Sabato 5 febbraio, per un solo giorno, lo scalone d’onore dell’Università cattolica del Sacro cuore di Milano accoglierà Athanor dell’artista siciliano Giuseppe Patanè (Mascali, CT).
L’opera, ispirata alle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, è stata realizzata in occasione delle celebrazioni per il 700° anniversario della morte del Sommo poeta.
Alle ore 11 – si legge in una nota stampa dell’Università – si terrà un’introduzione al dipinto che ne illustrerà genesi, cifra stilistica, valore espressivo. Saranno presenti l’autore e il direttore della sede di Milano dell’Università Cattolica Mario Gatti.
L’esposizione, gratuita e con accesso consentito nel rispetto della normativa sanitaria vigente, sarà aperta al pubblico fino alle ore 17.
Athanor ispirata alla Divina Commedia di Dante
Athanor, il cui nome evoca il forno alchemico dove si alimenta un fuoco, elemento vivificatore e purificatore che eleva tutte le cose a un livello maggiore di perfezione ed è in grado di bruciare tutte le impurità, lancia un messaggio di redenzione e di rinascita, non solo artistica e culturale, quanto morale ed etica.
Il lavoro, alto circa 6 metri, segue uno sviluppo verticale, suddiviso in tre pannelli sovrapposti. Si presenta come una composizione monumentale nella quale prevale la tensione plastica delle figure. Patanè riassume il viaggio dantesco, condensandolo in un’unica realtà immaginifica, che si trasforma in un viaggio interiore, dall’oscurità alla luce.
La quinta bolgia dantesca
Nel registro inferiore, l’artista illustra il dramma dei peccatori della quinta bolgia dantesca. Quella cioè composta da un lago di pece bollente nel quale sono immersi i barattieri, coloro che trassero profitti illeciti dalle loro cariche pubbliche. Una rappresentazione drammatica ricreata attraverso rapidi scorci fisionomici, volti lividi, demoniaci, sfigurati dallo strazio. Nel pannello intermedio, spicca la figura ispirata a quella del demone Graffiacane, che Dante incontra nel XXII canto dell’Inferno. E che con il suo raffio estrae dalla pece bollente il corpo di Ciampolo di Navarra, il tutto avvolto dallo sguardo ammaliante di Beatrice, il cui volto luminoso si fonde col calore che proviene dalla bolgia infernale e che fa da tramite verso il Paradiso.
Athanor: all’apice la vergine Maria
L’opera di Giuseppe Patanè si conclude con un crescendo di grande intensità, il cui apice è rappresentato dalla figura della Vergine Maria. Ella, in abito bianco e manto azzurro, che riprende il filo della narrazione stemperando, nella luce della redenzione, le pene purgatoriali del Poeta che, liberato dall’angelo, ascende al vero regno dei destinati alla salvezza dove, purificato, sta per congiungersi con Dio.
L’esposizione è un’ulteriore tappa di un percorso che ha toccato varie città italiane, da Parma a Ravenna, da Ferrara a Venezia, Noto, ad Acireale.
Note biografiche
Siciliano d’origine, Giuseppe Patanè (Mascali 1960) consegue la maturità artistica al Liceo della città etnea. I significativi successi ottenuti da direttore artistico nell’industria della moda mettono a tacere per lungo tempo la sua straordinaria vena artistica, che irrompe d’un tratto, in modo repentino e inarrestabile. Non appena calcato il palcoscenico delle arti visive, infatti, l’artista siciliano brucia le tappe, grazie al suo talento apprezzato da critici e storici dell’arte del calibro di Carmen Bellalba, Philippe Daverio, Achille Bonito Oliva, Maria Antonietta Spadaro.
La sua carriera artistica ha un inizio di grande rilievo allorché Giorgio Gregorio Grasso lo invita ad esporre all’Expo Milano 2015.
Nel 2016, alla XXVII edizione del “Premio delle Arti-Premio della Cultura” presso Palazzo Bocconi a Milano, gli viene conferito, dal critico Carlo Franza, il Premio delle Nazioni.
Nel 2017 partecipa alla 57^ edizione della Biennale di Venezia.
Una carriera in crescendo
Il 2018 lo ha visto come ospite della Galleria di Palazzo Nicolaci a Noto, su iniziativa dell’associazione culturale “Altera Domus”, con la mostra “Intransition”. A dicembre dello stesso anno è stato presente a “Palermo, Capitale della Cultura 2018” con la mostra intitolata “10 Dieci – io”. Qui, all’interno del Palazzo Ajutamicristo, l’artista ha plasmato un percorso tra il culto della bellezza, la passionalità e il cuore. Nel 2019 partecipa al “Salone internazionale del mobile”, presso il “Couturier Maestri d’Arte” e agli eventi del “Fuori Salone”.
La creatività e la formidabile capacità intuitiva dell’artista non passano inosservate. Così, a distanza di soli due anni, nel 2019 torna alla Biennale di Venezia, all’interno di palazzo Zenobio, per raccontare la sua amata Sicilia attraverso le opere “Logos e Verbum, Natura immutata ma perenne”. E a “Matera Capitale Europea della Cultura 2019” con la mostra “Tu non sei migliore di me”. Nel 2020 viene chiamato a presenziare alla X Edizione di Taobuk con la personale “REVELATION”, svoltasi a Taormina, alla chiesa del Carmine.