Anche in Sicilia un registro per le coppie di fatto: così la famiglia diventa relativa

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Che la Sicilia fosse fisicamente staccata dall’Italia è cosa indiscutibile. Madre Natura l’ha fatta così e così ce la godiamo, pregi e difetti compresi. Ma che qualche buontempone, dopo una notte brava passata chissà dove, avesse sognato di trovarsi in una zona franca, dove le leggi dello Stato italiano (quello Stato che sta organizzando i festeggiamenti per i suoi 150 anni di unità) non hanno qui alcun valore, nessuno l’avrebbe mai immaginato. L’attività politica siciliana degli ultimi anni si è distinta per l’assenza pressoché totale di reali, organiche ed incisive iniziative legislative per le famiglie. Ora, finalmente, si sono svegliati. Il 9 Febbraio u.s. alcuni parlamentari, compresi taluni di orientamento cristiano, hanno avuto un sussulto geniale e decisivo: “Istituiamo il registro delle coppie di fatto”.

Era quello che con ansia aspettavano i disoccupati, i precari, le famiglie, i genitori, i figli, gli studenti e le imprese!!!! Alla Sicilia ed ai siciliani mancava solo questo, ormai avevano tutto quanto cui ogni uomo possa aspirare! Certo il generale degrado governativo ed istituzionale ormai consolidato da una pluridecennale inetta “governance” ha ridotto la Sicilia ad uno straccio. Secondo i nostri parlamentari che vivono in un olimpo dorato che poco, o nulla, ha a fare con la Sicilia reale non basta il disposto costituzionale dell’art. 29. Invece di riconoscere la famiglia come entità insopprimibile ed aiutarla attraverso apposite provvidenze a realizzare i propri fini, fanno proposte lontane dalla vita, dalla gente e dalla nostra cultura.

Sfugge alla comprensione dell’uomo comune il senso e l’utilità di tale proposta che crea reazioni di meraviglia, anzi di sconcerto, per una politica che non sa affrontare le emergenze delle famiglie siciliane abbandonate a se stesse ed a volte sempre più povere. Ma a loro cosa importa; loro godono di prebende che sono addirittura superiori a quelle dei parlamentari nazionali.

La famiglia, come primario gruppo sociale, più ancora che dal diritto, è retta dal sentimento degli individui che la compongono: nella nostra tradizione la sua struttura ideale è informata ai principi dell’etica cristiana. Le conseguenze dell’organizzazione familiare potranno anche essere di natura giuridica e patrimoniale, però, prima di tutto, la famiglia è un legame di vita, completo e duraturo, che dagli sposi (quelli dell’art. 29) si estende ai figli.

Le coppie di fatto, lo abbiamo già scritto tante volte, sono un’altra cosa e non è possibile che situazioni differenti possano essere trattate allo stesso modo. Quale bene può venire a un Paese se se ne polverizzano le fondamenta della vita comunitaria? Secoli di riflessioni filosofiche hanno individuato nella famiglia la base della società e dello Stato. La famiglia tante volte è stata indicata come il primo livello della socializzazione e dell’educazione. E adesso si vogliono mischiare le carte e fraintendere  e relativizzare l’essenza del nucleo familiare.

Leonardo Sorrentino