Archeologia / Il tempio romano di Capomulini illustrato dal prof. Tortorici

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tempio romano capomulini

Il tempio romano di  Capomulini” è stato il tema dell’avvincente incontro culturale svoltosi nella sala Cristoforo Cosentini della Biblioteca Zelantea di Acireale e promosso dall’Accademia di Scienze e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, dall’Associazione Ingegneri Architetti Acesi e dalla città di Acireale. Presente il sindaco acese, ing. Stefano Alì.

Archeologia / Il tempio romano di Capomulini illustrato dal prof. Tortorici

Il vice presidente dell’Accademia, ing. Aldo Scaccianoce, nel saluto al numeroso pubblico, augura che il territorio di Capomulini possa rivivere l’antico prestigio, mentre la dott. ing. Mariagrazia Leonardi esalta le origini di Acireale, rievocando la storia tridimensionale del nostro territorio archeologico.

Valle dell’Aci, Santa Venera al Pozzo, basamento del Tempio.
Il prof. Edoardo Tortorici, Ordinario di Topografia antica nell’Università di Catania, parla dettagliatamente sul tema: “Il Tempio romano di Capomulini: l’analisi archeologica”, dopo aver fatto un’introduzione sul porto di Capomulini, uno dei porti più frequentati dell’antichità, lungo la rotta delle navi romane, esistente tra la prima e seconda guerra punica. E’ località della guerra tra Sesto Pompeo ed Augusto.

Archeologia / Il tempio romano di Capomulini illustrato dal prof. Tortorici

Il prof Edoardo Tortorici

L’analisi archeologica del Tempietto, a picco sul mare, è interessante: è una sorta di ”Augusteum” del quale sono ancora in studio alcuni blocchi. In epoche diverse, vengono rinvenuti vari resti archeologici: anfore di varia grandezza; monete di Cesare, anche il busto di Cesare, che  diviene patrimonio della Biblioteca- Pinacoteca Zelantea. Durante le guerre spagnole, il bastione del molo di Capomulini viene costruito con blocchi del Tempio.

Negli anni ‘40, vengono alla luce delle tombe rettangolari. Il professore Tortorici fa riferimento all’ing. Giuseppe Tomarchio, appassionato ricercatore archeologico nella zona, secondo il quale il tempietto poggiava su base di lava con relative incisioni, mentre Il porto serviva alla flotta romana per l’approvvigionamento dell’acqua dolce. Il prof. Luca Lanteri dell’Università della Tuscia parla su “Il racconto digitale del Tempio di Capomulini”: sostiene che è difficile riconoscere un tempio dall’analisi tecnica del monumento, tuttavia durante le indagini archeologiche dell’Università di Catania ne è stata tracciata la planimetria.

La dott. Gioconda Lamagna, direttrice del Polo Regionale Museale di Catania, in conclusione, apprezza il progetto dell’Università di Catania; definisce quale modello esemplare il Tempio e ne mette in rilievo il tentativo di ricostruzione digitale; infine, fa riferimento ad altre località della zona, quale la “Gazzena”. Con i fondi europei progetta ulteriori scavi in Santa Venera al Pozzo e nel territorio circostante. Positivo, il dibattito per valorizzare la zona archeologica acese.

                   Anna Bella