All’apertura del concilio Vaticano II, Giovanni XXIII ebbe a dire che la Chiesa oggi “preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando”.
In sintonia con queste parole, Francesco commenta l’episodio dell’ adultera (cfr. Gv 8,1-11) cosi: Gesù «non la condanna con la legge. E questo è il mistero della misericordia. […] Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza, carezzando le nostre ferite del peccato. Perché Lui è coinvolto nel perdono, è coinvolto nella nostra salvezza. Dio non si stanca mai di perdonare, ci ripete il Papa. “La misericordia – dice Francesco – è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal cancro che è il peccato, il male morale, il male spirituale. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nel cuore e nella storia”.
Il rischio più grande infatti è di fraintendere il perdono con un laisser fair, con un lasciare fare. Il rischio più grande è di continuare a restare impastati di vecchie abitudini: se offendo chi mi sta accanto, allora continuerò a farlo; se rubo perché credo che gli altri siano fessi allora continuerò a farlo; ecc… Dio non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si “ravveda” e viva (cfr. Ez 18,21-28). La Misericordia di Dio non è per alimentare i nostri falsi buonismi, i nostri falsi perbenismi, ma per un rinnovamento della mia vita interiore e del mio rapporto con gli altri.
La Misericordia di Dio è per la vita. Il Papa non parla di semplice perdono, ma di una Misericordia educante cioè che educa, che forma. Tutto questo è molto impegnativo e richiede di saper distinguere quale sia, ad esempio, un bisogno reale da un semplice capriccio, saper comunicare senza creare attriti e conflitti che lacerano la persona umana, conoscere bene i propri figli, saper trovare il momento giusto per contestualiazzare, ecc. L’elenco non finisce qui e noi potremmo continuare all’infinito. In sè il compito e la mission che ha l’educatore è molto impegnativa: a lui è richiesto di saper esser autentico, coerente e, prima di tutto, un buon esempio per coloro che si trova di fronte.
Potremmo concludere che la vera misericordia non è nè lassismo nè rigorismo, ma la vera misericordia è l’educazione dell’umano.
Riccardo Naty