“Uscire dallo spazio soffocante che tiene prigionieri, si può”. Così afferma Giuseppe Lombardo (direttore dell’Ufficio per l’Educazione, la Scuola e l’Università della diocesi di Siracusa) nella prefazione del libro Favole dietro le sbarre (casa editrice Istina).
Si tratta di un interessante “esperimento”, consistente nella raccolta di cinque fiabe scritte da alcuni detenuti del carcere di Brucoli (Augusta), i quali, pur nella loro condizione, non hanno perso la fantasia e la sensibilità per cimentarsi nell’invenzione di storie destinate ai bambini. Sono cinque graziosissime storie che contengono tutti gli elementi classici delle fiabe: dalla tipica formula d’inizio “c’era una volta”, agli elementi magici, ai personaggi fantastici (tra cui spiccano fate e principesse), al lieto fine; e non mancano neppure gli animali saggi, ma anche gli oggetti miracolosi, capaci di portare gioia e allegria. Cinque bellissimi titoli – “Hortensia e il sogno della vita”, “Nippolo e le pagine bianche”, “L’ombrello giallo”, “Il giardino dei ‘peri d’oro’”, “La furbizia della volpe Bank” – per tre autori, Francesco Antinolfi, Roberto Agnello e Diego Barzotta. Francesco Antinolfi ha pure scritto l’introduzione, in cui sottolinea l’intento educativo del libro e indica quali destinatari i bambini, ai quali augura che ognuno di essi “possa avere un libro di favole sul proprio banco di scuola, nel proprio zainetto, nella propria casa, nella propria vita perché i sentieri del sogno conducono alla ‘verità’”. La psicologa Annamaria Corpaci ha curato la pubblicazione e lo stesso direttore della casa di reclusione di Augusta, Antonio Gelardi, ha scritto la presentazione. Interessanti e accattivanti anche le numerose illustrazioni di Giovanni Carcione e Giovanna Corvaia, in stile “naïf”, simili ai disegni che potrebbe fare un bambino.
Si sente nel libro e nelle singole fiabe un forte desiderio (e non solo simbolico) di creare un legame comunicativo tra “dentro” e fuori, a volere “evadere” con il pensiero per andare a trovare anche i propri cari, le persone a cui si è legati affettivamente, i bambini (i “propri” bambini). Si sente anche tantissimo, nelle cinque storie (dove più, dove meno), la voglia di maturazione e di riscatto.
Il sogno e la fantasia possono aiutare tantissimo in questo senso, oltre a far superare il peso dell’isolamento e del tempo che “dietro le sbarre” assume un’altra dimensione.
Nino De Maria