Gesti forti, quelli di fratel Biagio Conte, il piccolo servo inutile, fondatore della Missione Speranza e Carità di Palermo, che accoglie 1100 persone disagiate in alcuni centri di ospitalità del capoluogo. Di cammini, fino al Parlamento europeo a chiedere rispetto per i diritti di ogni uomo, e di digiuni, come l’ultimo di questi giorni, in una grotta dell’entroterra siciliano, da ben 12 giorni in preghiera, “nutrendosi solo dell’Eucarestia”.
E’ stato poco bene nei giorni scorsi, ma si è magnificamente ripreso, “è gioioso e intende continuare il digiuno penitenziale e la preghiera incessante” – come diramato dal comunicato stampa della Missione – e ora Fratel Biagio lancia un nuovo, ennesimo, appello a tutta l’umanità.
“Siamo tutti responsabili di aver realizzato una non corretta e sana società: l’abbiamo resa debole, fragile e molto vulnerabile. Abbiamo trasmesso ai giovani e ai meno giovani un modo di vivere sbagliato fatto di materialismo e consumismo, di piaceri, di divertimento e di esteriorità; formando persone che si comportano come tanti copioni, senza più rispettare e valorizzare il proprio corpo, il nostro prezioso interiore, la nostra mente e il nostro spirito. Non ascoltiamo più il nostro cuore e così ci usiamo come degli oggetti ‘usa e getta’, quando mi servi ti utilizzo, ’mi stai bene’, ma quando non mi servi più ti ‘cestino’.
Ecco non c’è più rispetto fra uomo e donna anche nel modo di vestire, non c’è più Fratellanza, Solidarietà, Umanesimo e aiuto reciproco soprattutto per chi è in difficoltà. E se i giovani e i meno giovani di oggi commettono questi errori è perché siamo schiavi delle dipendenze negative dell’alcool, delle droghe, delle sigarette.
E’ grave che nessuno interviene, sembriamo tutti acconsenzienti e permettiamo questo mal di vivere. Non è giusto addossare la colpa solo ai giovani come se fossero la causa di tutti i mali, ma noi adulti siamo responsabili perché abbiamo dato loro un mondo non giusto, vuoto, sterile e pieno di negatività.
Appello a tutti i responsabili di questa nazione d’Italia e a tutte le nazioni del mondo e a chi è chiamato, incaricato a tutelare la vita e la salute dei cittadini. Non possiamo permettere e acconsentire a tutto ciò che fa male per sé e per gli altri. Perché non prendiamo l’esempio dei provvedimenti repentini messi in atto per contrastare l’epidemia del virus? Per evitare il contagio e la morte, in pochissimo tempo sono state varate leggi restrittive, di non uscire di casa, con l’obbligo di non andare al lavoro, nei locali, pub, discoteche, in vacanza, in chiesa.
Perché non si tutela la salute di ogni persona vietando il consumo e l’utilizzo di alcool, droghe leggere, delle sigarette, dei biglietti gioco delle scommesse con locali sempre aperti fino all’alba, autorizzati a vendere tutto ciò che fa male? E così aumentano gli incidenti con tantissimi morti e feriti per guida in stato di ebrezza; altrettanti morti per violenze e abusi vari nelle famiglie.
E così continuiamo a riempire tribunali e carceri, non solo, ma anche Pronto Soccorsi e ospedali, perché i tanti schiavi di queste dipendenze negative si ammalano di malattie (polmonari, al cuore, ai vari organi, di tumore, malati di mente, depressioni, suicidi e schegge impazzite che mettono a rischio anche i tanti cittadini).
Non è giusto vivere così, questa società è malata, anzi queste piaghe delle dipendenze negative sono una continua e interminabile ’pandemia dell’egoismo’ che da anni sta contagiando tanti, tantissimi giovani e compromettendo e mettendo a rischio le nuove e future generazioni. Chiaro che qualunque cosa che fa male e causa dipendenze non deve essere pubblicizzata e divulgata, ancora peggio venduta.
Per il bene di tutta la Società è nostro dovere intervenire e non più essere cittadini-spettatori, ma responsabili, affinché tutti insieme ci impegniamo a debellare e a mettere fine a tutto questo malessere che sta opprimendo tutta l’Umanità. E’ giusto ‘convertirsi’ al bene e non al male”.
Un appello urgente, diretto e nato dal cuore semplice di un missionario che a tutti, nel suo saluto, offre “pace e speranza”.
Vincenzo Caruso