Agricoltura / A Catania due startup gestite da migranti per dire no al caporalato

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agricoltura, startup per migranti

Status irregolare e lavoro nero costituiscono l’humus sul quale attecchiscono varie forme di sfruttamento dei lavoratori. Un progetto finanziato dall’Ufficio Speciale Immigrazione dell’assessorato regionale al Lavoro e alla Famiglia è in controtendenza. E sta mettendo radici a Catania per contrastare la diffusione di economia sommersa, lavoro nero, discriminazione. L’iniziativa etnea -illustra una nota di I Press – è innovativa perché genera contemporaneamente imprenditorialità, accoglienza e inclusione socio-lavorativa di persone provenienti da paesi terzi.

È così che in mezzo ettaro di orto sociale, tra il litorale della Plaia e la zona industriale di Catania, sta crescendo il futuro di alcuni migranti. Nella terra messa a disposizione dall’Istituto tecnico agrario Eredia saranno loro stessi a pianificare lo sviluppo virtuoso di due nuove realtà produttive. Come in un giro di boa, stanno vivendo un riscatto dalle precedenti esperienze di caporalato. Nei prossimi mesi gestiranno due startup, il loro obiettivo è farle crescere in autonomia e a lungo termine.Startup per migranti Orto sociale

Startup per creare lavoro per i migranti

«Abbiamo proposto di realizzare questa attività alla Regione Sicilia nel 2021. E’ stata approvata dall’allora assessore regionale Antonio Scavone e si è concretizzata con la collaborazione della dirigente Rita Vitaliti del CPIA e della dirigente Giusy Lo Bianco dell’Istituto Eredia – spiega Francesco Cauchi, coordinatore dell’iniziativa finanziata dalla Regione Siciliana con i fondi FSE PON Inclusione 2014/2020.  E’ un progetto che non avrà una fine e che rappresenta l’inizio di molte altre opportunità di accoglienza a Catania. Questo luogo, infatti, può diventare un punto di riferimento. E accogliere altri migranti con regolare permesso di soggiorno motivati a far nascere altre imprese sociali in co-housing e co-produzione».

Con le startup i migranti combattono il caporalato

Nel 2021, dopo l’emanazione della legge 199/2016 contro il caporalato, erano 260 le inchieste giudiziarie aperte dalle procure italiane. Cresce l’impulso dei migranti di lavorare in proprio per salvaguardare la situazione occupazionale e creare valore nel territorio che li ospita. Tanto che a fine 2020 le imprese gestite da lavoratori di origine straniera in Italia hanno raggiunto quota 631.157 con un incremento del 2,5%.

In questa specifica iniziativa il gruppo già attivo ha avuto l’opportunità di essere formato per entrare a far parte di una rete forte e qualificata costituita da partner pubblici e privati: al loro fianco ci sono istituzioni educative come il Centro Per l’istruzione degli adulti Catania 2 CPIA – che è soggetto capofila – l’Istituto tecnico agrario Eredia, l’organizzazione sindacale Cisl, la Coldiretti, la cooperativa dei salesiani COL, il Consiglio italiano per i rifugiati CIR.orto sociale

Con le startup i migranti lavorano in agricoltura

Le farm in via di sviluppo oggi contano 10 mila cespi tra lattughe, broccoli, sedano, cavoli, ai quali si aggiungono un campo di piselli e fave e una coltivazione che, in condizioni metereologiche favorevoli, dovrebbe produrre complessivamente 12 quintali di patate. Saranno recuperate prossimamente anche delle serre che al momento versano in stato di abbandono.

Il progetto è stato “seminato” a marzo del 2022. Il primo raccolto è previsto per l’inizio della prossima primavera. Il gruppo operoso, giorno dopo giorno, sta scoprendo i diritti del lavoro, le tecniche agrarie, le normative del settore, le logiche di gestione dei budget per la produzione e la commercializzazione di ortofrutta. Sarà costituita una cooperativa che offrirà ulteriore lavoro e concorrerà all’assegnazione dei fondi previsti dai bandi pubblici regionali, nazionali ed europei. Con il supporto di Coldiretti i prodotti raccolti entreranno nei mercati a chilometro zero della città di Catania.

 

 

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