La “Biblioteca dei Ragazzi Maria Grazia Cutuli” di Acireale, partner con la Festa del libro di Zafferana Etnea, nei giorni scorsi, ha ospitato un incontro con l’illustratrice di testi per ragazzi, Arianna Papini, arteterapeuta. Nella sala conferenze del centro culturale “Pinella Musmeci” si è potuto così assistere alla presentazione di diversi suoi libri: evento, questo, rivolto in particolar modo a bambini e ragazzi, ma coinvolgente per le persone di qualsiasi età.
In quell’occasione abbiamo avuto l’opportunità di fare una chiacchierata con Arianna, regalandoci la possibilità di conoscerla meglio.
Arianna Papini, fiorentina e laureata presso la Facoltà di Architettura di Firenze, svolge attività di scrittrice, pittrice, illustratrice, formatrice, docente e arteterapeuta.
Di cosa si occupa Arianna Papini?
Faccio libri per bambini fondamentalmente, ho scritto ed illustrato 150 libri venduti in tutto il mondo. Ho molta esperienza da quel punto di vista ma sono anche terapeuta, insegno illustrazione, faccio quadri. Un lavoro concentrato sull’arte e la narrazione in vari ambiti. Sono laureata in Architettura, poi ho fatto il master in Arteterapia post laurea.
Come è nata la sua passione di illustratrice?
Fin da piccola ho sempre disegnato e non ho mai smesso. Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi hanno capita ed aiutata sempre, ritengo che il supporto della famiglia sia molto importante. Ho avuto anche la fortuna di incontrare maestre meravigliose che mi hanno fatto disegnare e trasmesso questa passione come cura per la persona. Secondo me, abbiamo tutti diritto all’arte, poi è una cosa secondaria farne un lavoro. Fare arte fa bene. La diretta conseguenza dell’esigenza di aiutare attraverso l’arte è stato il conseguimento del master in Arteterapia; è come averla riconosciuta e sentita propria.
Ha iniziato a lavorare da sempre coi bambini?
In realtà, i miei libri sono abbastanza trasversali perché anche se nascono con i bambini fanno da ponte di comunicazione su temi difficili. Il libro deve essere amato innanzitutto dall’adulto per poterlo comprare e porgersi nel modo giusto al bambino. Quindi, i miei libri non hanno una età. Ho scritto anche dei saggi. Come amo molto scrivere, amo molto fare quadri. Quindi due cose che vanno per conto loro e non per forza le due cose devono andare insieme.
Quindi il mestiere di illustratrice è anche molto comunicativo?
Si, per me fare un libro è comunicare qualcosa a cui tengo molto.
Quali sono i suoi valori che vuole comunicare attraverso i suoi libri e illustrazioni?
Mi piace dare voce a chi non ha voce e i miei personaggi rispecchiano questo. Generalmente parlo per chi non ha possibilità di farlo o per patologia o per timidezza o perché un animale o un albero. Gli ultimi libri sono molto incentrati sulla natura, sulla salvezza della natura, degli animali che per me sono una parte fondamentale della mia vita. Consapevolezza scoperta grazie alle domande che mi fanno i bambini.
Ariana Papini, ricorda la prima emozione del suo primo incarico?
Per il primo libro ho vinto un concorso da ragazzina. C’era un concorso ed ho provato, si doveva mandare un gatto. Ho vinto il concorso e mi è preso un colpo, mi sono spaventata tantissimo perché poi il premio era un libro. Quindi dovevo illustrare un libro ed avevo una scadenza. Una paura tremenda, abbiamo sempre paura perché mettiamo una parte vera di noi e quindi sembra quasi impossibile che anche gli altri siano interessati a questo ed ogni volta è una grande prova. Anche se sono considerata una veterana di questo mestiere, in realtà non si arriva mai, è un mestiere che si fa come i bambini che imparano sempre.
Mi metto sempre in discussione, faccio tanta ricerca, e ogni volta penso: sarò in grado? arriverò alle persone? Quando faccio un libro non penso a chi arriva, perché questa è una grande libertà, comprare un libro perché ti piace o non comprarlo perché non ti piace; ma penso sempre se per caso sto escludendo qualcuno. Perché questo non si può fare, io devo accogliere tutti. Dopo le persone scelgono se amano oppure no quel libro, per me questa è una questione vitale.
Quindi è così che Arianna Papini riesce a catturare l’attenzione delle persone?
Si, a volte rimango molto colpita. I bambini che ho incontrato che avevano 6 o 7 anni, avevano colto delle cose incredibili nei miei libri, anche temi trasversali che io stessa non avevo messo a fuoco quando scrivevo. Oppure ti ringraziano e ti dicono “grazie Arianna perché scrivi questa cosa che sono io”. E quando succede questo dici che allora qualcosa l’hai fatta bene. Bisogna sempre mettersi in discussione nel nostro lavoro, è molto importante.
Durante gli incontri con i bambini, se uno di loro volesse intraprendere la sua strada, Arianna Papini che consiglio dà?
Io li incoraggio. Il consiglio che dò è: tenete stretti i vostri sogni, difendeteli, vi diranno che non esiste il lavoro, a me tutt’ora chiedono: ma di lavoro cosa fai? Le persone non ci credono, ti scoraggiano. Sento delle cose sbagliatissime anche verso i ragazzi. Il sogno, l’utopia è il sale della vita. Non importa se poi fai o no quel lavoro, ma che tu svolga quell’attività che ti fa stare bene è fondamentale secondo me. Invece ci sono sempre queste gare, anche in televisione.
E’ un mondo molto competitivo?
Si pensa che si possa fare solo se si vince. E’ una cosa sbagliatissima, io vinco ogni tanto, partecipo sempre. A me piace partecipare, mi dicono che vinco tanti premi ma sono molti di più quelli che non vinco. Mi fa bene sapere che posso non piacere nonostante i miei 150 libri pubblicati, mi fa stare sempre coi piedi per terra, umile.
Penso che qualcosa di buono l’ho fatta quando arrivo ai lettori. Rimango estasiata quando arrivo ad una bambina in qualche modo, oppure ad un bambino che si rispecchia in uno dei personaggi dei miei libri. Però mettersi sempre in discussione è importante, è sempre un cammino il nostro lavoro. Non c’è un punto di arrivo ed è anche questo la sua bellezza.
Se oggi, si volesse intraprendere la strada di illustratrice, qual è il percorso?
Ci sono tante scuole, all’Isia (Istituto superiore per le industrie artistiche) arrivano ragazzi provenienti dall’artistico, dal classico e questi a volte sono preoccupati ma noi usiamo tutta la cultura che abbiamo a disposizione. Questa cultura è un nutrimento incredibile per un illustratore. Usiamo tutto.
Arianna Papini, ci parli della sua attività di Arteterapia..
Ho fatto una formazione tardiva in Arteterapia perché ho scoperto questa disciplina da grande ma lavoravo già così nei gruppi, quindi è come se l’avessi riconosciuta. Sono andata in questo congresso e l’ho riconosciuta. E’ stato un obbligo seguire questa formazione. L’ho fatta benissimo, ho finito in 4 anni precisi, ho i miei pazienti e faccio gruppi. Faccio formazione di gruppo tra arte-narrazione e arteterapia-illustrazione. Si fa un lavoro su di noi illustrando.
I pazienti hanno qualche difficoltà?
Penso che il 98% delle persone hanno difficoltà. Quando dico disegneremo, tutti mi dicono che non hanno mai disegnato, ma cosa falsa perché da bambini si disegna. Questo è un lavoro sul recupero della propria arte.
Svolge le sue attività nella sua città?
Ho uno studio a Firenze, dove faccio sedute singole e di gruppo. Uno studio in cui espongo dei quadri, è uno studio molto flessibile. Spesso sono in giro per fare dei gruppi o corsi online di arteterapia ed illustrazione. Tengo questo taglio sia quando insegno all’Isia o all’accademia o tengo dei workshop perché è il mio modo di operare.
Con la diffusione del digitale pensa che cambierà qualcosa o scompariranno i libri cartacei?
Non credo, sono due cose diverse. Il digitale è una tecnica tra le tante. Quindi non va né demonizzato né conosciuto solo quello. A me piace lavorare con tante tecniche. Ci può essere anche un momento che si lavora anche col digitale. Ma la differenza è che quando si fa arte con le mani non ci si stanca mai e ci si rilassa sempre. Quando si sta sul computer o tablet, non si dorme, viene il torcicollo, ci si stressa, si sciupano gli occhi. Quindi questo ci deve dire qualcosa, dal punto di vista proprio sociologico, terapeudico e medico. Quindi mai far mancare materiale artistico. I miei libri nascono tutti da appunti che faccio senza pensarci.
Scrive le storie che illustra?
Si. Sono storie ampie, non hanno un’ età ben precisa, ma spesso sono per bambini piccoli ma anche per adulti perché i temi che tratto sono abbastanza complessi. Mi piace dare voce anche ai temi che non hanno voce. Ho fatto dei libri sulla perdita dei nonni, sulla salvaguardia dell’ambiente, ho fatto dei libri che creano un ponte di comunicazione su questi temi un po’ complessi per un genitore o insegnante, è come un aiuto. Un ponticello che ti fa attraversare il tema difficile.
Progetti futuri?
Sempre troppi. Ho 5 tavoli apparecchiati di progetti nel mio studio. Non mi basta la mia vita per fare tutti i progetti ma faccio quelli che ritengo più importanti in quel momento. Per esempio, il libro che presento oggi “Prima di tagliare un albero” di Camelozampa è un libro che penso da 20 anni ma è uscito nel momento giusto perché se non cambiamo mentalità non respiriamo. Quindi diventa urgente parlare ai bambini di questo ed alle persone che possono ancora cambiare il mondo con le loro idee. Convincere le persone a fare bene lo si può fare in qualsiasi ruolo.
I bambini recepiscono bene e In qualche modo lo comunicano anche a lei?
Si, mi hanno anche ringraziato perché scrivo certe cose. Mi hanno detto “grazie Arianna perché scrivi cose vere”, sono cose emozionanti. Quando ti viene detto questo da un bambino pensi davvero di essere arrivata forse a qualcosa nella tua vita.
Usa i social come strumenti diffusivi? Dove la possiamo seguire?
Si, sono @freeariart su Instagram ed Arianna Papini su FB. Ho anche un sito internet
all’indirizzo: www.ariannapapini.com
Grazia Pagano