Nel tradimento della fiducia accordata a collaboratori risultati infedeli emerge tutta l’attualità e la persistenza della lotta perenne fra il bene e il male che può albergare anche all’interno della Mura vaticane, così come in qualunque luogo in cui operino uomini e donne. Tocca a ciascuno decidere, ogni giorno, se stare dalla parte del bene e contrastare il male
Possiamo solo immaginare la sofferenza, in queste ore dolorose, di Papa Francesco. Tradito da collaboratori infedeli
chiamati a cooperare a una riforma, quella economica, per lui essenziale nella costruzione di una Chiesa “povera per i poveri”. Una riforma dell’apparato economico della Santa Sede che lo ha visto impegnato in prima persona per restituire trasparenza a una gestione da lui considerata opaca e forse incapace di servire sino in fondo la missione primaria della Chiesa: la salvezza delle anime. Nel solco del Maestro, dispensatore di misericordia e dalle braccia sempre accoglienti per tutti.
In queste stesse ore, nell’attesa che l’iter giudiziario avviato con l’arresto di un ecclesiastico e di una consulente laica per “sottrazione e divulgazione di notizie e documenti riservati” a favore di due scrittori che ne hanno fatto materia per libri scandalistici, tornano alla mente le parole pronunciate dal Papa in piazza San Pietro il 14 ottobre. Ad una piazza pietrificata il Papa, con semplicità e trasparenza diceva: “Vorrei, in nome della Chiesa, chiedervi perdono per gli scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano. Vi chiedo perdono!”.
Ecco, “scandali”. Parola scelta non a caso. Che tutti noi commentatori abbiamo ricondotto alle vicende tormentate del sindaco Ignazio Marino e ai tentativi (vedi caso Charamska) di deragliamento mediatico del Sinodo, in atto in quei giorni. Ora possiamo verosimilmente immaginare che il Papa già sapesse e in cuor suo volesse, come è giusto per un padre che ha a cuore la serenità dei propri figli, prepararci alla realtà. Che, come lui stesso ci ha insegnato “precede le idee”. Ecco, ora abbiamo tutti la consapevolezza, amara, che la realtà è davvero “superiore alle idee”. Purtroppo, anche nel male.
Noi cattolici abbiamo interpretato il principio enunciato dalla Evangelii Gaudium, “la realtà è superiore alle idee”, in una chiave positiva, di apertura del cuore verso quanti sono in difficoltà, vedi le famiglie fragili o i tanti poveri che affollano le città del mondo. Era ed è quello che Francesco ci chiede quotidianamente come espressione della fedeltà al Vangelo e che cerchiamo come singoli fedeli e come comunità cristiane di realizzare, pur faticosamente. Ma le cronache, che per statuto dovrebbero vivere del principio di realtà, sembrano riportare il male in primo piano. Il male che può dispiegare la sua azione anche all’interno della Mura vaticane, così come in qualunque luogo in cui operino uomini e donne che possono tradire la fiducia di chi li ha scelti per operare il bene.
Essere prescelti per costruire il bene e cooperare a una missione straordinaria come quella della Chiesa di Gesù Cristo è un dono grandissimo. Tradire la fiducia e adoperarsi per il male ha, purtroppo, una storia millenaria. In queste ore difficili per il Papa e per la Chiesa non possiamo che rinnovare il nostro impegno dalla parte del bene. Non è faccenda di poco conto. Investe tutta la nostra vita. Dunque converrà, scavando nella nostra coscienza, rinnovare questa scelta: io sto dalla parte del bene e contrasterò il male. Come nel giorno del nostro battesimo.
Domenico Delle Foglie