L’Africa è fra le regioni del mondo che inquinano meno ma sarà fra quelle che più dovranno fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico. Il continente africano è responsabile di una percentuale infinitesimale del totale delle emissioni mondiali. Tutti gli stati dell’Africa, di fatti, producono il 3,8% dei gas climalteranti, a dispetto del 23% della Cina, del 13% dell’Unione Europea e del 19% degli USA. Nonostante ciò, è proprio la regione africana quella più sensibile ai tragici fenomeni climatici a frequenza sempre crescente. La siccità, la desertificazione e le alluvioni sono in costante aumento, ostacolando anche un possibile sviluppo del territorio.
Ambiente / L’Africa subirà il cambiamento climatico molto più di altri luoghi: costi ambientali, economici e sociali
Secondo una recente ricerca del Fondo monetario internazionale, l’Africa annualmente raggiunge un numero di abitanti colpiti da catastrofi naturali di tre volte maggiore rispetto a quello di altre aree. Entro il 2040, secondo alcuni modelli previsionali, diversi stati africani si troveranno ad affrontare ogni anno, per almeno 61 giorni, temperature al di sopra dei 35 gradi, quattro volte più alte rispetto a quelle di altre regioni del mondo. Sicuramente la salute delle persone viene compromessa, ma anche importanti ambiti come agricoltura ed edilizia ne risentono parecchio.
Il Fondo monetario internazionale evidenzia anche come dopo tre anni da un fenomeno estremo, le riduzioni del Pil negli stati più fragili ammontano al 4%. Nelle altre nazioni, invece, la diminuzione si attesta all’1%. L’agricoltura in Africa è spesso dipendente dall’acqua piovana, non disponendo di strutture di irrigazione funzionali, causando anche un peggioramento dei conflitti interni, anche violenti, per via della scarsità delle risorse. Altre 50 milioni di persone potrebbero patire severamente la fame in conseguenza del cambiamento climatico entro il 2060.
Il Fondo internazionale delle Nazioni Unite per lo sviluppo agricolo ha stilato un rapporto in cui mostra che in otto Paesi africani i raccolti agricoli essenziali subiranno una riduzione fino all’80% entro il 2050. L’ente ha anche evidenziato come si dovranno impiegare 400 miliardi di dollari annui da ora al 2030 nel finanziamento ai sistemi agricoli alimentari nei Paesi fragili.
Ambiente / L’Africa subirà il cambiamento climatico molto più di altri luoghi: l’African climate action summit
Durante l’African climate action summit, tenutosi a Nairobi (Kenya) dal 4 al 6 settembre, i rappresentanti dei vari stati africani hanno firmato una dichiarazione di impegno per quanto riguarda lo sviluppo di agricoltura sostenibile, conservazione delle foreste ed energie rinnovabili. Il goal prefissato corrisponde al raggiungimento di 300GW prodotti da fonti energetiche rinnovabili, partendo dai 56GW odierni, entro il 2030. La deforestazione è un problema piuttosto intenso nel continente: si arriva fino a 3,9 milioni di ettari perduti annualmente. Questo fenomeno ha delle cause multiple. Certamente l’espandersi dell’agricoltura su micro-scala ha una certa rilevanza, come anche l’uso frequente di legno come combustibile. Infine, il legname tende ad essere raccolto da compagnie sostenute da potenze straniere, come la Cina.
Ambiente / L’Africa subirà il cambiamento climatico molto più di altri luoghi: migrazioni climatiche e urbanizzazione
Gli stati occidentali sembrano ancora chiusi all’idea dei migranti climatici che, secondo diverse previsioni saranno 216 milioni entro il 2050, in tutto il mondo. D’altro canto, diversi paesi africani hanno stipulato dei documenti con i quali si impegnano ad accogliere i popoli che scappano dal cambiamento climatico. Un altro aspetto importante da considerare è la massiccia urbanizzazione nell’Africa sub-sahariana. Più del 40% degli africani vive in città, una fetta più ampia del passato, che tenderà verso il 75% entro il 2050. La senegalese Dakar potrebbe arrivare addirittura a 7 milioni di abitanti nel 2040, a fronte dei 2 milioni odierni.
Questo fenomeno di portata così ampia può causare gravi disagi, come già visto nel 2018 a Città del Capo, in Sudafrica. La capitale economica e terza città più grande del Sudafrica, tra febbraio e aprile 2018 visse una situazione da incubo per l’assenza totale di acqua, sia per le attività produttive sia per i bisogni primari della popolazione. Il “Day Zero”, ovvero la data in cui si prevedeva che sarebbe terminata l’acqua, era stata fissato per il 22 di aprile: disordini di ogni tipo con scenari drammatici caratterizzarono per diverse settimane la grande metropoli. Fortunatamente la grave crisi idrica rientrò solo una serie di precipitazioni primaverili.
Tuttavia, nonostante il lieto fine, ciò che ha caratterizzato la capitale economica del Sudafrica in quei mesi merita di essere studiato con attenzione per comprendere cosa non ha funzionato e per prevenire altre crisi di tale portata. Il cambiamento climatico coinvolge anche le grandi metropoli quindi, non riguarda, come si potrebbe pensare, solo luoghi inarrivabili ed isolati. Riguarda una moltitudine di persone, già affaticate dalle condizioni in cui vivono, anche economiche, e che si troveranno a fronteggiare difficoltà sempre crescenti nei prossimi tempi.
Maria Maddalena La Ferla