All’inaugurazione ufficiale dell’Anno Giudiziario 2025, l’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) di Catania ha levato la propria voce contro il disegno di legge sulla separazione delle carriere.
Giancarlo Cascino: “Una riforma della magistratura, non della giustizia”
Un provvedimento questo, che, secondo il presidente della sezione catanese Giancarlo Cascino, non rappresenta una vera riforma della giustizia, bensì una “riforma della magistratura”, volta a smantellare il sistema giudiziario, indebolendolo nelle funzioni di garanzia e autonomia. “E’ più una “iniziativa che vuole disarticolare la magistratura, che la vuole ridimensionare” e “riportare la prevalenza, la preminenza sul potere esecutivo”.
“Si rischia di compromettere le garanzie per i cittadini”
Con fermezza, Cascino ha sottolineato che la separazione delle carriere, che prevede l’istituzione di concorsi distinti per i pubblici ministeri e i giudici, non risolva le problematiche del sistema e, all’inverso, rischia di compromettere le garanzie per i cittadini, esponendo la magistratura a pressioni politiche e a una pericolosa concentrazione di potere. “Un concorso separato per i pubblici ministeri potrebbe trasformare l’inquirente in inquisitore, dando un valore esclusivo al risultato, ovvero la condanna, a discapito del giusto processo”.
La protesta con simboli di difesa dei Valori costituzionali e dell’Indipendenza della magistratura
La protesta dei magistrati, che si è svolta sulla scalinata del Palazzo di Giustizia, è stata accompagnata dall’esposizione di manifesti con citazioni dei maggior insigni difensori della Costituzione. Si ricordano, a tal proposito, Luigi Sturzo, Pietro Calamandrei e Sandro Pertini, le cui citazioni rimandano ai valori di indipendenza e imparzialità, aspetti valoriali, posti alla base dello Stato di diritto. In più, si menziona la nota di colore degli ombrelli tricolore, recanti gli articoli fondamentali della Carta Costituzionale, con gli articoli 9,11,13, 21 e 34 Cost. Gli ombrelli, invero, sono simbolo della protezione delle libertà e dei diritti fondamentali, fungendo da baluardo contro i tentativi di minare l’autonomia della magistratura.
Il presidente dell’Anm di Catania, Giancarlo Cascino, ribadisce con fermezza che la riforma proposta non mira al miglioramento della giustizia, bensì all’indebolimento della sua struttura, con ripercussioni che compromettono l’indipendenza della magistratura e, di conseguenza, la tutela dei diritti dei cittadini.
![Intervento del rappresentante del Ministero della Giustizia Fichera](https://www.vdj.it/wp-content/uploads/2025/02/Intervento-del-rappresentante-del-Ministero-della-Giustizia-Fichera-360x270.jpg)
Interventi e riflessioni sulla Giustizia, confronto tra magistratura e politica
Nonostante la protesta, la cerimonia è proseguita con la presenza di autorità figure politiche, tra cui il ministro Nello Musumeci e il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno. Le rappresentanze istituzionali, dal canto loro, hanno espresso sostegno alle riforme proposte, pur riconoscendo le preoccupazioni sollevate dalla magistratura. Per quanto riguarda la presentazione della relazione annuale del ministro della Giustizia, l’intervento è stato affidato a Giuseppe Fichera. Va sottolineato che, durante questa fase, le toghe si sono ritirate dall’Aula delle Adunanze per rientrare solo al termine dell’intervento di Fichera.
Vengono, dunque, ripercorsi in ordine gli interventi previsti dal programma annunciato, inerente alla cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Giudiziario. Dopo il presidente della Corte d’Appello di Catania Filippo Pennisi sono intervenuti Michele Papa (rappresentante Csm – Consiglio Superiore della Magistratura), Giuseppe Fichera (rappresentante Ministero della Giustizia).
A seguire, si ricorda l’intervento di Carmelo Zuccaro (procuratore generale della Repubblica di Catania), Antonino Distefano (presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania), Giancarlo Cascino (presidente della Giunta della sezione distrettuale dell’Anm – Associazione Nazionale Magistrati), Francesco Mannino (presidente del Tribunale di Catania), Tiziana Falsaperla (delegato Federmot – Federazione Magistrati Onorari di Tribunale), Gaetano Rizzo (presidente dell’Associazione Nazionale Forense di Catania), Febo Battaglia (presidente Camera Civile Catania), Andrea Rumasuglia (presidente della sezione Aiga – Associazione Italiana Giovani Avvocati di Catania), Gaetano Roggio (rappresentante Associazione Dirigenti Giustizia), Concetta La Rosa (rappresentante funzione pubblica Cgil – Confederazione Generale Italiana del Lavoro di Catania).
![i magistrati escono dall'aula in segno di protesta](https://www.vdj.it/wp-content/uploads/2025/02/Uscita-dallAula-dei-magistrati-in-segno-di-protesta-317x365.jpg)
Gaetano Rizzo (Anf) sulla Riforma Cartabia: valutazioni critiche e prospettive per il processo civile
In tal contesto, si rammenta altresì l’intervento tenuto da Gaetano Rizzo, presidente dell’Associazione Nazionale Forense di Catania. Egli, in primis, ha ricordato la storicità dell’Anf, che è la più antica associazione di avvocati d’Italia.
Il presidente Rizzo ha esaminato vari temi cruciali per il sistema giuridico italiano. Ha sottolineato, riguardo al processo civile, l’entrata in vigore del “decreto correttivo Cartabia” (D.Lgs. 164/2024), il quale ha apportato modifiche sostanziali alla riforma del processo civile del 2022. Con l’adozione di questo decreto e parallelamente la definizione delle nuove norme tecniche per il processo civile telematico, si chiude un lunghissimo percorso di riforma.
In più, “la riforma Cartabia aveva come obiettivo dichiarato quello della velocità del processo. In quanto i target fissati, secondo standard europei, sono orientati alla rapidità delle decisioni e allo smaltimento dell’arretrato”. Nonostante l’intento dichiarato della riforma, ossia la velocizzazione dei processi e la riduzione dell’arretrato, i dati relativi al 2023 non sono per nulla rassicuranti. La diminuzione dei tempi di definizione dei procedimenti risulta, de facto, ben al di sotto degli ambiziosi obiettivi stabiliti in ambito europeo.
![rientro in aula dei magistrati](https://www.vdj.it/wp-content/uploads/2025/02/Rientro-in-Aula-dei-magistrati-dopo-la-protesta-360x365.jpg)
Le incertezze sui risultati del Pnrr. Le criticità legate alla riduzione dei procedimenti e il sovraccarico degli Uffici giudiziari, compresi i giudici di pace
In particolare, si segnala come la riduzione dei nuovi procedimenti sia stata in parte il frutto del trasferimento di numerosi casi agli uffici dei giudici di pace. Tale strategia ha ridotto l’impatto sulle statistiche Pnrr, ma ha messo in evidenza gravi carenze nei relativi uffici, con personale e operatori del settore giustizia a tempo. In particolare, i dati che emergono dalla “Relazione sul monitoraggio statistico degli indicatori Pnrr” a fine 2023, pubblicati dal Ministero della Giustizia (19/04/2024) e dagli altri indicatori statistici disponibili, non sono incoraggianti.
“Sebbene il ministro abbia recentemente annunciato il raggiungimento degli obiettivi, si continuano a nutrire forti dubbi sulla bontà di tali dati, anche perché altri esponenti del Dicastero hanno riferito dati profondamente diversi. Solo per fare un esempio, il calo di durata (osservato tra il 2019 e il 2023) è stato solo del 17% e se la riduzione procedesse allo stesso passo a giugno 2026 il calo complessivo sarebbe solo del 24%. Ben al di sotto del target di riduzione del 40% dei tempi di trattazione dei procedimenti civili (misurato secondo l’indice del cosiddetto Disposition Time)”.
Precarizzazione del settore giustizia e difficoltà nel processo telematico.
Le osservazioni critiche di Rizzo
A seguire, l’avv. Rizzo ha espresso il suo disappunto per la precarizzazione del settore giustizia, evidenziando come la crescente dipendenza da professionisti temporanei impedisca lo sviluppo delle competenze necessarie, soprattutto in un contesto tecnologico sempre più complesso. Ha infatti sottolineato che “figure professionali transitano per i Tribunali e i vari Uffici, senza poter restituire nel tempo le competenze che la formazione seguita”. Nonostante le osservazioni dell’avvocatura, il decreto correttivo non ha affrontato le criticità sollevate, ma le ha persino aggravate.
Riguardo al processo penale, il presidente dell’Anf di Catania Rizzo, ha evidenziato le difficoltà nell’attuazione del processo telematico. Si rileva, infatti, una gestione disomogenea e talvolta confusa da parte dei tribunali, che genera incertezze tra gli operatori e rischi legati alla responsabilità professionale. “Rispetto al processo penale non vi è chi non percepisca una crescente difficoltà di Procure e Tribunali ad adeguarsi al rispetto da quanto previsto per l’entrata in vigore del processo telematico”.
In più, ammette Rizzo che “si assiste quotidianamente alla diversificazione, inspiegabile e ingiustificabile, della prassi di numerose cancellerie di decidere autonomamente se applicare o meno le nuove indicazioni relative ai diritti di copia, arrivando al punto che in uno stesso Tribunale da piano a piano vigono sistemi differenti di calcolo con accettazione esclusiva delle sole marche fisiche o del solo pagamento via PagoPA e con differenziazione della tipologia dei diritti richiesti se nuovi o vecchi.
Ciò che risulta è un quadro che tutto è tranne che unitario e che rompe la caratteristica tipica del diritto di essere uniforme su tutto il territorio nazionale”.
L’Anf e la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Sostegno con riserva
Con riferimento, poi, alla proposta di riforma costituzionale in materia di separazione delle carriere, recentemente approvata in prima lettura dalla Camera dei Deputati, l’avv. Rizzo riscontra che trattasi di un tema divisivo per l’ordinamento giurisdizionale. Inoltre, egli ha ribadito il sostegno dell’Anf a questa storica rivendicazione dell’avvocatura, sebbene la proposta di riforma avanzata dalla Camera dei Deputati non trovi il consenso dell’Associazione.
In particolare, il presidente Rizzo ha espresso il suo pensiero, dichiarando: “Credo che sia noto a tutti che la separazione delle carriere fra la magistratura giudicante e quella requirente è una storica rivendicazione dell’avvocatura e anche della nostra associazi
Da sempre gli avvocati italiani ritengono che per meglio garantire la terzietà e imparzialità del giudice e per garantire appieno la parità delle parti in giudizio sia necessaria una riorganizzazione dell’ordinamento giudiziario che preveda una separazione di carriere. Tuttavia, il disegno di legge costituzionale approvato in prima lettura della Camera dei Deputati non ci convince. E ci pare che contenga una serie di elementi pericolosi, che possono entrar in contrasto con un principio cardine del nostro ordinamento democratico. Quello di piena autonomia e indipendenza della magistratura, sia giudicante sia requirente”.
Le criticità del sorteggio nel Csm. Riflessioni sull’autonomia della magistratura
A seguire, l’introduzione del sorteggio per la composizione del Consiglio Superiore della Magistratura è stata giudicata come un pericoloso passo indietro. Tale modalità rischia di compromettere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, minando il principio di autogoverno. Così, riflette il presidente Rizzo che afferma: “in modo particolare, non si è concordi con la proposta di adottare il metodo del sorteggio per la composizione del Consiglio Superiore della Magistratura … sembra che in questo modo non si realizzi una forma di autogoverno elettivo, ma si dia vita a un qualcosa di diverso.
Non sfugge il fatto che la dottrina costituzionalistica ha da tempo bollato il sistema del sorteggio come ‘il più irrazionale di tutti’, segnalando come la selezione di organi amministrativi, effettuata attraverso una estrazione a sorte, è già stata sperimentata nella composizione delle commissioni di concorso universitarie, con esiti non positivi”.
Intelligenza Artificiale e Giustizia. Le preoccupazioni dell’Anf e la necessità di un tavolo permanente
Infine, Rizzo ha sollevato preoccupazioni sul tema dell’intelligenza artificiale (AI) nel sistema giustizia, criticando la scarsa regolamentazione e l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali del Paese. Ha proposto la creazione di un tavolo permanente per affrontare le emergenze, unitamente a ogni eventualità, legate all’AI, auspicando un confronto costruttivo tra tutti gli attori del sistema giuridico.
In particolare, Rizzo riferisce che “non convince la formulazione dell’art. 14 del disegno di legge, n.1146 di iniziativa governativa. Questo, laconicamente, indica ciò che non sia possibile fare con l’AI, anziché segnare la strada su come e perché possa essere opportuno utilizzarla. La totale assenza di un sistema pubblico che definisca gli spazi di utilizzo dell’AI nella Pubblica Amministrazione (PA), il totale dominio privatistico degli strumenti di AI, nonché l’inadeguatezza dell’infrastruttura digitale del Paese, inducono a una seria riflessione sul ritardo del sistema Paese in merito al suindicato tema.
Si auspica infatti che tutti, magistrati, avvocati, politici e PA vogliano unirsi per costituire un tavolo permanente, al fine di affrontare in tandem ogni eventualità o emergenza relative all’AI”.
Concludendo, Rizzo ha augurato un proficuo 2025 a tutti gli operatori del diritto, sottolineando l’importanza di un’analisi condivisa e riflessiva sulle sfide del sistema giustizia.
Luisa Trovato