Anno 2022 / Abbiamo bisogno tutti dell’ amore nuovo che ci scaldi il cuore e ci renda umani

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Nazareth

Giorni addietro, ho preso in mano un calendario del 2022, di quelli che, ancora, i solerti rappresentanti di articoli religiosi regalano, sperando che con essi possano incrementare la cerchia dei loro clienti. Ho sentito nascere dentro di me un disagio che, lì per lì, non ho approfondito. Quando, però, quel calendario si è ripresentato nuovamente alla mia vista, non ho potuto fare a meno di cercarne le motivazioni.

Il disagio era dovuto al fatto che l’anno nuovo si ergeva su un anno di pandemia molto complicato, foriero di tanta incertezza, di rapporti incrinati, di speranze deluse, di nuove paure per un presente molto lacunoso che non promette nulla di buono.

Comunque, trovare le parole augurali per un nuovo anno, di per sé, non dovrebbe essere troppo difficile, soprattutto per noi sacerdoti, abituati, forse troppo, a salire sul pulpito!
Mi sono messo a pensare al nuovo anno con parole più meditate, meno euforiche del solito ed ho sentito prepotentemente il bisogno, o meglio la necessità, di soffermarmi con più calma e dolcezza sull’anno ormai trascorso, rivivendo i momenti più salienti ed entrando così nella trama dei giorni della vita.

Dunque, ho richiamato alla memoria le tante storie che nel 2021 si sono affacciate e intrecciate con la mia. Esse sono intessute di volti, di sguardi, di sorrisi e di lacrime, di invocazioni, di richieste. Ma anche di silenzi che richiedono alla fine uno stile di vita più semplice, costituito però di passione e di amore, come il giardiniere che sa di coltivare un bellissimo campo di rose.

Per il 2022 l’augurio di un “amore nuovo”

Nel 1991, se ben ricordo, Vincenzo Spampinato, con il quale mi lega una lunga, sincera e vera amicizia, scrisse una meravigliosa canzone che cantò insieme all’indimenticabile Franco Battiato, geniale e gentile amico comune.

Spampinato e Battiato
Franco Battiato, a sin. e Vincenzo Spampinato

Ciò che voglio regalare ai miei amici e a me stesso, per un significativo 2022, sono le parole di questo testo musicale che suonano proprio come una poesia. Ho informato Vincenzo del mio proposito e mi sento grato e onorato nel farlo.

La canzone s’intitola “L’amore nuovo”.

“Se dentro te porti i segni di amori feroci,
se ti hanno fatto del male parole veloci,
quando il silenzio spaventa il digiuno del cuore
io ci sarò.

Se un quintale di errori ti curva la schiena
ti hanno costretto a passare dentro la cruna
ti toglierò alla notte e con le mie erbe tu mi guarirai.

Come un giunco ti rialzerai, come un giunco ti rialzerai.
È l’amore nuovo quello che ci fa sognare, è l’amore nuovo quello che non puoi scordare.
E’ l’amore nuovo che ci indica la strada.
Sì, è l’amore nuovo, t’innamori della vita, è l’amore nuovo.

A piccoli sorsi berremo le nostre stagioni,
ci riempiremo la bocca di nuove canzoni
e fino all’anima con gli occhi tuoi veneziani
mi spoglierai.

Le tue sabbie mosse calmerai. Le tue sabbie mosse calmerai.
È l’amore nuovo quello che ci fa sognare, è l’amore nuovo quello che non puoi scordare.
È l’amore nuovo quello che ci intreccia come funi.
Sì, è l’amore nuovo che riempie queste mani.

È l’amore nuovo quello che ci fa sperare,
sì, è l’amore nuovo quello che non puoi scordare.
È l’amore nuovo che ti entra nelle ossa.
È l’amore nuovo e riprendi la tua corsa.
E ti rimette in gioco, è l’amore nuovo, ti dà tutto e chiede poco.
È l’amore nuovo.

L’amore nuovo è l’unica cosa di cui tutti abbiamo bisogno

Assaporare queste parole meravigliose: mi fanno dire che l’uomo è fatto per amare e per essere amato. L’amore nuovo è l’unica cosa di cui noi tutti abbiamo bisogno, che ci indica la strada e ci rimette in gioco. Quando però ci scordiamo di amare ci trasformiamo in squali divenendo subito poveri uomini, inaffidabili e pericolosi.calendario 2022

Dall’era cristiana in poi, l’anno nuovo segue la nascita di Gesù, avvenuta a Betlemme in una povera grotta di 2021 anni fa. È da lì, ossia da quell’avvenimento che è nata la meraviglia e lo stupore. E’ da lì, che la vita nuova è amore incondizionato, comunione, condivisione assoluta di vita, di presenza, di attenzione, di speranza, di intenti, di realtà, di tempo ma senza sconti e scorciatoie.

È necessario, soprattutto in tempi come i nostri, trovare le parole vere che soltanto alcuni possono regalarci e che sono i folli per amore, i poeti, i semplici … come Gesù: primo folle per eccellenza, umano e divino, capo carovana di quanti vogliono ripartire e fare della vita una indicibile avventura, “l’incantesimo dell’eternità” sulla terra.

Ci sembrerà allora di vivere il Capodanno dell’universo, nel cuore della vita e nei nostri paesi, superando le vecchie logiche che stentano ancora a morire.
Per noi cristiani, infine, il 2022 sarà l’anno primo del Sinodo che ci chiede di cambiare assolutamente paradigma. Non più vuote parole, ma vita, non ombra di vita; cammini, nuovi propositi di vita.

L’evangelista Luca ci fa sapere che Gesù dodicenne, dopo l’esperienza a Gerusalemme tra i dottori della legge, discese con Maria e Giuseppe a Nazareth e stette loro sottomesso. Lì, durante quei lunghi e silenziosi anni, imparò l’arte del vivere e crebbe in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini.

La scelta di Gesù di vivere a Nazaret è per noi credenti non una semplice indicazione geografica, ma una precisa provocazione divina-umana da imitare se non vogliamo essere superficiali e dilettanti allo sbaraglio.

Far risplendere il mondo della luce di Dio

A Nazareth comprendiamo meglio che “Il valore di una forma di vita religiosa o più genericamente spirituale si percepisce dal chiarore che irradia sulle cose di questo mondo. Le realtà carnali sono il criterio di quelle spirituali. Non si vuole riconoscere questo criterio di giudizio, appunto, perché si ha paura di un criterio di giudizio” (Simone Weil).

Lo scopo principale di un credente sulla terra è far risplendere il mondo della luce di Dio, per permettere ad ogni uomo di imparare a conoscere Dio che l’abita, nel modo in cui l’abita. Un modo che varia da popolo a popolo, da cultura a cultura, da Paese a Paese.

La nostra Chiesa, ad esempio, ha un corpo troppo grande ed effonde un chiarore troppo tenue.E’ necessario quindi tornare a risplendere lì dove noi viviamo.
La strada da percorre, dunque, è quella di assumere l’umano ed ogni particolare di esso e portarlo, con tenacia, a renderlo incandescente nuovamente.

Il cristiano, con coraggio, deve tornare a calpestare ed abitare la terra e considerarla come il luogo epifanico in cui si può e si deve mostrare Dio senza fuggire da esso. Come un contadino, è necessario che egli esca a seminare di buon mattino, pianti alberi, coltivi le vigne, stia seduto al suo posto senza imprecare ed attenda lì, fiducioso, il germogliare dei frutti che non sono altro che la Sua manifestazione, la venuta di Dio.
Gesù prima di noi è venuto in questo mondo l’ha abitato ed in esso ha fatto risplendere la sua luce per sempre.

     Don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa

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