Asp Catania / Nasce a Grammichele la prima Casa di Comunità. Le altre 28 nei comuni della provincia

0
194
Grammichele casa di comunità

Consegnati all’ex Ospedale “Barbuzza” di Grammichele i lavori per la realizzazione della Casa di Comunità. È il primo intervento ad essere avviato, dei 29 programmati, per le Case di Comunità dell’Asp di Catania nell’ambito della Missione 6 Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

I lavori – illustra una nota stampa dell’Asp –  per un importo complessivo di oltre 1 milione e 700 mila euro, di cui 1 milione e 561 mila euro finanziati con fondi PNRR, e per i restanti 177 mila euro coperti con fondi regionali, hanno una durata prevista di 365 giorni.

Le 29 Case di Comunità in provincia di Catania saranno realizzate a: Acireale, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Caltagirone, Castiglione di Sicilia, Catania (3), Fiumefreddo, Giarre. Poi a Grammichele, Gravina di Catania, Linguaglossa, Militello Val di Catania, Mineo, Mirabella Imbaccari, Misterbianco, Palagonia, Paternò, Pedara, Piedimonte Etneo. E ancora a  Ramacca, Randazzo, San Giovanni La Punta, San Gregorio di Catania, Scordia, Viagrande.consegna lavori della casa di Comunità

Con la Casa di Comunità approccio diretto con il sistema di assistenza sanitaria

Le Case di comunità sono il fulcro della nuova rete territoriale al quale il cittadino potrà accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. Nelle Case di Comunità i cittadini potranno trovare assistenza 24 ore su 24, ogni giorno della settimana, con un’offerta di servizi vari. Offerta costituita da: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni, infermieri di famiglia e comunità. E da altri professionisti sanitari, supportati da adeguata strumentazione tecnologica e diagnostica di base (ecografo, elettrocardiografo, spirometro, ecc.).

Le Case di Comunità si distinguono in hub e spoke, alla luce delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio. Ciò al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali.