“Il Sig.r Ant. Canale, che fa in questo paese stordire universalmente ognuno che vede le sue opere, che consiste sul ordine del Carlevari ma vi si vede Lucer entro il Sole”. Con queste parole entusiastiche, scritte nel 1725, veniva presentato al mercante e collezionista lucchese Stefano Conti, il giovane pittore veneziano Zuanne Antonio Canal, conosciuto in tutto il mondo come Canaletto. Ancora oggi le sue vedute di Venezia, stupiscono e stordiscono per lo straordinario nitore (si vede Lucer entro il Sole) e per la precisione rappresentativa che si pone al limite della fotografia.
Nel Settecento furono numerosi i collezionisti sia italiani, ma soprattutto inglesi, che facevano a gara per acquistare i dipinti del Canaletto, e tutt’oggi queste stupende opere si trovano nelle collezioni private più importanti al mondo come quelle del Windsor Castle. L’arte del Canaletto colpisce soprattutto per un modo tutto nuovo di concepire quella corrente che va sotto il nome di Vedutismo, nata proprio a Venezia. L’artista infatti opera una specie di rivoluzione rispetto alla tradizionale veduta, sostituendo la rappresentazione della “natura” con lo spazio urbano e cittadino. Saranno infatti gli elementi architettonici: i palazzi, i campanili, le piazze a divenire allo stesso tempo oggetto e soggetto delle sue tele. In quest’ottica è la città del Canal Grande, con le sue calle, i suoi ponti, i suoi canali ad offrire ad Antonio Canal i maggiori spunti di ricerca. Anche nella scelta cromatica assistiamo ad un perentorio cambio di direzione poiché egli preferisce una gamma calda e intensa, tale da rendere la narrazione dell’evento chiara e distensiva. Questi aspetti sono facilmente riscontrabili nel celebre Il ponte di Rialto da nord del 1727 (Gran Bretagna, collezione duca di Richmond e Gordon), dove l’ambientazione urbana è dominata da architetture estremamente particolareggiate, da spazi ampi e dilatati, mentre il bacino del ponte è un luogo brulicante di gondole snelle e minutissime figure umane.
Nella costruzione prospettica delle sue ‘scenografie’, egli utilizzava la cosiddetta simultaneità dei punti di vista: si trattava di un procedimento complesso che richiedeva un’analisi accurata e “scientifica” del luogo e a tal proposito sappiamo che il Canaletto si avvaleva anche di una camera oscura, che gli permetteva di valutare e variare la distanza ottica con il risultato di una maggiore aderenza descrittiva della realtà. Un’importante testimonianza del modus operandi del maestro si trova nel cosiddetto Quaderno Cagnola (Venezia, Galleria dell’Accademia), un vero e proprio taccuino di appunti dove sono presenti numerosi schizzi a matita ripassati a penna, contrassegnati da scritte e indicazioni sia del luogo, oggetto dello studio, sia delle varie angolazioni in cui veniva rilevato.
Non si può tuttavia affermare che Canaletto nelle sue vedute eseguiva una riproduzione perfetta della realtà, poiché egli ne proponeva una visione mediata e poetica. Prendiamo come esempio il Ritorno del Bucintoro al molo il giorno dell’Ascensione (Windsor Castle, Royal Collection). L’opera è stata realizzata nel 1734 ed è considerata tra i capolavori assoluti dell’artista. In questa tela viene rappresentata la tradizionale cerimonia dello sposalizio del mare, ovvero quando il doge sulla nave Bucintoro gettava in acqua un anello, suggello del matrimonio tra Venezia e la laguna: la pittura è limpida, la pennellata è sciolta, la descrizione dei particolari è portata con estrema precisione, ed il canale è un mondo fiabesco e variopinto. Canaletto dimostra di essere pienamente un artista del Settecento, pittore del Secolo dei Lumi, dove la natura viene indagata attraverso lo specchio della ragione.
Adolfo Parente