Quando si parla di piramidi il nostro pensiero va alle stupefacenti costruzioni d’Egitto o alle civiltà precolombiane, senza sapere forse che oltre 40 piramidi si trovano alle pendici dell’Etna. Si tratta di monumenti alti fino a circa 40 metri, le cui pietre sono ricavate dalla pietra lavica prodotta dal vulcano. Le Piramidi dell’Etna, conosciute anche come Turrette, sono avvolte nel mistero a causa delle poche informazioni riguardo la loro origine e il loro utilizzo.
Piramidi dell’Etna / Di che si tratta?
Le Piramidi dell’Etna sono strutture a gradoni molto simili a quelle costruite dai Maya e dagli Aztechi. Si trovano nascoste tra vigne e alberi da frutta, mimetizzandosi col colore scuro del terreno. Spesso si trovano all’interno di proprietà private e per questo sono difficili da vederre. Si ritiene che ne esistessero molte di più, ma che siano state distrutte o riutilizzate come base per la costruzione di case. In generale, molte sorgono tra Linguaglossa, Randazzo e Francavilla di Sicilia e, per fotografarle, spesso è necessario chiedere il permesso ai proprietari terrieri. Le Turrette, per svariati anni, sono state completamente ignorate e la loro vera natura mai spiegata a fondo. Ma le cose sono cambiate negli ultimi anni, grazie a studiosi che ne hanno capito le potenzialità.
Archeologia / Gli studi di Antoine Gigal
L’egittologa francese Antoine Gigal si è occupata nel corso degli ultimi anni dello studio di queste misteriose piramidi. La studiosa, infatti, sentendone parlare, ha lasciato il Cairo diretta per Catania per poterle vedere in prima persona. “Abbiamo scalato colline, attraversato terreni d’ulivi, fotografato, misurato. E con nostra grande sorpresa, siamo riusciti ad individuare circa quaranta piramidi. Molte più di quelle che contavamo di trovare. Un aspetto sorprendente è la somiglianza con i Sesi di Pantelleria o ai Nuraghi sardi. Ma non si tratta di monumenti funerari” ha dichiarato l’egittologa francese.
Due le sue teorie su chi abbia effettivamente costruito le piramidi. Secondo la prima, i creatori sarebbero i Sicani. Occuparono tutta la Sicilia e le tracce della loro cultura si possono far risalire al III millennio avanti Cristo. L’altra ipotesi, invece, vede gli Shekelesh come protagonisti. Si tratta di una delle tribù che componeva il variegato gruppo noto come i “Popoli del Mare“. Secondo la Gigal non sarebbe un errore identificare gli Shekelesh come Siculi. Ne darebbero prova varie anfore identiche a quelle trovate presso Jaffa, ad Azor. Inoltre, questo popolo ha solcato tutto il Mediterraneo e ciò potrebbe spiegare perché si trovino le stesse strutture piramidali in Sicilia, Tenerife e nell’isola di Mauritius.
Turrette / Le piramidi come protezione dalle colate laviche
Secondo la Gigal, le piramidi apparterrebbero alla stessa epoca e alla medesima civiltà. La studiosa ha anche notato come le strutture formino un cerchio che avvolge il vulcano Etna. “Se osserviamo una cartina è interessante notare come le piramidi formino un cerchio che avvolge il vulcano. Che si tratti di un antico culto dedicato ad esso? […] Abbiamo pure notato che molte piramidi sono vicine a importanti siti megalitici”. Studiando i terreni circostanti, si è resa conto come le colate di lava del passato si arrestassero sempre a pochi metri dalle piramidi. Questa scoperta, che ha successivamente coinvolto fisici e scienziati, ha creato un’ulteriore teoria. Questa teoria vedrebbe l’erezione delle piramidi come parte di un meccanismo di contenimento della lava ad ogni eruzione del vulcano.
Piramidi dell’Etna / Semplice uso agricolo?
Nonostante le interessanti teorie dell’egittologa francese, altri studiosi sminuiscono le vere origini delle piramidi. Nel 2017 il dottor Fabrizio Meli, esperto di architetture rurali siciliane, ha contestato le teorie della Gigal. Secondo Meli, non si tratta di alcun reperto millenario e che in realtà le piramidi sono semplicemente cumuli creati dai contadini che facevano spazio nei loro terreni. Le grosse pietre di lava che ostacolavano l’aratura dei campi, sarebbero state rimosse e spostate ai lati dei terreni costruendo muretti e cumuli a secco. Meli fa notare come nelle zone del versante nord dell’Etna, questi cumuli venissero sistemati in forma piramidale. Inoltre, alcune di esse erano cave all’interno ed usate come depositi di attrezzi o magazzini.
Piramidi dell’Etna / Un patrimonio che rischia di scomparire
Sebbene le Piramidi dell’Etna rappresentino un’importante testimonianza del passato siciliano, l’edilizia molesta le sta seriamente minacciando. Per cercare di risolvere la situazione, l’associazione Free Green Sicilia – Beni Culturali, nell’agosto 2018, ha lanciato un appello per salvarle da speculazioni edilizie e piani regolatori che potrebbero cancellare per sempre queste meravigliose strutture dalla memoria. Tra l’altro, molte di esse si trovano in terreni privati, e per questo risulta quasi impossibile accedervi e salvaguardarle. Recita:
“Nel rispetto del Codice dei Beni Culturali e paesaggistici, continueremo a chiedere formalmente al Presidente della Regione, agli Assessori ai Beni Culturali e al Territorio, alla Sovrintendenza di Catania, al Presidente del Parco dell’Etna ma anche all’Unesco di mettere in essere ogni dovuta ed urgente iniziativa affinché tali manufatti siano salvaguardati con un decreto regionale di vincolo di tutela e conservazione in quanto patrimonio culturale nazionale e mondiale, anche se in sé dovrebbero essere considerate già monumenti protetti in forza del Codice dei Beni Culturali”.
Milena Landriscina