Agricoltura / Giornata del Ringraziamento: la terra, casa e risorsa

0
93

I prodotti agricoli sono identitari, legati ai saperi antichi, alla convivialità, ai sapori che riflettono l’anima religiosa ed universale del lavoro agricolo, un valore da preservare, perché non sia solo un bene prezioso del passato ma un patrimonio a cui attingere anche oggi. “Grazie terra che ti lasci custodire e coltivare, perché il meraviglioso albero della vita mantenga la sua bellezza e la sua generosità”.
La celebrazione del 67ª Giornata del Ringraziamento è un anello di una storia straordinaria che ha coinvolto una catena di generazioni di agricoltori che con la loro sensibilità e talento hanno preso coscienza non solo della loro dignità, ma anche del peso della loro presenza organizzata, soggetti attivi e corresponsabili della famiglia e dell’impresa agricola. In questi sessant’anni gli agricoltori hanno migliorato la loro immagine, hanno conquistato nuovi spazi legati a pieno titolo, alla professionalità e alla partecipazione alla vita sociale.
La storia non è solo un susseguirsi di anni, ma anche il luogo dove il tempo racconta la preziosa eredità del genio creativo e generoso di tanti uomini e donne coltivatrici, che hanno protetto e coltivato l’alleanza feconda con la terra.
Domenica 12 novembre vivremo ad Aquileia la Giornata del Ringraziamento Nazionale, una festa che è rimasta così come gli agricoltori l’hanno voluta nel 1950, facendola crescere come una pianta che oggi stende i suoi rami su tutto il territorio nazionale. E’ una giornata in cui fare memoria riconoscente dell’opera bella e buona della creazione, dono di Dio all’umanità per continuare a vegliare su di essa e per amministrarla con sapienza senza stravolgerla.
E’ un forte richiamo a un rinnovato impegno culturale, alla necessità di denunciare quando i beni della terra vengono sfruttati e manipolati e a una responsabilità attiva nel costruire reti di speranza per il futuro. La responsabilità da esercitare nei confronti della terra deve iniziare con il rifiutare una visione strumentale e utilitaristica della vita.
Le profanazioni consumate ai danni delle nostre città e dei nostri territori non sono soltanto un problema urbanistico ma anche etico.
Questa meravigliosa casa comune che è la terra, da tempo manda segnali di malessere che vanno accolti con la massima sollecitudine e responsabilità. Entra in gioco la dimensione educativa, per formare comportamenti sostenibili con al centro il primato del bene comune e della salubrità della vita. Il creato non è solo un insieme di cose, ma di significati, è luogo culturale ed etico nel quale l’uomo gioca la sua responsabilità davanti alle generazione future. Motivo di speranza proviene oggi dall’agricoltura che si fa espressione del territorio attraverso la funzione sociale dell’impresa agricola. Scommettere sul coltivare e custodire la terra, è scommettere su un’economia amica della persona e della agricoltura, portatrice di tradizioni e valori che mantengono vivo il territorio e le comunità che vi abitano.
Nell’anno dedicato al “Turismo sostenibile per lo sviluppo”, un invito viene rivolto affinché siano valorizzati i caratteri culturali e naturali del territorio, come il turismo agroalimentare, in un’ottica di integrazione tra imprese delle filiere culturali, turistiche, sportive, agricole e agrituristiche. L’Italia è un Paese unico al mondo, per storia, arte e cultura, e per le produzioni agroalimentari tipiche, e storicamente radicate nella tradizione italiana, che sono leve importanti dell’attrazione turistica. L’Italia è una grande risorsa per le sue enormi opportunità con un’agricoltura straordinariamente moderna. I prodotti agricoli sono identitari, legati ai saperi antichi, alla convivialità, ai sapori che riflettono l’anima religiosa ed universale del lavoro agricolo, un valore da preservare, perché non sia solo un bene prezioso del passato ma un patrimonio a cui attingere anche oggi. “Grazie terra che ti lasci custodire e coltivare, perché il meraviglioso albero della vita mantenga la sua bellezza e la sua generosità”.

Paolo Bonetti

Print Friendly, PDF & Email