La storia dentro la storia. Il sacro raccontato attraverso le vicende di Catania del 1943. L’anno è quello dello sbarco degli alleati. L’ufficiale della polizia militare britannica, Melvin Konner, è alla ricerca del Tesoro di Sant’Agata mentre diversi personaggi si adoperano per conservarlo in suolo catanese. All’interno della situazione viene ripercorso il martirio della Santa patrona.
“Agata, la Santa fanciulla” è la rappresentazione teatrale messa in scena nella chiesa di San Nicolò l’Arena. Anche quest’anno è ritornato l’appuntamento culturale firmato da Buongiorno Sicilia e Vision Sicily. Lunedì 22 gennaio il debutto per la stampa e le autorità, con repliche fino al 2 febbraio.
Nel 2020 la storia fu proposta per la prima volta nella Badia di Sant’Agata. Nella chiesa di San Nicolò lo spazio maggiore permette agli attori di muoversi anche lungo il corridoio della navata centrale. Alle spalle, nella parete di fondo dell’abside, prende il suo posto il monumentale organo di Donato Del Piano. Lo strumento realizzato nel 1755 crea l’atmosfera unica per rivivere la sofferenza della Santa. Già da sé conferisce sacralità al tutto.
Il martirio di Agata, la santa patrona tra i bombardamenti del ’43
Scritto e diretto da Giovanni Anfuso, lo spettacolo si snoda tra i rumori dei bombardamenti aerei e le luci, di Davide La Colla, che accompagnano con diversi colori le varie fasi. La chiesa interpreta sé stessa. Gli inglesi, infatti, cercano il tesoro nel suo interno. Il depistaggio muoverà le fila della storia, attraverso l’agire di madre Mirella (Barbara Gallo) e del signor Pennisi (Ivan Giambirtone). Il “colorato” intervento di Antonietta (Giulia Epaminonda) fornirà il pretesto per andare a ritroso nella vita di Sant’Agata.
Sulla giovane si sono registrati gli effetti della guerra: il padre caduto in battaglia, la madre sotto i bombardamenti. L’attualità impregna la rappresentazione. La guerra devasta.
“I soldati non informano nessuno, siamo in guerra!”, le parole dell’ ufficiale britannico.
“È l’amore di una guerra stupida, insensata, come tutte le guerre”, la sentenza risuona tra le alte mura della chiesa.
Agata coadiuvata dal coro
Ciò che riguarda Agata (Cecilia Guzzardi), ovvero i suoi gesti, i suoi sentimenti, i comportamenti, viene urlato dal coro (Luciano Fioretto, Alice Canzonieri, Francesca Castro, Andrea Gigante, Martina Giuffrida, Manuela Grimaldi, Marta Marino, Lucio Rapisarda, Rachele Ruffino).
I loro movimenti spesso convergono con quelli di Agata, specialmente durante il martirio inflitto a lei dal proconsole romano Quinziano (Davide Sbrogiò). La coreografia di Fia Distefano si articola lungo la navata centrale, fino a toccare l’organo. Apice della rappresentazione il passaggio del corpo avvolto di bianco, tra la musica, di Nello Toscano, che racchiude la scena.
Un’organizzazione generale, di Simone Trischitta, con l’aiuto-regia di Lucia Rotondo e l’assistenza di Angelo Bertolo, che ha permesso di sfruttare l’ampio ambiente della chiesa. Nel suo interno il suono di Enzo Valenti si è diffuso fino a toccarne ogni punto, per mezzo degli elementi scenici di Riccardo Cappello.
A completare il cast: Michele Carvello nei panni di James Lanciano, Bruno Prestigio in quelli di Melvin Konner, Elena Ragaglia per Afrodisia, Francesco Rizzo per Silvano e Franco Colaiemma per San Pietro. Per le prenotazioni consultare il sito www.boxofficesicilia.it
Rita Messina