Nel pomeriggio di oggi sono stati ufficialmente presentati alla cittadinanza e alle autorità gli affreschi inediti rinvenuti nell’abside della chiesa parrocchiale del Santissimo Salvatore ad Acireale. La chiesa, le cui origini risalgono al XVI sec., sorgeva ai margini di quello che era allora definito il “bosco di Aci”. Dal Seicento questo luogo di culto è noto anche come il “Calvario” della città, precisamente da quando, nel 1656, il predicatore gesuita Luigi La Nuza fece installare tre croci nell’area antistante il tempio, che dominava allora l’abitato di Aci, per ricostruire la scena della passione e morte di Gesù e fare partire da qui la processione cittadina del Venerdì Santo.
Gli affreschi rinvenuti, datati 1721 e di autore ancora non identificato, erano totalmente ricoperti da strati di intonaco e stucchi, che sono stati rimossi dopo un paziente e attento lavoro condotto dalla “Ferlito Restauri soc.coop.” su progetto dell’arch. Alessandro Cavallaro e sotto l’egida della Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania. L’intervento è iniziato nel giugno di quest’anno ed era originariamente limitato ad un’area ristretta del presbiterio. Dopo mesi di incessante lavoro, però, in accordo con la dott.ssa Carmela Cappa della Soprintendenza di Catania , si è deciso di intervenire su tutte le pareti del presbiterio per il recupero degli affreschi settecenteschi in considerazione anche dell’interesse storico e artistico che essi offrono. Seguendo la metodologia d’intervento utilizzata durante la campagna di indagini stratigrafiche, si è riusciti nella eliminazione dello strato di intonaco che per intero ricopriva gli affreschi. L’operazione è stata eseguita per mezzo di bisturi e piccole spatoline, così facendo si è provveduto al recupero della maggior parte degli affreschi preesistenti.
La manifestazione, presentata con brio dal giornalista Mario Agostino, è stata organizzata dalla parrocchia SS.mo Salvatore con il patrocinio della Città di Acireale, di diversi ordini professionali locali (Architetti, Ingegneri e Geometri) nonché della Fondazione degli Architetti di Catania e del Coordinamento giovani architetti di Catania. Dopo l’intervento iniziale del parroco, don Marcello Zappalà, che ha evidenziato la narrazione cristologica contenuta nei tre grandi affreschi (“Ultima cena”, “Nozze di Cana” e “Moltiplicazione dei pani e dei pesci”), hanno preso la parola per illustrare la sensazionale scoperta la storica dell’arte Carmela Cappa ed i restauratori protagonisti del recupero, Simone Mangano e Raimondo Ferlito. Erano presenti anche i collaboratori/restauratori Simona Singari, Paola Ciappina, Irene Raneri, Gianluca Musumeci e Antonio Puglisi. Tutti hanno espresso la loro soddisfazione e la straordinaria emozione vissuta man mano che avanzavano i lavori.
Nell’ambito dell’alternanza scuola/lavoro sono stati coinvolti anche i ragazzi della 5a B del Liceo Artistico di Acireale (con i tutor prof.ssa Enna Marino e prof. Raimondo Ferlito), che hanno effettuato la stuccatura del crocifisso e disegnato alcuni particolari dei dipinti, riportandoli prima ad acquarello su carta e successivamente ad affresco su supporto celenit.
La dott.ssa Carmela Cappa nel suo intervento ha ipotizzato che l’autore (di cui si conoscono solo le iniziali, M.P.) si sia formato artisticamente in ambiente seicentesco, escludendo che si tratti di Giovanni Lo Coco. Si tratta, comunque, di un pittore le cui opere attestano uno straordinario studio dell’architettura e della prospettiva. Qualità artistica confermata pure dal restauratore Raimondo Ferlito sulla scorta dell’ottima qualità della malta utilizzata per gli affreschi, che sono arrivati integri fino ai nostri giorni. Rimane avvolto nel mistero il motivo per il quale successivamente questi splendidi affreschi siano stati ricoperti da calce. I restauratori, poi, attraverso una serie di diapositive hanno spiegato raffigurazioni, significati storici e culturali, tecniche e valore degli affreschi “ritrovati”.
L’evento, tanto atteso tra i fedeli e gli appassionati di storia dell’arte, ha visto la partecipazione vicesindaco di Acireale, dott. Nando Ardita, e del Vicario generale della diocesi di Acireale, mons. Giovanni Mammino, il quale, nel suo intervento conclusivo, ha affermato di essere presente anzitutto per condividere la gioia della comunità parrocchiale che ha sede in questa chiesa, che il Venerdì Santo diventa punto di riferimento per la città di Acireale: “Da oggi potremo ammirare questa bellezza e, attraverso di essa, meditare il messaggio teologico della redenzione e riflettere su tre parole chiave: pìetas, misericordia e iustitia“.
Guido Leonardi