Quelli che precedono e comprendono la Pasqua sono, per milioni di uomini e donne nel mondo, giorni diversi dagli altri anche se per la cronaca, che non si concede e non concede alcuna pausa, questa diversità è del tutto incomprensibile. Quindi è mediaticamente irrilevante.
È naturale che sia così perché compito della cronaca è raccontare i fatti che appartengono al visibile.
Tuttavia la stessa cronaca, pur estranea a una narrazione “altra”, si propone spesso come occasione per suscitare domande, avviare una ricerca, risvegliare la coscienza.
Si tratta di un impegno interiore che, in questi giorni, prende ad esempio motivo dalla notizia di due genitori che si uccidono perché troppo forte in loro è la sofferenza per la morte del giovane figlio, prende motivo dalla notizia che persone continuano a morire e a soffrire nelle acque e nelle terre prossime a Paesi europei, prende motivo dalla notizia di anziani maltrattati in un ricovero, prende motivo dalla notizia dell’abuso di una minorenne da parte di uomini ritenuti maturi e moralmente ineccepibili.
Attorno a queste notizie torna alla mente, ai bordi della cronaca, un pensiero di Carlo Maria Martini: “Troppo spesso – scriveva a introduzione di un testo della Via Crucis del poeta francese Paul Claudel – nel turbinio dell’impegno quotidiano siamo spogliati dalle nostre poche virtù, bastonati dalle ideologie e concezioni riduttive della vita che tentano di rapirci i nostri tesori, le nostre tradizioni, le nostre iniziative di carità, le acquisizioni della nostra cultura cristiana”.
Il turbinio dell’impegno quotidiano, come è ormai prassi consolidata, viene ogni giorno incentivato dalla massa e dalla velocità dell’informazione che entra ed esce nella mente delle persone quasi questa fosse una porta girevole.
“Indifferentismo e consumismo – aggiungeva Carlo Maria Martini – ci hanno spesso debilitati nel nostro cammino e, non siamo sempre stati capaci di difenderci e di difendere i tesori che Dio ci aveva affidati”.
Indifferentismo e consumismo, posti di fronte alla cronaca, sono le due lenti che ne condizionano la lettura, l’interpretazione, la critica.
In questo contesto i giorni che precedono e comprendono Pasqua si propongono come una sosta interiore: sono giorni nei quali le grandi domande, le domande ultime dell’uomo e sull’uomo, si fanno insistenti grazie anche alla cronaca.
Occorre però fermare il rumore per comprendere il senso della vita che le notizie lasciano trasparire nei loro racconti di sofferenza, di morte, di solitudine, di fragilità ma anche di solidarietà e di speranza.
È questa umanità ferita, offesa, o in ricerca di un sorriso, a chiedere di fermarsi per ascoltarla e accompagnarla nel cammino.
“Viene il momento in cui – scrive Paul Claudel nella Via Crucis – tutto si ferma e non è più possibile andare oltre. È a quel punto che siamo coinvolti e tu permetti che siamo usati anche noi, magari per forza, attorno alla tua croce. Così, Simone il Cireneo che viene aggiogato a questo tronco: egli l’impugna saldamente e si mette a camminare dietro a Gesù, affinché niente della croce si disperda per sempre”.
Tutto si ferma di fronte al male e al nulla che si raffigurano nella croce. Poi Colui che porta la croce e colui che, seguendolo, ne condivide il peso rimettono tutto in cammino.
La loro meta sfugge alle regole della cronaca ma nella cronaca ci sono tracce del loro passaggio. Nei giorni che precedono e comprendono Pasqua questi segni lasciati tra le righe si possono meglio scoprire e interpretare.
Paolo Bustaffa