Sono stati circa trentamila i partecipanti alla XXI edizione della Giornata delle vittime della mafia tenutasi a Messina ieri, lunedì 21 marzo. Trentamila tra studenti, scolari, componenti di associazioni, famiglie, rappresentanti politici, magistrati e forze dell’ordine.
Piazza Duomo si è riempita di bandiere e striscioni, in fondo alla piazza il gruppo Niscemi offriva frittelle, mentre ai piedi della scalinata quattro bambini disegnavano per terra: Bruno, Emma, Elena e Costanza (di 7 anni), con dei gessetti hanno scritto ”pace e libertà” sulle mattonelle. ”Disegno per terra perchè non ho i fogli, e io voglio disegnare l’astronave della pace, perchè quando vola in alto la vedono tutti” dice Bruno.
La manifestazione è stata dedicata al ricordo delle vittime della mafia, ma sopratutto ai loro familiari: ”Siamo qui per voi – ha iniziato don Luigi Ciotti, fondatore dell’Associazione ‘Libera’ – siamo qui per stare vicino al vostro dolore, per condividerlo con voi e per alimentare la speranza. Siamo qui per rappresentare un’Italia che non si vuole rassegnare, ma che ha sete, ha bisogno di giustizia e che ricorda tutti coloro che sono morti per la democrazia”.
Ed è proprio partendo dalla Democrazia, ”il primo testo antimafia della nostra storia”, che bisogna lavorare, che bisogna sognare: ”Perché abbiamo bisogno di illuderci – ha continuato don Ciotti – di essere uguali come cittadini e diversi come persone, l’illusione è alla base della democrazia”. Ed oggi c’è una democrazia che soffre, che vive in una terra ferita e che ha bisogno di libertà: ”Non si può parlare di libertà se c’è paura, se c’è ignoranza, e la libertà è per tutti. Non è libero chi è costretto al lavoro nero, non sono libere le donne della tratta sfruttate nella prostituzione, non è libero chi deve fare i conti con il ricatto”.
”Se parliamo di mafia – ha continuato don Ciotti – dobbiamo denunciare un sistema che non concede all’uomo la sua dignità, bisogna denunciare la vergogna degli immigrati ammassati e respinti e la violenza all’ambiente, l’uso indiscriminato delle sue risorse”.
”Le mafie e la corruzione – ha ripreso il leader di ‘Libera’ fanno parte di un sistema che distrugge la dignità delle persone. Queste non troveranno spazio quando sapremo vincere l’egoismo, l’indifferenza e l’opportunismo, le malattie più grandi della nostra epoca. E per farlo dobbiamo dire di no all’anestesia delle coscienze, alla caduta del senso etico”.
Don Ciotti si è poi rivolto ai servizi e alle politiche sociali, che mettono in grado le persone di esercitare i loro diritti, e ha ricordato gli studenti del progetto Erasmus rimasti uccisi in Catalogna e le vittime del Messico.
Un pensiero è andato a tutti i testimoni di giustizia, a tutti coloro che chiedono ciò che è giusto, a chi ogni giorno, nelle Cooperative nate nei beni confiscati, risponde contro la mafia.
”Una risposta forte alla mafia sono gli educatori, gli operatori di giustizia ed i magistrati che credono e aiutano i ragazzi degli Istituti Penali minorile, e li accompagnano lungo un cammino che gli faccia conoscere e capire la realtà, che li renda consapevoli e responsabili. Diversi ragazzi, provenienti spesso da famiglie mafiose, insieme a loro hanno avuto modo di incontrare i familiari delle vittime della mafia e di conoscerne i luoghi.”
”Un ragazzo – racconta don Ciotti – dopo un’esperienza del genere ha detto ‘ma questi (i mafiosi) non sono uomini d’onore’. Ecco allora l’importanza del lavoro nell’educazione e nel riscatto di chi la mafia la subisce nei quartieri,vivendo in povertà: ”è preoccupante” continua ”la riforma che rischia di penalizzare i tribunali per minori. Siamo qui anche per chiedere che non siano i dati economici a sacrificare quei percorsi che danno dignità e libertà alle persone”.
”Abbiamo bisogno di verità – ha sottolineato don Ciotti -, abbiamo bisogno di verità per tutti noi, per rispetto alle famiglie di chi è stato ucciso,per i giovani, per gli studenti che non devono essere presi in giro. Vogliamo libertà ed attenzione per tutti.”
Don Ciotti si è rivolto a tutti: ai giornalisti minacciati, ai magistrati, alle forze dell’ordine, al corpo forestale, agli operatori nei beni confiscati, alle scuole e agli amministratori pubblici: ”Per loro gratitudine e rispetto, perché lavorano per un’Italia ostinata; ‘noi non vi lasceremo mai soli, anche se siamo piccoli piccoli noi camminiamo con voi”.
Un invito, poi, ad una ”Chiesa libera”. ”In questa terra – ha raccontato don Ciotti – un parroco ha appeso un cartello dal campanile con scritto: no alla mafia, sì al Vangelo. Che sia questo lo spirito della Chiesa, che sia questo l’invito: guardare verso il cielo senza distrarsi dalle responsabilità della terra”.
”Vi lascio con la forza di una donna – ha concluso don Ciotti – che ho incontrato in un carcere minorile tempo fa mi ha indicato un ragazzino dicendo ‘lui ha ucciso mio figlio’. Lei e suo marito, dopo aver conosciuto che vita aveva fatto l’assassino del figlio e la povertà della sua famiglia, hanno deciso di conoscerlo, di stargli vicino nel suo cammino e non lasciarlo solo.
“Questa è la nostra Italia, questi siamo noi”.
Michela Lovato