Ambiente / Resilienza e agricoltura: strategie per il futuro

0
18

Nell’ambito del mese Ambiente & Biodiversità, lo scorso 17 aprile si è tenuto presso la sede del CREA il convegno “Resilienza degli agroecosistemi: metodi di adattamento e mitigazione”. L’incontro, avuto luogo ad Acireale, ha offerto un’importante occasione di confronto tra esperti del settore agricolo e forestale sulle strategie per rafforzare la capacità di adattamento degli agroecosistemi ai cambiamenti ambientali, comprendendo eventuali strategie per il futuro nell’ambito dell’agricoltura. Gli interventi nello specifico, ciascuno con il proprio focus, possiedono tra loro un file rouge. Si parla, quindi, di una transizione verso un’agricoltura sostenibile e resiliente, attraverso l’approccio agroecologico come risposta concreta ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e alle crisi ambientali ed economiche che colpiscono il settore agricolo. Gli esperti in questione, introdotti da Silvia Di Silvestro sono stati la biologa F. Messina e gli agronomi G. Roccuzzo e S. Mangiafico. 

L’intervento di Francesca Messina 

Durante il suo intervento, la dottoressa Messina ha evidenziato come l’agroecologia rappresenti oggi non solo un modello alternativo, ma una necessità per fronteggiare le criticità ambientali e preservare la biodiversità. “L’agroecosistema non può essere più concepito come una realtà chiusa, ma come parte integrante dell’ecosistema ambientale –ha spiegato–. Le aree incolte, le siepi, i margini agricoli possono ospitare insetti utili come impollinatori e predatori naturali, fondamentali per l’equilibrio biologico”.

Francesca Messina

   

Particolare attenzione è stata rivolta alla legge regionale sull’agroecologia, diventata operativa con il decreto 273/2025. La Sicilia, prima in Europa per produzione biologica, si dota così di uno strumento concreto per accompagnare le aziende agricole verso una transizione ecologica strutturata. Tra gli obiettivi la tutela della biodiversità funzionale, la riduzione degli interventi chimici, la salvaguardia della salute pubblica e la promozione di filiere corte e sostenibili.

La legge stabilisce requisiti specifici per accedere a fondi e premialità: almeno il 10-20% di colture autoctone, superfici dedicate a specie mellifere o spontanee, utilizzo di risorse idriche sostenibili, apicoltura con sottospecie locali e impiego di energie rinnovabili. È prevista anche la valorizzazione degli scarti agricoli attraverso il compostaggio. “Le pratiche agroecologiche portano benefici non solo ambientali, ma anche sociali ed economici – ha concluso Messina –. Con questa normativa possiamo davvero trasformare il nostro modello produttivo, rendendolo più resiliente e integrato con il territorio”.

L’intervento di Giancarlo Roccuzzo

Successivamente, Giancarlo Roccuzzo, agronomo e responsabile di progetti di ricerca europei, ha illustrato alcune sperimentazioni avviate fin dal 1995 per rendere l’agricoltura più sostenibile.

Giancarlo Roccuzzo

Tra i principali ostacoli individuati vi sono l’aumento dei costi, il calo dell’assistenza tecnica pubblica e l’invecchiamento degli operatori. Per Roccuzzo, la chiave è adottare un approccio agroecologico e multidisciplinare, capace di unire teoria e pratica e coinvolgere attivamente il mondo produttivo.

Ha illustrato i risultati di una lunga sperimentazione sull’agricoltura biologica, evidenziando come sia possibile mantenere produttività e qualità anche senza input chimici, proponendo strategie per il futuro. Centrale il riciclo della materia organica tramite compost aziendale, utile a ridurre gli input esterni e rafforzare la resilienza. “Serve un’agricoltura capace di rigenerarsi e affrontare le sfide ambientali senza perdere efficienza”, ha concluso.

L’intervento di Salvatore Mangiafico: non esistono malerbe!

“Ho voluto dare al mio intervento un titolo provocatorio quale non esistono malerbe, per sottolineare che in natura ogni specie ha una funzione e nessuna è davvero contro la vita. Le cosiddette erbacce sono spesso solo incompresse, ma partecipano a equilibri ecologici fondamentali. Sono un agronomo con formazione forestale e ambientale ed ho iniziato la mia carriera lavorando per anni nella coltivazione intensiva del pomodoro in serra, in un contesto in cui si dava importanza solo a elementi chimici come azoto, fosforo e potassio. Eppure, con il tempo, concetti come micorizzazione, sostanza organica, acidi umici, sono entrati finalmente anche nell’agricoltura convenzionale.

Nel mio territorio, la Val d’Anapo, convivono paesaggi agricoli e naturali che formano un mosaico ricco di biodiversità: cave, lecceti, fiumi temporanei e campi coltivati. Questo territorio si difende da sé, ma va rispettato e non stravolto con mezzi meccanici invasivi o colture inappropriate.

Fonte: www.crea.gov.it

Ad oggi, l’agricoltura ha una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità! Serve una visione nuova: l’agricoltura ecosistemica, che non stravolge ma si inserisce armonicamente nell’ambiente, aggiungendo una specie senza cancellarne cento. A differenza dell’agricoltura intensiva, che spesso riduce la biodiversità e impoverisce il suolo, quella ecosistemica lo arricchisce nel tempo. Attraverso immagini concrete di coltivazioni di avocado e agrumeti, ho mostrato come la gestione rispettosa del suolo e della biodiversità porti a risultati migliori anche dal punto di vista produttivo. Dobbiamo cambiare approccio: non si tratta solo di produrre, ma di rigenerare, cooperare con la natura, e costruire un futuro sostenibile per l’agricoltura”.

Acireale / Strategie per il futuro nel campo dell’agricoltura 

In conclusione, l’evento ha evidenziato le opportunità e le sfide dell’agricoltura e del settore forestale di fronte ai cambiamenti ambientali. Gli interventi dei relatori hanno sottolineato l’importanza di un approccio agroecologico, non solo come risposta alle criticità attuali, ma come strategia per il futuro. La Sicilia, con la sua legge regionale sull’agroecologia, rappresenta un esempio positivo, promuovendo un’agricoltura sostenibile che rispetta la biodiversità. Affrontare le sfide globali richiede un impegno collettivo tra istituzioni, esperti e produttori per un futuro più resiliente e sostenibile. Quindi, il convegno si è fatto portavoce di una nuova visione. Una visione che vede l’agricoltura non come sfruttamento del territorio, ma come alleanza con l’ecosistema, un’agricoltura che rigenera e collabora con la natura. Una natura che, dunque, diventi parte attiva nella costruzione di un futuro sostenibile.

Giorgia Fichera