Antimafia / Gli studenti di Catania riflettono su Cosa Nostra

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“Tutto il potere può diventare mafioso nel momento in cui è finalizzato al conseguimento di obbiettivi personali. Dovete pretendere che chi, in questo momento, decide, lo faccia esclusivamente nel vostro interesse. Solo allora avremo sconfitto non solo Cosa Nostra. Ma tutte quelle forme di potere mafioso che possono condizionare la crescita della nostra società”. E’ uno degli spunti, parole in questo caso di Trantino, emersi alla conferenza antimafia “Non è Cosa Nostra”, organizzata dalla consulta giovanile studentesca catanese lo scorso sabato 17 febbraio. Parole attuale e su cui meditare, pronunciate davanti agli studenti che hanno riunito i rappresentanti di istituto di Catania e province, con i rispettivi rappresentanti di classe e dei giornalini scolastici, alle Ciminiere di Catania.

Introdotti dal presidente della CPS, Francesco Pezzillo, numerosi ospiti illustri: l’avvocato Enrico Trantino, Sindaco di Catania; l’onorevole Gaetano Galvagno, Presidente ARS; il dottor Emilio Grasso, dirigente dell’ufficio scolastico della Sicilia. “Non è cosa nostra”, il titolo di un incontro che ha visto l’avvocato Tarantino concentrarsi sull’enorme influenza che la mafia ha su tutte le istituzioni del nostro Paese e, in particolar modo, nella nostra regione.

Antimafia / Perché Cosa Nostra fiacca ancora la Sicilia

“Cominciavo la mia prima attività lavorativa lontano dalla Sicilia ed ho, per questo, vissuto la Strage di Capaci da lontano – ricorda Grasso. –  Eppure, vedendo e leggendo i commenti riguardo l’accaduto mi rattristavo particolarmente poiché la mia terra è stata spesso e viene tutt’ora considerata una ‘terra di mafia’ da cui stare lontani”.

Antimafia / Non è Cosa Nostra

“Questa parola porta con sé l’enorme peso della corruzione, violenza e sofferenza ed ha segnato la vita di moltissimi eroi della nostra società – ricorda il Presidente della commissione antimafia della CPS, Francesco Pandolfo. – La mafia, però, non comprende solo crimini eclatanti: è un gesto di supremazia, un abuso di potere, che opprime, denigra e sfrutta un soggetto, che non può nulla contro di lei. È su questo che dovremmo concentrarci ogni giorno”.

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Antimafia / Non è Cosa Nostra: i relatori

Il prefetto di Catania, Librizzi, ha tenuto una profonda riflessione sull’aumento della consapevolezza dei giovani riguardo l’argomento “mafia”, soffermandosi in particolar modo sul fenomeno delle ‘baby gang’, ancora molto diffuso nel territorio siciliano, e non solo. In seguito, lo stesso Grasso ha fatto un appello agli studenti presenti, per preservar loro dall’entrare, indirettamente o direttamente, in contatto con il mondo mafioso. Importante non farsi influenzare dal gruppo e, quindi, mantenere una propria personalità. Passata la parola al rappresentante dell’istituto Marconi e delegato della commissione antimafia, il dott. Pandolfo ha invitato i giovani presenti a combattere per la Sicilia, così da liberarla, un giorno, dal ‘cancro della mafia.’

Antimafia / Conferenza Non è Cosa Nostra

Carmelo Zuccaro, procuratore della corte d’appello, poi, ha voluto precisare il fatto che, al contrario di come accadeva negli anni di piombo, oggi la mafia, adattandosi ai cambiamenti della società, non utilizza più linguaggi violenti e plateali, bensì silenziosi e velati. Ha invitato, inoltre, tutti i presenti a ribellarsi alle ingiustizie e a non ‘chiudere un occhio,’ come molti hanno fatto durante quel buio periodo.

Infine Giuseppe Agosta, figlio di Alfredo Agosta, imprenditore ucciso dalla mafia, ha, dapprima, colpito il pubblico con il racconto di un episodio di minaccia mafiosa, vissuto da lui in prima persona durante l’infanzia, nei confronti dei suoi genitori. Poi ha presentato la “Associazione Agosta”, nella quale si impegna quotidianamente, così da contrastare il racket di attività criminali finalizzate al controllo di determinati settori economici e commerciali.

Gli studenti catanesi accorsi hanno dimostrato di essere fermamente contrari al fenomeno mafioso che colpisce il nostro territorio da anni. Con i loro interventi mirati e provocatori hanno mostrato di essere consapevoli della sua diffusione e di non ignorare le problematiche provocate dalla mafia in Sicilia. Una così numerosa presenza giovanile è simbolo di una generazione non indifferente e desiderosa di cambiamento. Sono pronti a mettersi in gioco e in discussione per la libertà della propria terra.

Eleonora Da Campo

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