Balotelli? Dovrebbe imparare a (com)battere se stesso

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L’allenatore della nazionale di calcio, Cesare Prandelli, lo aveva già avvisato ripetutamente, l’ultima volta a Febbraio, ma Mario Balotelli non ce l’ha fatta. Si è fatto nuovamente cacciare dal campo dopo essere andato per l’ennesima volta in escandescenze, beccandosi ben tre giornate di squalifica, con tanto di “condanna definitiva” da parte del tecnico Roberto Mancini, suo ultimo baluardo difensivo oltremanica, dove i media gozzovigliano sulle peripezie del talento calcistico nostrano. Mario soffre di quella strana sufficienza mista a presunzione che sembra talvolta ottenebrare le menti dei più grandi artisti. Certo, lui non è chiamato ad usare scalpello o pennello, bensì a gestire e calciare un pallone. Forse non è un’arte canonicamente annoverata tra le più nobili, eccepirete, ma certo è attività che fa sussultare il cuore degli italiani come ben poche altre questioni di stampo nazionale. Per questa ragione, i risvolti delle sue bizze dentro e fuori dal campo sono divenuti argomento d’ordinaria amministrazione ma forse, al di là del gossip di dubbio gusto che lasciamo ad altre pubblicazioni, ciò che appare evidente è il clamoroso spreco di quello che appare un patrimonio assoluto del calcio mondiale. Perché parlare di patrimonio? Analizziamo in breve il giovane calciatore.

Balotelli deve evidentemente la sua struttura fisica ad origini africane, che ne connotano un fisico scultoreo, dotato di fibre straordinariamente elastiche e potenti sul piano muscolare: questo ragazzo gode di una leggiadrìa mista a potenza atletica indubbiamente rara nella stragrande maggioranza stessa dei colleghi addetti ai lavori. Gode di ottimo tempismo per gli inserimenti in area, colpisce di testa con forza e precisione ed è difficile da spostare proprio per la sua prestanza fisica. Oltre a contare su uno scatto temibile per tutti, è capace di sviluppare elevata velocità sulle lunghe distanze, nonostante una tecnica di corsa ancora migliorabile, come gli allenatori di atletica non hanno mancato di sottolineare persino nei confronti dello stesso inarrivabile Husain Bolt (peraltro giustamente, data l’evoluzione di rendimento in termini di tempi registrati), cui Balotelli è accostabile per qualche velata somiglianza strutturale. Mario calcia senza differenza con entrambi i piedi ma il suo destro è capace di sprigionare bordate tanto potenti quanto precise anche da distanze notevoli; calcia anche da fermo e secondo svariate soluzioni, non disdegnando il collo del piede quanto il piattone e l’esterno. Nonostante l’età, non soffre l’emozione dei grandi palcoscenici né il timore della giocata di classe, sia essa il colpo di tacco o il dribbling di fino, ennesima freccia nella sconfinata faretra del suo repertorio tecnico.

Come peraltro talvolta la storia del calcio ha palesato, quando l’atleticità nera è corredata da innato talento e incrocia la sagacia tattica di stampo europeo, il calcio si arricchisce di figure che scolpiscono la sua storia: pensate a George Weah, Patrick Vieira o Samuel Eto’o, tanto per accennare a fuoriclasse del calcio moderno, ma non dimenticate sua maestà Pelè, la cui struttura fisica era comunque di origine africana…

Come può, dunque, un giocatore simile dilapidare un patrimonio tecnico-atletico tanto raro e perdersi nei meandri dei suoi stessi capricci e dei suoi estemporanei gesti avventati? Eppure Mario ha già esibito a sprazzi simpatia e obbedienza, così come attenzione alla solidarietà e alle regole. Dunque un Super Mario possibile esiste, lo abbiamo visto. Al momento tuttavia Super Mario è prigioniero di un Marietto sconsiderato e a rischio, indisciplinato e irriverente, a tratti irritante. Così, un atleta potenzialmente eccezionale, prototipo del calciatore perfetto tagliato per il calcio moderno, spesso letale per gli avversari e giocoliere ad alto contenuto fisico, è fermo al palo. Bloccato come da una paranoia tanto immotivata quanto sconosciuta agli altri, che lo porta sovente a mostrarsi insofferente tanto alle regole dello spogliatoio quanto a quelle societarie, Mario è chiamato ad affrontare l’avversario più ostico e finora imbattuto, sé stesso. Le prossime settimane ci diranno se Prandelli sarà disposto a scommettere ancora su Balotelli ma, per una ragione artistica di respiro mondiale, è bene che qualche istrionico telecronista possa dire per la prima volta e magari tante altre volte ancora: StraordiMarioBalotelli!

In attesa di capire se l’anatroccolo si leverà quale cigno nazionale in grado di volare sontuoso, l’augurio di tutti gli sportivi, soprattutto connazionali, rimane lo stesso, abusato ed immutato: metti la testa a posto SuperMario.

 

Mario Agostino

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