivori. Era un difensore prestante, il fisico gli permetteva di essere autoritario.

Bruno Pizzul con la maglia del Catania

La città etnea fu per lui una breve parentesi a livello temporale, ma rimarrà impressa nel suo cuore. Ricordava spesso un simpatico episodio legato ad un grande giornalista de “La Sicilia”, Candido Cannavò: “In squadra c’erano molti Friulani. Il cronista Cannavò impazziva ogni volta che doveva fare l’intervista perché parlavamo in dialetto friulano. E Candido diceva “Che isola sfortunata. Abbiamo subito invasioni di ogni genere e adesso anche questi che parlano in modo barbaro”. Aneddoto divertente di un calcio che non esiste più.
Giocò anche nell’Ischia e nell’Udinese, ma la sua carriera si infranse a causa di un infortunio al ginocchio. La fine della carriera calcistica segna l’inizio della carriera giornalistica.

Pizzul ha reso il calcio un fenomeno di cultura

Bruno Pizzul ha dato voce ai nostri “dolori” sportivi e consistenza ai nostri successi. Ha rivestito di sogno ogni rete azzurra e trasmesso l’amarezza del famoso rigore sbagliato di Baggio, in quelle Notti Magiche del ’94. Ha reso il calcio non più solamente un gioco, ma un fenomeno di cultura. Il tutto impreziosito dalla sua consueta eleganza, dal suo raffinato umorismo britannico – friulano e dall’innata proprietà linguistica.

Non ci consola che avesse quasi 87 anni perché un Bruno Pizzul dovrebbe essere immortale, in quanto emblema di un giornalismo equilibrato, rispettoso e giusto.
Faceva parte di quella generazione, l’ultima romantica, del giornalismo. Di quelle notti magiche, ricorderemo la canzone ufficiale interpretata da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, l’urlo di Totò Schillaci e la voce di Bruno Pizzul. Il suo “Roberto Baggiooooooo” è già storia. Grazie Bruno, è stato “tutto molto bello”.

Giovanna Fortunato