Il grigio opaco del pensiero
divergente ricopre a tratti l’azzurro
liquido dei tuoi occhi. Lo sguardo
fissa smarrito un punto vuoto.
Risucchiato nelle spire del tempo
volgi i tuoi passi verso sconosciuti
sentieri e la mente si perde
dentro tasselli frantumati
di fragili memorie. Spenti
ormai i verdi guizzi scattanti
e i bagliori dei fulminei lampi
a presagire tempesta, ti rifugi
nel silenzio. Il tuo domani
è diventato ieri e dell’oggi
ti sfugge il senso tangibile, e quando
la tua parola inciampa nel cammino
il tuo gesto incerto taglia l’aria
disegnando nuvole cave
dove muoiono le sillabe.
L’aitante possanza si piega
sotto i colpi d’una natura maldestra
che ti mortifica il corpo e la psiche.
E ridiventi bambino nelle mani
di chi t’ebbe marito e amante
di chi ti vide padre rude
e severo. E cerchi quella tenerezza
che in tempi duri e difficili
la tua fanciullezza, forse, non ebbe.
Ma se nel buio della coscienza
s’accende un barlume di vita, trema
nell’iridescenza d’una lacrima
l’inquietudine dell’anima.
Carmela Tuccari