Adolescenti / I giovani e il loro rapporto con la scuola post covid

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Da pochi giorni l’OMS ha dichiarato ufficialmente conclusa la crisi pandemica provocata dal Covid 19. Ma intanto, la pandemia ha completamente rivoluzionato il rapporto che i nostri giovani hanno con la scuola. Tra la DAD e i vari lockdown, gli adolescenti non hanno potuto vivere la scuola normalmente. Ciò ha reso il legame ancor più fragile di quanto lo fosse già nel periodo pre-pandemico. I giovani, dopo il Covid, non sono quasi più interessati alla scuola. Eppure bisognerà trovare metodi nuovi per risanare le ferite ancora, purtroppo, aperte.

Adolescenti / La situazione nelle classi

Gli insegnanti affermano che la situazione, da quando si è ritornati a fare lezione in classe, è praticamente disastrosa. I ragazzi sempre più in difficoltà ad apprendere le nozioni e, soprattutto, a rimanere concentrati. Le lezioni in DAD sembra abbiano modificato la soglia di attenzione degli studenti, che ascoltano meno e si distraggono più frequentemente. Le lacune dei giovani, affermano molti insegnanti, erano già preoccupanti nel periodo pre-pandemico.

Una delle problematiche che ha da sempre contribuito a rendere difficile l’insegnamento è la quantità di studenti nelle classi: i docenti, infatti, si trovano in difficoltà con le classi pollaio e chiedono di poter ridurre il numero degli studenti. Ciò contribuirebbe a una maggiore possibilità di affiancare gli studenti per aiutarli in modo più diretto a risolvere le possibili difficoltà. Difficoltà non solo dal punto di vista didattico, ma soprattutto dal punto di vista umano (cosa assai impossibile se le classi sono composte da 25/30 persone). Durante la pandemia, il Ministero si è focalizzato su altre questioni, come l’utilizzo delle mascherine e del corretto distanziamento. Tuttavia, non ha considerato il lavoro dei docenti, quasi di fatto abbandonando loro e i loro studenti.

Istruzione / Learning loss e dispersione scolastica

Una questione particolarmente dibattuta nel corso di questi ultimi 3 anni è quella riguardante il learning loss. Con questo termine si indica la progressiva perdita di competenze causata dall’interruzione dei percorsi di apprendimento per un periodo prolungato. Un paragone può essere quello delle vacanze estive, ma gli effetti dei lockdown sembrano complicare il processo. Infatti, la riorganizzazione della didattica in modalità a distanza ha reso difficile l’apprendimento per più motivi: primo di tutto dal punto di vista qualitativo le lezioni sono state modificate per adattarle alla DAD rendendole standardizzate. Inoltre, molti ragazzi hanno avuto difficoltà dal punto di vista economico perché, soprattutto nelle fasce economiche più deboli, non moniti delle apparecchiature necessarie.

Per quest’ultimo punto, nel 2020, il governo aveva stanziato il bonus PC da 500 euro per sostenere questo tipo di difficoltà. Ma sembra non sia stato usufruito come si sperava. L’isolamento dei giovani (provocato dal learning loss e problematiche economiche) ha contribuito a far crescere ancora di più la dispersione scolastica. Molti giovani, nel corso di questi 3 anni di pandemia, hanno deciso di non frequentare più la scuola o non proseguire con gli studi universitari. Tuttavia questa scelta comporta la non adeguata preparazione al mondo del lavoro. Significa che, nel futuro, il cambio generazionale sarà impattato dalle scarse competenze degli adulti di domani.

Giovani post covid: la questione psicologica al di là della scuola

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Uno studio della regione Lombardia denominato “Chiedimi come sto” ha reso pubblici nel 2022 i risultati delle sue ricerche sull’impatto psicologico che la pandemia ha avuto sui giovani lombardi. La maggior parte degli intervistati ha dichiarato che il periodo pandemico ha impattato negativamente dal punto di vista emotivo. Noia, solitudine e soprattutto depressione sono tra gli stati d’animo più condivisi. Preoccupanti sono i casi di autolesionismo e di tentati suicidi che hanno raggiunto picchi mai visti prima. Infatti, crescono di gran numero le richieste da parte degli studenti dell’apertura di un sostegno psicologico da parte delle scuole e del governo. Ne è prova la quantità di domande record all’apertura del bonus psicologo nel 2022: solo una persona su dieci è riuscita ad usufruire del bonus, nonostante le richieste abbiano superato le 340mila in pochissimi giorni.

Giovani post Covid: le iniziative a scuola

È necessario, quindi, attuare vere e proprie azioni per risolvere questo problema generazionale. I giovani hanno bisogno del supporto delle istituzioni e delle famiglie. Fortunatamente, in alcune scuole sono partite delle iniziative per aiutare i giovani sotto vari punti. Un primo esempio, che ha fa scalpore ogni volta che viene proposto altrove, è quello della classe senza pagelle nel palermitano: la metodologia sperimentale sarà adottata dal Liceo Scientifico Cannizzaro in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Psicologiche dell’Università di Palermo. Per questo scopo si formeranno 25 insegnanti che dal prossimo anno scolastico faranno parte della prima sezione senza voti dell’istituto. L’obiettivo è quello di avvicinare gli insegnanti agli studenti, instaurando un rapporto di tipo relazionale e non basato sui voti scritti, che provocano stress e ansia.

Ancora più recente è l’iniziativa della regione Friuli-Venezia Giulia denominata LeggiAMO. La proposta è dedicare 15 minuti delle lezioni alla lettura libera. Alla fine di questi 15 minuti, ci si dedica alla condivisione e al dialogo con gli insegnanti. Lo scopo è quello di avvicinare i giovani al mondo della lettura per favorire la fantasia e alimentare le proprie conoscenze. Il progetto, che in Friuli si svolge già da circa due anni, è adesso parte di una proposta di legge della regione Toscana.

I progetti per sostenere i giovani, tuttavia, sono pochi o non raggiungono i risultati sperati per mancanza di fondi. Spesso le scuole si trovano in difficoltà a causa dei tagli all’istruzione fatti dai governi. È necessario quindi un maggior sostegno che parta dall’alto, passi per le famiglie e supporti la scuola, prima che sia troppo tardi.

Milena Landriscina

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