Al femminile / La Miss non va alla guerra. A diciotto anni è anche legittimo dire sciocchezze, ma non arrossire…

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Cert’è che se anche il Dalai Lama (no, dico, il Dalai Lama!) sostiene che il suo successore può essere donna sì, ma alicesabatinisolo se attraente, è evidente che qui si stanno perdendo punti di riferimento a raffica. E tutta quella roba della bellezza interiore? E tutte le parole sull’accettazione di come si è? E tutto l’ambaradan sul conta di più il cervello del fisico? Fuffa immagino.

Non c’è più religione (almeno da quelle parti), ma anche la Storia sta messa maluccio. Sì, perché poi arriva Miss Italia, quella nuova, e tutto trova una sua logica.

Durante la trasmissione televisiva, Alice, la ragazza eletta più bella rappresentante del nostro Paese, alla domanda di Claudio Amendola “In quale epoca vi sarebbe piaciuto vivere?”, ha risposto così: “Vorrei essere nata nel 1942 per vivere la Seconda Guerra Mondiale. Sui libri ci sono pagine e pagine, io volevo viverla per davvero”. Anche perché, aggiunge, “essendo donna non avrei nemmeno dovuto fare il militare”.

Ora, commentare queste cose è andare alla pesca facilitata con una rete a strascico, ma ogni tanto è necessario ripristinare il senso delle proporzioni. Perché se è vero che a diciotto anni è anche legittimo dire sciocchezze, se ne dicono tante a età ben superiori, almeno bisognerebbe avere il buongusto di vergognarsi quando viene fatto notare che certe affermazioni sono più che una gaffe. E invece niente, anzi, petto in fuori e sguardo spavaldo. Non si arrossisce nemmeno più, figuriamoci vergognarsi. E allora, beninteso solo per amor di verità e non per fare i professori noiosi, che oggi a far notare l’evidenza si viene presi per rompiscatole, mettiamo in fila due cosette due.

Anche a minimizzare che si tratta di un concorso di bellezza e non di intelligenza si fa la figura dei qualunquisti ed è un commento razzista: come se tutte le ragazze che partecipano a concorsi di bellezza fossero deficitarie di materia grigia. Però insomma, per firmare un contratto dovrai almeno leggere, scrivere e far di conto: elementare, nel senso di scuola.

In primis, partiamo dalla grave lacuna in matematica. Uno strafalcione tale per cui, cara figliola, se fossi nata nel 1942 di guerra avresti visto ben poco, dato che quando è finita tu avresti avuto 3 anni… Ovviamente ammesso che tu fossi sopravvissuta alla fame, ai bombardamenti, alle malattie, alla mancanza di medicine, a cosette così che la guerra si porta dietro come optional non previsti.

Dopodiché passiamo all’errore logico: sono donna, quindi non devo fare il militare, quindi sono esentata dal fronte. Sarebbe facile far presente alla giovane miss cestista che esiste anche il servizio militare femminile, ma è roba moderna. Molto più eloquente però è ricordarle le milioni di donne che la seconda guerra mondiale l’hanno vissuta sulla loro pelle: partigiane, vedove, orfane, deportate, violentate, uccise. Per non parlare delle donne che la guerra la vivono adesso. Ecco, la cosa veramente grave non è l’ignoranza, che è curabile, quanto la mancanza di empatia: sottintendere che “tanto la guerra la fanno gli altri” vuol dire che degli “altri” non ti importa nulla.

Dalla pace nel mondo, tratto distintivo delle candidate miss a ogni edizione, al desiderio della guerra. Cambiano i tempi o le teste? Chissà, forse a scuola non la si è spiegata con efficacia. O forse stante la perdita di memoria delle giovani generazioni la guerra è quella cosa che si vede nei film, nei videogiochi e, ogni tanto, alla tv. Una cosa narrata e lontana su cui si può fantasticare immaginandosi protagonisti di episodi struggenti e totalmente avulsi dalla realtà.

A voler essere cattivi si potrebbe dire che l’equazione bella=oca non è uno stereotipo ma un risarcimento per tutte le “normali”, ma faremmo un immenso e incommensurabile torto a tutte le donne dallo splendido cervello che hanno la fortuna di essere anche belle. E non sfilano nemmeno.

Emanuela Vinai

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