Il ruolo dell’Italia nel nucleare è decisamente importante: il nostro paese è interessato dalla dotazione di armi nucleari a causa delle basi americane. Non ci sono numeri precisi sulle testate a disposizione nel nostro Paese, essendo materia militare spesso inaccessibile: si è detto siano almeno 70, ma c’è chi ipotizza che possano essere un centinaio. Nella base militare di Ghedi, in provincia di Brescia, l’Italia mette a disposizione i caccia, gli Stati Uniti i dispositivi nucleari. Ad Aviano, in provincia di Pordenone, i militari americani hanno bombe nucleari per l’impiego tattico e strategico e hanno anche gli aerei per il loro trasporto.
“Le circostanze in cui l’Alleanza potrebbe utilizzare queste armi nucleari sono estremamente remote”, scrive la NATO. A meno che la sicurezza di uno qualunque dei Paesi del Patto atlantico fosse minacciata. In quel caso “la NATO ha la capacità e la risolutezza di imporre costi sull’avversario che sarebbero insopportabili. Superando di molto i benefici che qualunque nemico possa sperare di ottenere”. Soprattutto ora che, dopo oltre un anno di terribili ostilità, la guerra in corso in Ucraina può evolvere in qualsiasi momento in un conflitto mondiale. Come è avvenuto già nell’Europa del 1914.
Conflitto Mondiale / L’utilizzo delle Armi Nucleari
Il nostro tempo è però diverso da quello della “grande guerra” perché viviamo, dal 1945, dopo l’orrore di Hiroshima e Nagasaki, su quello che Giorgio La Pira definì “crinale apocalittico della storia”. L’università statunitense di Princeton ha elaborato una simulazione realistica che prevede, in caso di conflitto nucleare in Europa, un numero di vittime pari a 85,3 milioni in soli 45 minuti. Lo studio prevede l’inevitabile escalation innescata dall’uso iniziale di bombe tattiche, quelle cioè definite meno letali e dagli effetti limitati.
Gli esperti dicono «Le cosiddette armi nucleari “tattiche” hanno in genere rese esplosive comprese tra i 10 e i 100 chilotoni. La bomba atomica che distrusse Hiroshima nel 1945, uccidendo 140.000 persone, aveva una potenza di soli 15 chilotoni», come invitano a tener presente Senzatomica e Rete italiana pace e disarmo che, nel nostro Paese, rappresentano Ican, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.
Si deve in gran parte a questa coalizione mondiale della società civile il raggiungimento di un traguardo che sembrava irraggiungibile: il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari votato da 122 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite e l’Italia può rivestire un ruolo centrale nel promuovere questa svolta epocale. Purtroppo i governi che si sono succeduti sono rimasti fedeli alla linea dell’Alleanza atlantica che è contraria al trattato.
Armi Nucleari / Situazione Attuale con l’Ucraina
A parere del generale Carlo Jean, il loro impiego, pur minacciato da Mosca nel conflitto in Ucraina, «è estremamente improbabile. A meno che ci troveremo di fronte ad “un colpo di testa” da parte di Putin. La risposta occidentale può quindi variare enormemente. Da uno scoppio dimostrativo sul Mar Nero o in zona poco abitata a un impiego di un centinaio di testate contro le forze russe»
Dall’inizio del 2023 assistiamo ad un’accelerazione nella corsa al rifornimento di armi sempre più potenti a causa soprattutto della guerra in Ucraina. Il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, ha spiegato come «solo gli Stati Uniti siano in grado di imporre la fine del conflitto. Prima o poi l’invio periodico e limitato di armi occidentali ai combattenti ucraini non basterà più. A quel punto ci scopriremo di fronte alla scelta che abbiamo finora evitato di considerare: fare davvero e direttamente la guerra alla Russia oppure lasciare che la Russia prevalga». Non ha timore ad evocare la scelta della guerra Vittorio Emanuele Parsi il docente di relazioni internazionali dell’università cattolica di Miano, per difendere il bene non negoziabile della democrazia.
Chiara Iannizzotto