La nascita di Gesù sta per essere annunciata al mondo. E dov’è la notizia! In fondo è la stessa da duemila anni per tempi e modalità, ed alla quale, probabilmente, abbiamo anche fatto anche un po’ l’abitudine. Eppure nel suo Dna, conserva ancora intatta la capacità ricondurci all’essenziale. E quando l’ansioso e frenetico muoversi di questi giorni lascerà infine spazio alla calma del meritato riposo, allora e solo allora, forse, riusciremo a trovare il tempo di tornare su quella notizia, che di colpo, ci ricorderà una importante verità: stiamo per vivere un nuovo Natale!
È il momento del silenzio interiore. Il silenzio aiuta ad ascoltare e a conoscere sé stessi. Nel silenzio riusciamo a contemplare e a mettere insieme i tanti frammenti di vita vissuti. E quanto è difficile a volte! Sembra ci sia sempre qualcosa di più urgente da fare… quasi non ci sia più tempo.
Ma la nascita di un bambino non si può fermare. L’”infinitamente piccolo” sta per irrompere ancora una volta nella storia degli uomini, Lui, mai stanco di rimettersi con fiducia nelle nostre mani. Un bambino, piccolo, bisognoso di tutto, che chiede di esser accolto, ma soprattutto aiutato a crescere nei cuori, nelle case, nelle chiese, nei luoghi di lavoro, nei sistemi economici, nelle relazioni tra uomini e tra stati.Ai piedi di quel bambino, ognuno di noi prova a portare il proprio dono, che molto spesso altro non è che l’elenco più o meno nutrito delle nostre attese. C’è chi attende un figlio e chi un posto di lavoro; chi una guarigione insperata e chi la fine di un periodo difficile: chi il desiderio di riconciliarsi con qualcuno e chi il ritorno di un parente lontano. Chi invece, più semplicemente, attende solo di ricevere una carezza, uno sguardo, una parola buona, o soltanto la presenza di qualcuno e sentirsi così meno soli. È la profonda attesa di pace della nostra vita! È il pesante fardello di ogni giorno, carico delle nostre aspettative, che sfiniti portiamo davanti a quella culla, a volte con gli stessi sentimenti di chi, ormai all’ultima spiaggia, pensa di sfruttare anche questa opportunità. Non si sa mai!
Sì, eccoli i nostri i doni, a volte gravosi, insopportabili, tutt’altro che belli, ma nella grotta, diventano unici, preziosi! Davanti a quel bambino tutto cambia. Già nel Suo nome, Gesù, che significa “Dio salva”, la certezza di un amore eterno e inesauribile. Nel suo vagito l’annuncio di un Dio desideroso e mendicante dell’uomo, che chiude il tempo delle discussioni tra cielo e terra per aprire, e per sempre, quello della pace e dell’amicizia. Anche noi, allora, come pellegrini, seppur storditi da regali e luccichii di luci, avviamoci con fiducia verso quella grotta, pronti a deporre, anche noi, ai suoi piedi, tutta la nostra umanità, povera e lacerata ma sempre bella.
Ma più ci avviciniamo a quella grotta e più arrivano forti ai nostri sensi umani e spirituali, odori unici e caratteristici di un luogo freddo, umido e maleodorante, sporco e inospitale per chiunque, figuriamoci per un neonato. È una stalla, la stalla del nostro cuore, dove spesso trovano spazio l’indifferenza, l’inimicizia, il giudizio, la calunnia, il disprezzo, l’avidità, l’inganno e altre cose cattive, che come la povertà, mandano cattivo odore. Ma il bambino è lì, nella nostra grotta, e ancora una volta non ha avuto dubbi a sceglierla come sua dimora rispetto ai palazzi dei re.
E allora entriamo, e una volta dentro, ci accorgeremo che in quel luogo c’è anche tanta bellezza: un bambino, Gesù, da accogliere ed amare, una madre, Maria, da onorare e servire, un intercessore potente, Giuseppe, mite e dalla fede incrollabile.
Doni gratuiti, da custodire nel cuore, per ricordarci che non siamo frutto del caso, ma di un atto libero di Dio, pensato e voluto da e per l’eternità, destinatario di una missione unica e irripetibile. E allora ci accorgeremo di non essere più poveri, dimenticati e soli, ma ricchi, cercati e da sempre amati.
È questa oggi la nostra notizia d’apertura, che pubblichiamo nella certezza che in Lui tutte le nostre attese troveranno comunque una risposta, ma anche con l’invito ad entrare con fiducia e senza timore in quella grotta e fermarsi per un momento nello sguardo buono di quel bambino, che non chiede nulla e dona tutto. Buon Natale!
Amerigo Vecchiarelli