Isber Sabrine, trentenne archeologo siriano, ha fondato l’ong “Heritage for Peace” con sede a Girona (Spagna): “Siamo impegnati a dialogare con tutti, dal Regime all’Opposizione”. E ancora: “Abbiamo censito 1.200 siti artistici. Questo elenco, con tanto di coordinate, è ora in mano anche degli Usa, che guidano la coalizione anti Isis perché non bombardino i monumenti”. Lotta al contrabbando di reperti
Un “esercito di combattenti per l’arte” impegnati sul campo a proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale della Siria, messo in grave pericolo dal conflitto e dagli attacchi dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis). Un esercito armato solo di “volontà e determinazione”, composto da qualche centinaio di ‘soldati’ senza uniforme, armati solo di amore per il patrimonio artistico e storico siriano. È l’idea di Isber Sabrine, trentenne archeologo siriano, con un passato da guida turistica nazionale in Siria, che tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 ha fondato con questo scopo l’ong “Heritage for Peace” con sede a Girona (Spagna) dove l’archeologo si era recato per completare il master di studi e dove vive ancora a causa del conflitto.
Arte, patrimonio di pace. “Siamo esperti di arte e archeologi – racconta Sabrine – ma ci sono anche architetti, avvocati, studenti e persone comuni che vogliono proteggere la cultura del nostro Paese”. Un compito rischioso soprattutto adesso con la presenza sul terreno dei miliziani dell’Isis. “Siamo impegnati a dialogare con tutti, dal Regime all’Opposizione. Il nostro obiettivo è quello di proteggere il patrimonio della Siria, ma essere neutrali in tempo di conflitto non è facile. Nonostante ciò la nostra filosofia è quella di far dialogare le parti in lotta, chiedendo loro di preservare il patrimonio comune di arte e di storia. Lo scorso anno, a Santander, abbiamo messo attorno allo stesso tavolo, per la prima volta, esponenti del Regime e dell’Opposizione. Purtroppo l’opposizione moderata non esiste quasi più, disciolta come neve al sole sotto l’avanzata dell’Isis”. In concreto l’azione di questi “monuments men”, è quella di “documentare i danni arrecati alle opere d’arte, palazzi, musei e siti archeologici, recuperare e nascondere oggetti preziosi sottratti dai trafficanti, recandosi laddove possibile direttamente nei luoghi distrutti per cercare di salvare le opere ancora intatte”. Per il giovane questo è l’unico modo per “salvaguardare l’identità e la memoria del mio Paese e contribuire alla sua ricostruzione culturale e artistica”. Un’idea condivisa con il gesuita padre Paolo Dall’Oglio, rapito ormai più di due anni fa in Siria e ancora nelle mani dei suoi rapitori. “Padre Paolo è un mio grande amico. Mi incoraggiò moltissimo – ricorda Sabrine – a portare avanti questo progetto. Padre Paolo è una persona che ha fatto tanto per la Siria. Sono convinto che sia ancora vivo”.
“No strike list”. Con il passare del tempo, l’associazione ha affinato la propria missione per cercare di essere più incisiva nella protezione del patrimonio artistico siriano. Come ad Aleppo, una delle città più martoriate del Paese. “Per Aleppo – spiega – abbiamo redatto una ‘no strike list’, ovvero un elenco di luoghi e siti di primaria importanza artistica e culturale che non devono essere colpiti e lo abbiamo fatto recapitare sia al Free Syrian army che alle truppe Governative del presidente Assad”. “Difficile – ammette Sabrine – verificare il rispetto delle nostre indicazioni. Muoversi in uno scenario di guerra non è semplice”. Ma gli elenchi non riguardano solo Aleppo. “Fino ad oggi abbiamo censito 1.200 siti artistici siriani, grazie anche alla collaborazione dell’Onu. Questo elenco, con tanto di coordinate, è ora in mano anche degli Usa, che guidano la coalizione anti Isis perché non bombardino i monumenti”. Altro fronte aperto per “Heritage for Peace” è quello del contrabbando di reperti archeologici, una delle principali fonti di finanziamento dell’Isis. “Ogni giorno cerchiamo di documentare i danni e monitoriamo i siti per evitare il trafugamento e la vendita di reperti. Abbiamo un data base con foto di oggetti d’arte da confrontare con quelli recuperati anche nelle case d’asta”. La preoccupazione di Sabrine è adesso tutta rivolta a Palmira, antica città siriana finita nelle mani dei miliziani dello Stato Islamico che ne controlla anche il sito archeologico, patrimonio dell’Unesco. Arrivano notizie di distruzioni di colonne e di reperti preziosi come accaduto nel museo di Mosul e nei siti di Hatra e Nimrud in Iraq. Qui, armati di picconi e mezzi meccanici, i miliziani dell’Isis hanno distrutto reperti di inestimabile valore. Ma a fare danni sono anche le bombe dell’aviazione siriana del presidente Assad, in una guerra che non conosce regole. E consola poco la notizia che centinaia di statue sono state messe in sicurezza prima dell’arrivo dell’Isis. “Palmira è uno straordinario patrimonio mondiale. La sua distruzione – dice convinto Sabrine – sarebbe non solo un crimine di guerra ma un’enorme perdita per l’umanità”. “La situazione è tragica – aggiunge – per questo abbiamo chiesto aiuto all’Onu per una risoluzione e invocato maggiore sostegno militare a difesa del sito. Purtroppo – ammette – senza pace sarà difficile salvaguardare tutto questo patrimonio. La speranza è che i nostri bambini possano goderne. Ora sono traumatizzati dalla guerra, moltissimi sono profughi e sfollati ma cerchiamo, come associazione, di mostrare loro la bellezza dell’arte. Abbiamo avviato dei progetti in cui il patrimonio culturale è usato come terapia. L’arte può essere, con il dialogo e la giustizia, una via per arrivare alla pace”.
Daniele Rocchi